Errore materiale: quando la forma è sostanza
Un’ordinanza della Corte di Cassazione ci offre lo spunto per analizzare il concetto di errore materiale e la sua procedura di correzione. Sebbene possa sembrare un dettaglio di poco conto, la precisione formale negli atti giudiziari è fondamentale per garantire la certezza del diritto. Il caso in esame riguarda un dispositivo di condanna che, per una svista, era stato formulato al singolare anziché al plurale, creando un’evidente incongruenza con la realtà processuale che vedeva coinvolti due imputati.
I fatti del caso: l’origine dell’errore
La vicenda trae origine da un ricorso presentato da due soggetti. All’esito dell’udienza pubblica, nel dispositivo letto e trascritto nel ruolo, la Corte disponeva la ‘condanna il ricorrente’. Tale formulazione, al singolare, contrastava palesemente con il fatto che i ricorsi fossero stati proposti da due persone distinte. Si è trattato, quindi, di una classica svista, un lapsus calami che non inficiava la volontà del giudice ma che necessitava di una rettifica formale per allineare l’atto alla situazione di fatto.
La procedura di correzione per errore materiale
Il legislatore, consapevole che sviste di questo tipo possono accadere, ha previsto uno strumento agile per porvi rimedio senza dover rimettere in discussione l’intero provvedimento. L’articolo 130 del codice di procedura penale disciplina proprio la ‘Correzione di errori materiali’. Questa norma consente al giudice che ha emesso l’atto di correggerlo, d’ufficio o su istanza di parte, qualora contenga errori od omissioni che non determinino la nullità dell’atto stesso e la cui correzione non comporti una modifica essenziale del suo contenuto. Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha agito d’ufficio, rilevando autonomamente la discrepanza.
Le motivazioni della decisione
La Corte ha motivato la sua decisione in modo molto semplice e diretto. Ha ‘Rilevato che, per mero errore materiale… nel dispositivo si disponeva “condanna il ricorrente” in luogo di “condanna i ricorrenti”‘. La motivazione si fonda sull’evidenza della svista e sulla necessità di ripristinare la corretta corrispondenza tra la decisione e la sua formulazione scritta. Non vi era alcun dubbio sulla volontà del collegio di condannare entrambi gli appellanti; l’errore era puramente formale. Pertanto, la Corte ha ritenuto necessario procedere alla correzione per assicurare la chiarezza e l’inequivocabilità del comando giudiziale, come richiesto dai principi fondamentali del giusto processo.
Le conclusioni: l’importanza della precisione formale
Questa ordinanza, pur nella sua brevità, sottolinea un principio cardine dell’attività giurisdizionale: la precisione. Un errore materiale, se non corretto, potrebbe generare incertezze in fase esecutiva e prestare il fianco a contestazioni. La procedura ex art. 130 c.p.p. rappresenta un efficace presidio a garanzia della coerenza e della stabilità delle decisioni giudiziarie, permettendo di sanare le imperfezioni formali senza intaccare la sostanza del giudicato. In conclusione, il caso dimostra come anche il più piccolo dettaglio testuale in un atto legale abbia un peso specifico e come l’ordinamento preveda gli strumenti adeguati per mantenerne l’integrità e la correttezza.
In cosa consisteva l’errore materiale oggetto dell’ordinanza?
L’errore consisteva nell’aver utilizzato la formula al singolare ‘condanna il ricorrente’ nel dispositivo della decisione, nonostante i soggetti che avevano proposto ricorso fossero due. La formula corretta avrebbe dovuto essere al plurale: ‘condanna i ricorrenti’.
Quale norma giuridica permette di correggere un errore materiale in un provvedimento penale?
La correzione è stata disposta in base all’articolo 130 del codice di procedura penale, che disciplina specificamente la procedura per la correzione degli errori materiali contenuti negli atti giudiziari.
Qual è stata la correzione disposta dalla Corte di Cassazione?
La Corte ha disposto che la frase ‘condanna il ricorrente’ contenuta nel dispositivo dell’udienza precedente dovesse essere letta e scritta come ‘condanna i ricorrenti’, allineando così il testo della decisione alla pluralità delle parti processuali.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 3 Num. 37944 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 3 Num. 37944 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: AMOROSO NOME COGNOME
Data Udienza: 27/06/2024
ORDINANZA
sui ricorsi proposti da
COGNOME NOME nato a Delianuova il DATA_NASCITA
NOME nato a Delianuova il DATA_NASCITA
nel proc. n. 37197/2023 R.G.N. definito all’udienza del 06/02/2024;
udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME;
OSSERVA
Rilevato che, per mero errore materiale, nel ruolo di pubblica udienza del 06/02/2024, con riferimento al proc. n. 37197/2023 NRG, nel dispositivo si disponeva “condanna il ricorrente” in luogo di “condanna i ricorrenti”.
Ritenuto che occorre procedere alla correzione dell’errore materiale nel senso di cui sopra.
letto l’art. 130 cod.proc.pen.
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P.Q.M.
Dispone correggersi l’errore materiale sul ruolo di pubblica udienza del 06/02/2024, con riferimento al proc. n. 37197/2023 NRG, nel senso che ove nel dispositivo è scritto “condanna il ricorrente” deve leggersi e scrivere “condanna i ricorrenti”.
Manda alla Cancelleria per gli adempimenti conseguenti
Così deciso, il 27/06/2024