LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Esecuzione pena estera: i limiti del giudice italiano

Un soggetto condannato in Albania chiedeva di scontare la pena in Italia. La Corte di Appello ha ridotto la sanzione al massimo previsto dalla legge italiana per il reato corrispondente. La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del condannato, che lamentava la mancata motivazione, chiarendo che nell’ambito della procedura di esecuzione pena estera basata sulla Convenzione di Strasburgo, il giudice italiano non deve ricalcolare la pena, ma solo adeguarla al massimo edittale interno, senza necessità di ulteriore motivazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Esecuzione Pena Estera: Quando il Giudice Italiano Non Può Ridurre la Sanzione Straniera

L’esecuzione pena estera in Italia rappresenta un meccanismo fondamentale di cooperazione giudiziaria internazionale. Tuttavia, quali sono i poteri e i limiti del giudice italiano nel momento in cui deve riconoscere una sentenza emessa da un tribunale straniero? Una recente pronuncia della Corte di Cassazione fa luce su questo aspetto, specificando che il ruolo del magistrato non è quello di ricalcolare la pena, ma di garantirne la compatibilità con l’ordinamento nazionale. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da una sentenza di condanna per frode emessa dal Tribunale di Kruja, in Albania, a carico di un cittadino italiano per una pena di tre anni e sei mesi di reclusione. Successivamente, il condannato ha richiesto di poter scontare la pena in Italia.

La Corte di appello di Ancona, chiamata a pronunciarsi sul riconoscimento della sentenza albanese, ha accolto la richiesta. Ha qualificato il reato commesso all’estero come corrispondente ai delitti di truffa o appropriazione indebita previsti dal codice penale italiano. Poiché all’epoca dei fatti il massimo della pena per tali reati in Italia era di tre anni di reclusione, la Corte ha ridotto la sanzione da espiare a questo limite, conformandola al massimo edittale previsto dalla legge italiana.

Il Ricorso in Cassazione e l’Esecuzione Pena Estera

Non soddisfatto della decisione, il condannato ha presentato ricorso in Cassazione. Il motivo della contestazione era uno solo: la Corte di appello, nel determinare la pena in tre anni, aveva applicato il massimo edittale senza fornire alcuna motivazione specifica per tale scelta. Secondo la difesa, il giudice avrebbe dovuto giustificare perché avesse optato per la sanzione più alta possibile nell’ambito della forbice edittale italiana, invece di limitarsi a un mero adeguamento matematico.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile, fornendo un’importante chiave di lettura sulla procedura di esecuzione pena estera.

Il punto centrale della decisione risiede nella distinzione tra il regime previsto dalla Convenzione di Strasburgo sul trasferimento delle persone condannate e la disciplina generale del codice di procedura penale (art. 735 c.p.p.). La Suprema Corte ha chiarito che, nei casi regolati dalla Convenzione, il giudice italiano non deve “convertire” la pena straniera, ma deve limitarsi a “recepirla”.

L’intervento del giudice italiano è circoscritto a un unico caso: quando la pena inflitta all’estero sia, per durata o natura, incompatibile con la legislazione interna. Solo in questa ipotesi, il giudice può “adattare” la sanzione a quella prevista in Italia per reati della stessa natura, con il divieto assoluto di renderla più grave o più lunga.

Nel caso specifico, la Corte di appello ha agito correttamente. Di fronte a una condanna straniera a tre anni e sei mesi, superiore al massimo edittale italiano di tre anni, ha operato l’unica modifica consentita: ha ridotto la pena a tale limite massimo. Questo non è un atto discrezionale di commisurazione della pena che richiede una motivazione dettagliata, ma un’operazione vincolata dalla legge, finalizzata a rispettare i limiti dell’ordinamento interno. Al giudice nazionale è precluso applicare un’ulteriore riduzione, poiché il suo ruolo non è quello di riesaminare il merito della decisione straniera, ma solo di assicurarne l’esecuzione in conformità alle norme italiane e internazionali.

Conclusioni

La sentenza rafforza un principio cardine della cooperazione giudiziaria: il rispetto delle decisioni straniere, con un intervento del giudice nazionale limitato alla sola verifica di compatibilità con i principi fondamentali dell’ordinamento. L’esecuzione pena estera secondo la Convenzione di Strasburgo non apre a un nuovo giudizio sulla congruità della pena, ma si configura come un meccanismo di recepimento e adattamento. Per i condannati, ciò significa che non possono sperare in una riconsiderazione nel merito della sanzione, ma solo in un suo adeguamento al tetto massimo previsto dalla legge italiana, qualora la pena estera lo superi. Una decisione che delinea con chiarezza i confini del potere giurisdizionale in un contesto internazionale.

Quando una sentenza straniera è eseguita in Italia, il giudice italiano può ridurre liberamente la pena?
No. Secondo la Cassazione, nei casi disciplinati dalla Convenzione di Strasburgo, il giudice deve limitarsi a recepire la sentenza straniera. Può ridurla solo se supera il massimo della pena previsto dalla legge italiana per un reato simile, adeguandola a tale limite massimo, ma non può ridurla ulteriormente.

Perché la Corte di appello non ha dovuto motivare la scelta di applicare la pena di tre anni?
Perché non si trattava di una nuova decisione sulla misura della pena, ma di un mero adeguamento tecnico. La pena originale era di 3 anni e 6 mesi, mentre il massimo consentito in Italia era di 3 anni. La Corte ha semplicemente applicato il limite massimo previsto dalla legge, un’operazione vincolata che non richiede una motivazione discrezionale.

Qual è la differenza tra ‘recepire’ una sentenza secondo la Convenzione di Strasburgo e ‘convertirla’ secondo il codice di procedura penale?
La sentenza chiarisce che ‘recepire’ la pena, come previsto dalla Convenzione, implica un intervento limitato ad adattarla se incompatibile con la legge italiana. ‘Convertire’ la pena, invece, suggerirebbe un processo di riesame più profondo. Nel caso specifico, prevale il regime della Convenzione, che limita il potere del giudice nazionale al solo adattamento necessario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati