LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Esigenze cautelari: ricorso inammissibile

Un individuo indagato per truffa ha impugnato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, contestando la sussistenza delle esigenze cautelari. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, poiché si limitava a riproporre argomenti già valutati e respinti dal Tribunale del riesame, senza confrontarsi con la motivazione del provvedimento. La Corte ha confermato che la pericolosità sociale, desunta da precedenti e modalità del reato, giustificava la misura più afflittiva.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esigenze cautelari: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

La valutazione delle esigenze cautelari rappresenta un punto cruciale nel bilanciamento tra la libertà personale dell’indagato e la tutela della collettività. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 28079/2024) ha ribadito i confini del sindacato di legittimità su questo tema, dichiarando inammissibile il ricorso di un indagato contro l’ordinanza di custodia in carcere. Analizziamo la decisione per comprendere i principi applicati.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Roma, in funzione di giudice del riesame, confermava un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto indagato per truffa. Secondo l’accusa, l’uomo era coinvolto in un’attività criminale ben organizzata che prendeva di mira persone anziane e vulnerabili.

Contro questa decisione, la difesa presentava ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione proprio in relazione al profilo delle esigenze cautelari. Secondo il ricorrente, la motivazione del Tribunale era solo apparente e non teneva conto del suo ruolo marginale di mero esecutore materiale. Sosteneva inoltre che il giudice avesse errato nel ritenere inadeguata una misura meno afflittiva, come gli arresti domiciliari, basandosi su mere supposizioni e valorizzando eccessivamente un unico precedente penale.

Le ragioni del ricorso: una contestazione sulle esigenze cautelari

La difesa dell’indagato ha costruito il suo ricorso su diversi punti, tutti volti a smontare la valutazione del periculum libertatis, ovvero il rischio di reiterazione del reato. Gli argomenti principali erano:

* La motivazione del provvedimento era apparente e non specifica.
* Il suo ruolo era stato secondario.
* I fatti risalivano a due anni prima e nel frattempo aveva intrapreso un’attività lavorativa.
* La valutazione sull’inadeguatezza degli arresti domiciliari si fondava su congetture.

L’obiettivo era dimostrare che non sussistevano più quelle concrete esigenze cautelari tali da giustificare la misura più grave della custodia in carcere.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione non entra nel merito della colpevolezza dell’indagato, ma si concentra esclusivamente sulla correttezza giuridica del ricorso e del provvedimento impugnato. Secondo la Corte, i motivi presentati dalla difesa erano generici e riproponevano pedissequamente le stesse doglianze già esaminate e respinte dal Tribunale del riesame, senza un reale confronto critico con la motivazione di quest’ultimo.

Le Motivazioni della Sentenza

La sentenza si fonda su principi consolidati della giurisprudenza di legittimità in materia di misure cautelari.

Il Principio della Specificità del Ricorso

Il punto centrale della decisione è che il ricorso per cassazione non può essere una semplice ripetizione delle argomentazioni già presentate nei gradi di merito. Deve, invece, individuare vizi specifici di legittimità (violazioni di legge o manifesta illogicità della motivazione) presenti nel provvedimento impugnato. In questo caso, la difesa si è limitata a offrire una diversa valutazione delle circostanze, un’operazione che non è permessa in sede di legittimità.

La Corretta Valutazione delle Esigenze Cautelari

La Cassazione ha evidenziato come il Tribunale del riesame avesse, al contrario, fornito una motivazione congrua, esaustiva e logica. Il giudice del riesame aveva correttamente valorizzato:

1. Le modalità del reato: La condotta era stata articolata e collaudata (studio della vittima, stratagemmi per isolarla), indicando un inserimento in un contesto criminale organizzato.
2. La personalità dell’indagato: Definita ‘allarmante’, era desunta non solo da un recente precedente penale specifico per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, ma anche da altri procedimenti pendenti per reati simili.
3. Lo stile di vita: Secondo i giudici, l’indagato si era ‘stabilmente dedicato’ alla commissione di tali reati, facendone una scelta di vita. Questo elemento rendeva concreto e attuale il pericolo di reiterazione.

Infine, anche l’argomento del lavoro era stato adeguatamente smontato dal Tribunale, che aveva rilevato l’inidoneità della documentazione e il fatto che l’indagato fosse stato trovato a casa in orario lavorativo.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per cassazione avverso le misure cautelari deve essere specifico e non può limitarsi a chiedere una nuova valutazione dei fatti. Le esigenze cautelari sono correttamente affermate quando la loro sussistenza è motivata da elementi concreti, come la personalità dell’indagato, le sue condotte precedenti e le modalità organizzate del reato. Una valutazione di questo tipo, se logicamente argomentata dal giudice di merito, non è censurabile in sede di legittimità. Di conseguenza, per l’indagato, oltre alla conferma della misura, è scattata la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso per cassazione contro una misura cautelare viene considerato inammissibile?
Secondo la sentenza, il ricorso è inammissibile quando è generico, non si confronta specificamente con le motivazioni del provvedimento impugnato e si limita a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte dal giudice precedente, chiedendo di fatto una nuova valutazione del merito.

Quali elementi possono giustificare la custodia in carcere per esigenze cautelari?
La Corte ha ritenuto giustificata la misura sulla base di diversi elementi: le modalità articolate e collaudate della condotta criminale, l’inserimento in un contesto organizzato, la personalità ‘allarmante’ dell’indagato desunta da precedenti specifici e la scelta di dedicarsi stabilmente alla commissione di reati come stile di vita.

Avere un lavoro può essere sufficiente per ottenere una misura cautelare meno grave?
In questo caso, no. Il Tribunale ha ritenuto che l’attività lavorativa non fosse sufficiente a ridurre l’intensità delle esigenze cautelari, anche perché la documentazione prodotta era inidonea e l’indagato è stato trovato a casa durante l’orario in cui avrebbe dovuto essere al lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati