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Errore materiale: formula assolutoria non correggibile

Un imprenditore, assolto da reati fiscali, ha chiesto la correzione di un errore materiale nella formula di assoluzione, ritenendola in contrasto con le motivazioni della sentenza. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che la scelta della formula assolutoria è un atto di valutazione del giudice e non un mero errore materiale che può essere corretto secondo l’art. 130 del codice di procedura penale.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore Materiale e Formula Assolutoria: Quando un Giudice Non Può Correggersi

Una sentenza può contenere un errore? Certo, ma non tutti gli errori sono uguali. La legge distingue nettamente tra un errore materiale, ovvero una svista formale, e un errore di giudizio. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha ribadito i confini invalicabili della procedura di correzione, chiarendo che la scelta della formula assolutoria non rientra mai in questa categoria.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Correzione

Il caso riguarda un imprenditore, amministratore di due società con sede all’estero, che era stato assolto da diverse accuse di natura fiscale. Sebbene soddisfatto dell’assoluzione, l’imputato notava una presunta incongruenza tra le motivazioni della sentenza e il dispositivo.

Secondo la sua difesa, le motivazioni del giudice di primo grado spiegavano in modo omogeneo l’insussistenza dei fatti per tutte le accuse. Tuttavia, nel dispositivo, il giudice aveva utilizzato formule assolutorie diverse per i vari capi d’imputazione. Per alcune accuse, l’assoluzione era stata pronunciata con la formula “perché il fatto non sussiste”, mentre per altre erano state usate formule differenti. Ritenendo questa distinzione un mero errore materiale, l’imputato si è rivolto al Tribunale per chiederne la correzione, con l’obiettivo di uniformare tutte le assoluzioni alla formula più favorevole.

La Decisione della Cassazione e il concetto di errore materiale

Sia il Tribunale prima che la Corte di Cassazione poi hanno respinto la richiesta, dichiarando il ricorso inammissibile. La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire un principio fondamentale della procedura penale: la correzione di un errore materiale è un rimedio eccezionale, applicabile solo in casi specifici.

L’articolo 130 del codice di procedura penale permette di correggere errori od omissioni che non determinano la nullità dell’atto e la cui eliminazione non comporta una modifica essenziale dello stesso. Si tratta di sviste immediatamente percepibili, come un errore di calcolo, un nome scritto male o un’evidente dimenticanza, che non intaccano il percorso logico-giuridico del giudice.

La Distinzione Cruciale: Errore Materiale vs. Errore Valutativo

Il punto centrale della decisione è la distinzione tra l’errore formale e quello valutativo. La scelta della formula assolutoria (ad esempio, tra “il fatto non sussiste” e “per non aver commesso il fatto”) non è un atto meccanico o una semplice formalità. Al contrario, è il risultato di un’attenta valutazione del materiale probatorio e delle circostanze del caso. Ogni formula ha un significato giuridico preciso e riflette il convincimento del giudice.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha spiegato che accogliere la richiesta del ricorrente avrebbe significato sostituirsi al giudice di merito in un’attività valutativa che gli è preclusa in sede di correzione. Modificare la formula di assoluzione non sarebbe una semplice rettifica, ma una vera e propria modifica della sostanza della decisione, un’operazione che può avvenire solo tramite i mezzi di impugnazione ordinari, come l’appello.

Il procedimento di correzione non è uno strumento per “migliorare” una decisione o per scegliere una prospettazione giuridica più favorevole tra due possibili. La scelta della formula assolutoria, essendo parte integrante del giudizio di merito, non costituisce un errore materiale emendabile, anche qualora si ravvisasse una discrasia con le argomentazioni esposte in motivazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida un principio cardine del nostro sistema processuale. La stabilità delle decisioni giudiziarie è un valore fondamentale. La procedura di correzione dell’errore materiale è uno strumento agile ma con un campo di applicazione molto ristretto, limitato a quegli errori che non toccano il cuore della valutazione del giudice. Chi ritiene che la formula assolutoria sia errata alla luce delle prove o delle motivazioni deve percorrere la strada dell’impugnazione, non quella, più breve ma inidonea, della correzione.

È possibile chiedere la correzione della formula di assoluzione se si ritiene che non corrisponda alla motivazione della sentenza?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la scelta della formula assolutoria è un atto valutativo del giudice e non un semplice errore materiale. Pertanto, non può essere modificata tramite la procedura di correzione prevista dall’art. 130 del codice di procedura penale.

Che cos’è un “errore materiale” secondo la giurisprudenza?
Un errore materiale è un errore puramente formale, come un errore di battitura, un errore di calcolo o un’omissione, che è immediatamente riconoscibile (“ictu oculi”) e la cui correzione non modifica la sostanza della decisione del giudice.

Qual è la differenza tra un errore materiale e un errore di giudizio?
L’errore materiale riguarda la manifestazione esterna della volontà del giudice (es. un refuso), mentre l’errore di giudizio riguarda il processo logico-valutativo che ha portato alla decisione. Quest’ultimo può essere contestato solo con i mezzi di impugnazione ordinari (es. appello), non con la procedura di correzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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