Errore Materiale nella Motivazione: Quando il Ricorso Diventa Inammissibile
Un errore materiale all’interno della motivazione di una sentenza è sufficiente a giustificare un ricorso in Cassazione? Con l’ordinanza in esame, la Suprema Corte offre una risposta chiara e netta, delineando i confini tra un vizio di motivazione sostanziale e un semplice ‘lapsus calami’ irrilevante. Il caso analizzato riguarda un imputato che, pur avendo ottenuto una riduzione di pena in appello grazie a un accordo, ha deciso di ricorrere in Cassazione lamentando un’evidente contraddizione nel testo della sentenza. Vediamo come i giudici hanno risolto la questione.
I Fatti del Caso: dalla Riforma della Pena al Ricorso
La vicenda processuale ha origine da una sentenza di primo grado che condannava un imputato a una pena di un anno e sei mesi di reclusione e 600 euro di multa. In sede di appello, le parti raggiungevano un accordo, ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale (c.d. ‘concordato in appello’), per una riduzione della pena.
La Corte d’Appello, accogliendo la proposta, riformava parzialmente la sentenza e riduceva la pena a un anno di reclusione e 309,78 euro di multa, quindi una sanzione inferiore a quella iniziale. Tuttavia, nella stesura della motivazione, il giudice scriveva per errore che la nuova pena era ‘superiore a quella comminata dal primo giudice per tre mesi’.
Proprio su questa frase, palesemente errata e in contrasto con il dispositivo della sentenza, la difesa ha fondato il proprio ricorso per Cassazione, lamentando una ‘manifesta illogicità e contraddittorietà della motivazione’.
La Rilevanza del mero Errore Materiale
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile attraverso la procedura semplificata ‘de plano’, senza la necessità di un’udienza. Il fulcro della decisione risiede nella qualificazione del vizio lamentato non come un difetto logico-giuridico della motivazione, ma come un semplice e riconoscibile errore materiale.
La Differenza tra Vizio di Motivazione ed Errore di Scrittura
I giudici hanno sottolineato che l’errore commesso dalla Corte d’Appello era un evidente ‘error calami’, ovvero un lapsus di scrittura. La decisione finale, cioè la riduzione della pena, era corretta, conforme all’accordo tra le parti e pienamente favorevole all’imputato. L’errore nella frase di motivazione non ha avuto alcuna influenza sulla correttezza del calcolo della pena né sulla decisione assunta.
Un vizio di motivazione che giustifica un annullamento della sentenza deve riguardare il percorso logico-argomentativo del giudice e deve essere tale da minare la coerenza e la tenuta della decisione. Un errore di battitura, facilmente riconoscibile come tale, non rientra in questa categoria.
Le Motivazioni della Cassazione
La Suprema Corte ha motivato la propria decisione di inammissibilità sulla base di due considerazioni principali. In primo luogo, l’errore materiale era palese e non incideva in alcun modo sul dispositivo della sentenza, che applicava correttamente la pena concordata. La decisione era, nei fatti, corretta e vantaggiosa per il ricorrente. Pertanto, l’errore era del tutto ininfluente sulla correttezza della pronuncia.
In secondo luogo, la Corte ha ritenuto che il ricorso dovesse essere dichiarato inammissibile secondo la procedura accelerata prevista dall’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Questa norma consente di definire con celerità i ricorsi che appaiono manifestamente infondati. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione priva di validi presupposti giuridici.
Conclusioni e Implicazioni Pratiche
L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale in materia di impugnazioni: non ogni imperfezione formale di una sentenza può essere utilizzata per chiederne l’annullamento. I ricorsi devono basarsi su vizi sostanziali che compromettono la legalità e la logicità della decisione. Un errore materiale, evidente e ininfluente sul risultato finale, non solo non costituisce un motivo valido di ricorso, ma espone il ricorrente al rischio di una dichiarazione di inammissibilità e alla conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. Questa decisione serve da monito a concentrare le impugnazioni su questioni giuridiche concrete, evitando di intasare il sistema giudiziario con ricorsi basati su meri formalismi.
È possibile impugnare una sentenza per un semplice errore di scrittura nella motivazione?
No, secondo l’ordinanza, un palese ‘error calami’ (errore materiale) che non incide sulla correttezza della decisione finale non costituisce un valido motivo di ricorso e rende l’impugnazione inammissibile.
Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile ‘de plano’?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile ‘de plano’, la Corte di Cassazione decide senza udienza. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.
Perché il ricorrente è stato condannato al pagamento di una somma di denaro pur avendo ottenuto una riduzione di pena in appello?
La condanna al pagamento di tremila euro non riguarda il merito della sentenza d’appello (che gli era favorevole), ma è una sanzione processuale per aver proposto un ricorso in Cassazione ritenuto privo di validi presupposti giuridici.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 38064 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 38064 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 23/09/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a SORA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 16/06/2023 della CORTE APPELLO di ROMA
(dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
v
MOTIVI DELLA DECISIONE
Visti gli atti e la sentenza impugnata, rilevato che la Corte di merito, con la sentenza in epigrafe indicata parziale riforma della pronuncia emessa dal giudice di primo grado, accogliendo la proposta formulata dalle parti in udienza, ai sensi dell’art. bis cod. proc. pen., ha ridotto la pena inflitta all’imputato Lancia Stefa anni 1 di reclusione ed euro 309,78 di multa (a fronte di anni 1, mesi 6 reclusione ed euro 600 di multa irrogati in primo grado).
EsamiNOME il ricorso proposto dall’imputato; rilevato che il difensore lamen manifesta illogicità e contraddittorietà della motivazione, evidenziando che giudice, in un passaggio motivazionale della sentenza, ha sostenuto come la pena irrogata fosse “superiore a quella comminata dal primo giudice per tre mesi”.
Considerato che il passaggio motivazionale è evidentemente frutto di error calami, essendo la pena inflitta, corrispondente a quella concordata dal parti, inferiore a quella irrogata in primo grado. Considerato che l’er materiale risulta essere ininfluente sulla correttezza della decisione assunt
Ritenuto, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibi secondo la procedura de plano (art. 610, comma 5-bis cod. proc. pen.), con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma stimata equa di euro tremila, non ravvisandosi assenza di colpa del ricorren (Corte Cost. sent. n. 186 del 13.6.2000).
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento dell spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa dell ammende.
Così deciso il 23 settembre 2024
Il Consigliere estensore
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