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Esercizio abusivo professione: medico assolto

Un medico-chirurgo, condannato in appello per esercizio abusivo della professione odontoiatrica per aver ispezionato il dente di una paziente in uno studio dentistico, è stato definitivamente assolto dalla Corte di Cassazione. La Corte ha stabilito che un singolo atto di ispezione, senza manovre terapeutiche esclusive degli odontoiatri e privo di continuità e organizzazione, non integra il reato di esercizio abusivo della professione.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Esercizio Abusivo della Professione: Quando l’Atto Singolo del Medico non è Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito i confini del reato di esercizio abusivo della professione, in particolare nel delicato ambito medico. La Corte ha annullato la condanna di un medico-chirurgo accusato di aver praticato abusivamente l’odontoiatria, stabilendo che un singolo atto di ispezione del cavo orale, senza specifiche manovre terapeutiche, non è sufficiente per configurare il reato. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Processo

Il caso riguardava un medico-chirurgo, non specializzato in odontoiatria, condannato in primo e secondo grado per aver esercitato abusivamente la professione di dentista. L’accusa si basava sul fatto che il medico avesse ispezionato il dente dolente di una paziente all’interno di uno studio odontoiatrico.

La difesa sosteneva che si fosse trattato di un gesto di cortesia, un semplice controllo effettuato in attesa dell’intervento di un dentista qualificato, e che l’imputato non avesse eseguito alcuna terapia odontoiatrica. Nonostante ciò, le corti di merito avevano ritenuto la sua condotta sufficiente a integrare il reato.

L’Esercizio Abusivo della Professione secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente il verdetto. I giudici supremi hanno sottolineato che, per qualificare una condotta come esercizio abusivo di una professione, non basta il compimento di un singolo atto che rientra teoricamente nelle competenze di quella professione. È necessario valutare il contenuto materiale e specifico dell’azione.

Nel caso di specie, l’imputato, in qualità di medico-chirurgo, era pienamente qualificato per ispezionare il cavo orale di un paziente. La sua azione si era limitata a questo, senza prescrivere terapie specifiche o eseguire interventi riservati agli odontoiatri. Il semplice fatto che l’ispezione sia avvenuta in uno studio dentistico e con l’uso di attrezzature proprie del luogo non trasforma un atto medico generico in un atto odontoiatrico abusivo.

Gli Elementi Necessari per il Reato

La sentenza ribadisce un principio fondamentale, già espresso in precedenti pronunce (tra cui Sez. U, n. 11545/2011): il reato di esercizio abusivo della professione si configura quando gli atti sono compiuti con modalità tali da creare un’apparenza di professionalità. Questi elementi includono:

* Continuità: L’attività deve essere svolta in modo non occasionale.
* Onerosità: L’attività deve essere svolta a fronte di un compenso.
* Organizzazione: Deve esserci una struttura organizzata che supporta l’attività.

Questi fattori, se presenti, possono far apparire l’attività come quella di un professionista regolarmente abilitato, inducendo in errore il pubblico. Nel caso esaminato, nessuno di questi elementi era presente: l’atto era isolato, gratuito e non inserito in un’attività organizzata dall’imputato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato l’annullamento della sentenza impugnata perché “il fatto non sussiste”. La motivazione si fonda sulla distinzione tra la competenza generica di un medico e quella specifica di un odontoiatra. Ispezionare il cavo orale rientra nelle competenze di un medico. Diventa un atto abusivo solo se si traduce in diagnosi o terapie di pertinenza esclusiva dell’odontoiatra. Inoltre, la Corte ha criticato le corti di merito per aver dato un’interpretazione errata delle testimonianze, non considerando che la condotta dell’imputato era limitata a un controllo preliminare e non a una cura.

Le Conclusioni

Questa sentenza è di cruciale importanza perché traccia una linea netta tra un atto medico legittimo e l’esercizio abusivo della professione odontoiatrica. Il principio affermato è che non è la location (lo studio dentistico) a determinare il reato, ma la natura sostanziale dell’atto compiuto. Per i professionisti del settore medico, ciò significa che un’ispezione o un parere preliminare, offerto nei limiti della propria competenza di medico-chirurgo, non può essere automaticamente sanzionato come abusivo, a meno che non sia accompagnato da quegli elementi di continuità, onerosità e organizzazione che simulano una vera e propria attività professionale specialistica.

Un medico-chirurgo che controlla un dente commette il reato di esercizio abusivo della professione odontoiatrica?
No, non necessariamente. Secondo la sentenza, se il medico si limita a un’ispezione del cavo orale senza compiere atti terapeutici specifici e riservati agli odontoiatri, e se l’atto non è inserito in un contesto di continuità, onerosità e organizzazione, il reato non sussiste.

Cosa è necessario per configurare il reato di esercizio abusivo di una professione?
Non basta compiere un singolo atto tipico di una professione. La Cassazione chiarisce che il reato si integra quando gli atti sono realizzati con modalità (continuità, onerosità, organizzazione) che creano l’apparenza oggettiva di un’attività professionale svolta da un soggetto regolarmente abilitato, cosa che mancava in questo caso.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna senza rinvio?
La Corte ha annullato la sentenza senza rinvio perché ha ritenuto che “il fatto non sussiste”. Ciò significa che, sulla base degli elementi emersi, l’azione compiuta dall’imputato (la semplice ispezione del dente) non costituisce in alcun modo il reato contestato, rendendo inutile un nuovo processo di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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