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Errore materiale: ricorso inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso basato su un palese errore materiale contenuto nella motivazione della sentenza d’appello. La Corte chiarisce che un semplice ‘lapsus calami’, che non inficia la correttezza della decisione finale (in questo caso una riduzione di pena concordata tra le parti), non costituisce un valido motivo di impugnazione.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore Materiale nella Motivazione: Quando il Ricorso Diventa Inammissibile

Un errore materiale all’interno della motivazione di una sentenza è sufficiente a giustificare un ricorso in Cassazione? Con l’ordinanza in esame, la Suprema Corte offre una risposta chiara e netta, delineando i confini tra un vizio di motivazione sostanziale e un semplice ‘lapsus calami’ irrilevante. Il caso analizzato riguarda un imputato che, pur avendo ottenuto una riduzione di pena in appello grazie a un accordo, ha deciso di ricorrere in Cassazione lamentando un’evidente contraddizione nel testo della sentenza. Vediamo come i giudici hanno risolto la questione.

I Fatti del Caso: dalla Riforma della Pena al Ricorso

La vicenda processuale ha origine da una sentenza di primo grado che condannava un imputato a una pena di un anno e sei mesi di reclusione e 600 euro di multa. In sede di appello, le parti raggiungevano un accordo, ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale (c.d. ‘concordato in appello’), per una riduzione della pena.

La Corte d’Appello, accogliendo la proposta, riformava parzialmente la sentenza e riduceva la pena a un anno di reclusione e 309,78 euro di multa, quindi una sanzione inferiore a quella iniziale. Tuttavia, nella stesura della motivazione, il giudice scriveva per errore che la nuova pena era ‘superiore a quella comminata dal primo giudice per tre mesi’.

Proprio su questa frase, palesemente errata e in contrasto con il dispositivo della sentenza, la difesa ha fondato il proprio ricorso per Cassazione, lamentando una ‘manifesta illogicità e contraddittorietà della motivazione’.

La Rilevanza del mero Errore Materiale

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile attraverso la procedura semplificata ‘de plano’, senza la necessità di un’udienza. Il fulcro della decisione risiede nella qualificazione del vizio lamentato non come un difetto logico-giuridico della motivazione, ma come un semplice e riconoscibile errore materiale.

La Differenza tra Vizio di Motivazione ed Errore di Scrittura

I giudici hanno sottolineato che l’errore commesso dalla Corte d’Appello era un evidente ‘error calami’, ovvero un lapsus di scrittura. La decisione finale, cioè la riduzione della pena, era corretta, conforme all’accordo tra le parti e pienamente favorevole all’imputato. L’errore nella frase di motivazione non ha avuto alcuna influenza sulla correttezza del calcolo della pena né sulla decisione assunta.

Un vizio di motivazione che giustifica un annullamento della sentenza deve riguardare il percorso logico-argomentativo del giudice e deve essere tale da minare la coerenza e la tenuta della decisione. Un errore di battitura, facilmente riconoscibile come tale, non rientra in questa categoria.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha motivato la propria decisione di inammissibilità sulla base di due considerazioni principali. In primo luogo, l’errore materiale era palese e non incideva in alcun modo sul dispositivo della sentenza, che applicava correttamente la pena concordata. La decisione era, nei fatti, corretta e vantaggiosa per il ricorrente. Pertanto, l’errore era del tutto ininfluente sulla correttezza della pronuncia.

In secondo luogo, la Corte ha ritenuto che il ricorso dovesse essere dichiarato inammissibile secondo la procedura accelerata prevista dall’articolo 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. Questa norma consente di definire con celerità i ricorsi che appaiono manifestamente infondati. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un’impugnazione priva di validi presupposti giuridici.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale in materia di impugnazioni: non ogni imperfezione formale di una sentenza può essere utilizzata per chiederne l’annullamento. I ricorsi devono basarsi su vizi sostanziali che compromettono la legalità e la logicità della decisione. Un errore materiale, evidente e ininfluente sul risultato finale, non solo non costituisce un motivo valido di ricorso, ma espone il ricorrente al rischio di una dichiarazione di inammissibilità e alla conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. Questa decisione serve da monito a concentrare le impugnazioni su questioni giuridiche concrete, evitando di intasare il sistema giudiziario con ricorsi basati su meri formalismi.

È possibile impugnare una sentenza per un semplice errore di scrittura nella motivazione?
No, secondo l’ordinanza, un palese ‘error calami’ (errore materiale) che non incide sulla correttezza della decisione finale non costituisce un valido motivo di ricorso e rende l’impugnazione inammissibile.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile ‘de plano’?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile ‘de plano’, la Corte di Cassazione decide senza udienza. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro alla Cassa delle ammende.

Perché il ricorrente è stato condannato al pagamento di una somma di denaro pur avendo ottenuto una riduzione di pena in appello?
La condanna al pagamento di tremila euro non riguarda il merito della sentenza d’appello (che gli era favorevole), ma è una sanzione processuale per aver proposto un ricorso in Cassazione ritenuto privo di validi presupposti giuridici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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