L’importanza della precisione negli atti: la correzione di un errore materiale
Nel complesso mondo della giustizia, ogni parola conta. Un termine errato in un documento ufficiale può generare confusione e incertezza. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione illumina la procedura per la correzione di un errore materiale, un caso che, sebbene apparentemente semplice, sottolinea il rigore necessario per garantire l’integrità degli atti giudiziari. L’ordinanza dimostra come il sistema sia dotato degli strumenti per rettificare sviste che, pur non intaccando la sostanza della decisione, devono essere corrette per assicurare chiarezza e coerenza formale.
I fatti del caso
Il caso trae origine da una svista riscontrata nel ruolo informatico di un’udienza della Sezione Penale della Corte. In relazione a un ricorso presentato da un imputato, il sistema riportava la dicitura “dichiara inammissibile la richiesta”. Tuttavia, l’oggetto del procedimento era un ricorso, non una generica richiesta. Questa discrepanza, sebbene di lieve entità, rappresentava un’imprecisione formale che necessitava di un intervento correttivo.
L’intervento della Corte sul palese errore materiale
La Corte, esaminando la questione, ha immediatamente identificato la natura dell’inesattezza. Si trattava di un palese errore materiale, una svista nella trascrizione che non modificava in alcun modo la volontà del collegio giudicante. L’intenzione era chiaramente quella di dichiarare inammissibile il ricorso presentato, e l’uso del termine “richiesta” era frutto di un semplice lapsus.
Le motivazioni
La motivazione della Corte si fonda sulla constatazione che l’errore era facilmente riconoscibile e non incideva sulla sostanza della decisione. Il riferimento alla natura dell’impugnazione, evidente dal medesimo ruolo informatico, rendeva palese che il termine corretto da utilizzare fosse “ricorso”. La procedura di correzione dell’errore materiale è prevista proprio per sanare queste situazioni, ripristinando la corrispondenza tra la volontà del giudice e il testo scritto del provvedimento. Pertanto, la Corte ha ordinato alla cancelleria di procedere con la modifica, sostituendo la parola “richiesta” con “ricorso”.
Le conclusioni
Questa ordinanza, nella sua essenzialità, ribadisce un principio fondamentale: l’accuratezza formale degli atti giudiziari è un presidio di certezza del diritto. Anche un errore apparentemente minore viene prontamente corretto per evitare qualsiasi ambiguità interpretativa. La decisione dimostra l’efficienza del sistema nel mantenere la coerenza e la precisione dei propri registri, garantendo che ogni documento rifletta fedelmente l’esito del processo. Per i cittadini e gli operatori del diritto, ciò rappresenta una garanzia di trasparenza e affidabilità dell’amministrazione della giustizia.
Cos’è un errore materiale in un atto giudiziario?
È una svista, come un errore di battitura o di trascrizione, che non influisce sul contenuto sostanziale della decisione ma che richiede una correzione per garantire la precisione formale del documento.
Cosa succede quando un errore materiale viene riscontrato in un verbale di udienza?
La Corte, una volta rilevato l’errore, può ordinare la sua correzione attraverso una procedura specifica. Nel caso in esame, ha disposto che il termine errato (“richiesta”) fosse sostituito con quello corretto (“ricorso”) nel ruolo informatico.
Perché è importante correggere un errore materiale anche se sembra di poco conto?
È fondamentale per garantire la chiarezza, la coerenza e la certezza giuridica degli atti giudiziari. La correzione assicura che il testo del provvedimento rifletta fedelmente e senza ambiguità la volontà del giudice.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 6 Num. 25208 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 6 Num. 25208 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 27/06/2025
sulla procedura di correzione di errore materiale relativa al ricorso n. 20617/2025 a carico di:
COGNOME NOMECOGNOME nato a Vimercate il 26/03/1974
sentita la relazione svolta dalla consigliera NOME COGNOME
Rilevato che sul ruolo informatico relativo alle decisioni emesse dalla Sezione Settima penale all’udienza del 26 maggio 2025, in relazione al ricorso proposto da COGNOME, è impropriamente riportata la dizione “dichiara inammissibile la richiesta”, con erroneo riferimento, alla richiesta e non già al ricorso;
ritenuto che si tratta di mero errore materiale tenuto conto del riferimento alla natura dell’impugnazione evincibile dal medesimo ruolo;
P.Q.M.
Ordina correggersi l’errore materiale che figura nel ruolo informatico dell’udienza del 26 maggio 2025 della Settima Sezione, relativamente al procedimento 32439/24, nei confronti di COGNOME nel senso che dove leggesi “la richiesta” deve leggersi “il ricorso”.
Manda alla cancelleria per i conseguenti adempimenti.
Così deciso il 27 giugno 2025
La Consigliera relatrice