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Esigenze cautelari: la valutazione della Cassazione

Un uomo in custodia cautelare per furti seriali ricorre in Cassazione contestando le esigenze cautelari. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, confermando che il pericolo di fuga e di reiterazione del reato possono essere desunti dalla condotta sistematica, dall’assenza di fissa dimora e dai tentativi di eludere la giustizia.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Custodia Cautelare: Quando il Rischio di Fuga e Reiterazione è Concreto

L’applicazione di una misura cautelare, in particolare la custodia in carcere, rappresenta una delle decisioni più delicate nel corso di un procedimento penale. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29435/2025, torna a pronunciarsi sui criteri di valutazione delle esigenze cautelari, chiarendo come elementi quali la condotta di vita e la sistematicità dei reati possano fondare un giudizio di pericolosità sociale concreto e attuale.

Il Caso: Furti Seriali e la Misura Cautelare

Il caso analizzato dalla Suprema Corte riguarda un individuo sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per sei episodi di furto pluriaggravato. Le indagini, condotte dai Carabinieri, avevano delineato un quadro di attività criminale ben organizzata, perpetrata da un gruppo di soggetti con tecniche collaudate in diverse località del nord Italia.

Sia il Giudice per le Indagini Preliminari che, successivamente, il Tribunale del Riesame avevano confermato la misura restrittiva, basandosi su un solido quadro indiziario derivante da tabulati telefonici, localizzazioni delle utenze, servizi di osservazione e immagini di videosorveglianza.

Il Ricorso in Cassazione sulle Esigenze Cautelari

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, non contestando tanto la gravità indiziaria, quanto la sussistenza delle esigenze cautelari che giustificavano la detenzione. In particolare, il ricorso si concentrava sulla presunta insussistenza del pericolo di fuga e del pericolo di reiterazione del reato.

La Tesi sul Pericolo di Fuga

Secondo il ricorrente, il pericolo di fuga non poteva essere dedotto dalla sola condizione di straniero o dal fatto di abitare in un furgone parcheggiato in una zona industriale. La difesa sottolineava che, nei sei mesi intercorsi tra la commissione dei reati e l’arresto, l’indagato era sempre rimasto sul territorio italiano.

La Tesi sul Pericolo di Reiterazione del Reato

Per quanto riguarda il rischio di commettere nuovi reati, la difesa sosteneva che non vi fossero elementi concreti e attuali. I fatti contestati risalivano a diversi mesi prima e non risultavano altri reati commessi di recente. Si lamentava, quindi, l’assenza di un pericolo imminente che potesse giustificare una misura così afflittiva.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: il ricorso per cassazione non può essere una mera riproposizione delle argomentazioni già respinte dal Tribunale del Riesame. Deve, invece, contenere una critica puntuale e specifica delle motivazioni del provvedimento impugnato, cosa che nel caso di specie è mancata.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha ritenuto le argomentazioni del Tribunale del Riesame pienamente logiche e corrette.

Sul pericolo di fuga, i giudici hanno evidenziato che non si trattava di una mera presunzione. Elementi concreti lo supportavano: l’indagato aveva fornito in più occasioni false generalità, si era dato alla fuga durante l’ultimo tentativo di furto e aveva richiesto un lungo periodo per essere rintracciato. Inoltre, l’assenza di una fissa dimora e la mancata registrazione presso l’anagrafe corroboravano la tesi di una persona priva di stabili legami con il territorio.

Sul pericolo di reiterazione, la Cassazione ha chiarito un punto fondamentale: l’attualità del pericolo non va confusa con la recente commissione dei reati. Può essere legittimamente desunta dalle modalità della condotta criminosa. Nel caso specifico, la sistematicità dell’agire (spostamenti sul territorio nazionale per compiere furti in serie), l’eccellente capacità organizzativa e la finalizzazione dell’attività illecita al sostentamento personale sono stati considerati indici di un’abitualità nel delitto, che rende probabile, anche se non imminente, la commissione di nuovi reati.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce che la valutazione delle esigenze cautelari è un’analisi complessa che deve basarsi su elementi concreti e non su astratte presunzioni. Tuttavia, la condotta complessiva dell’indagato, il suo stile di vita, la professionalità dimostrata nel commettere i reati e i suoi precedenti sono tutti fattori che il giudice deve considerare per formulare un giudizio prognostico sulla sua pericolosità. Un ricorso che ignora questi elementi e si limita a ripetere tesi già vagliate è destinato all’inammissibilità.

Quando sussiste un concreto pericolo di fuga?
Secondo la sentenza, il pericolo di fuga non può basarsi su mere presunzioni come la condizione di straniero, ma deve ancorarsi a elementi concreti come l’aver fornito false generalità, l’essersi dato alla fuga in occasioni precedenti, l’assenza di una fissa dimora o di legami stabili con il territorio e il tempo necessario per rintracciare l’indagato.

Come si valuta il pericolo di reiterazione del reato se i fatti contestati non sono recentissimi?
La Corte chiarisce che l’attualità del pericolo non coincide con la vicinanza temporale dei reati. Può essere desunta dalle modalità della condotta, come la sistematicità, la capacità organizzativa e l’abitualità nel delitto. Se queste caratteristiche indicano una tendenza a delinquere come stile di vita, il pericolo è ritenuto attuale e concreto.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando è generico e non si confronta specificamente con le motivazioni del provvedimento impugnato. Non è sufficiente riproporre le stesse argomentazioni già respinte in un grado di giudizio precedente, ma è necessario indicare puntualmente le ragioni di diritto e gli elementi di fatto che dimostrerebbero l’errore del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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