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Errore di fatto: quando la Cassazione può correggersi?

Due imputati hanno presentato ricorso straordinario, sostenendo che la Corte di Cassazione avesse commesso un errore di fatto nel calcolare la prescrizione. La Corte ha respinto il ricorso, specificando che una valutazione giuridica errata sugli effetti di uno sciopero degli avvocati costituisce un errore di giudizio, non un errore di fatto correggibile. La sentenza ribadisce i rigorosi confini di questo rimedio eccezionale.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto: La Cassazione Traccia i Confini per la Correzione delle Proprie Sentenze

Nel complesso mondo della procedura penale, la distinzione tra un errore materiale e un errore di valutazione giuridica è fondamentale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 6317/2024) offre un’importante lezione su questo tema, chiarendo i limiti entro cui è possibile chiedere la correzione di una propria decisione tramite il ricorso straordinario per errore di fatto. Questo strumento, previsto dall’art. 625-bis del codice di procedura penale, non è una terza istanza di giudizio, ma un rimedio eccezionale per sanare sviste puramente percettive.

I Fatti del Caso: Un Presunto Errore di Calcolo

Il caso trae origine da un ricorso straordinario presentato dai difensori di due imputati. Essi sostenevano che una precedente sentenza della stessa Corte di Cassazione fosse viziata da un errore di fatto. Nello specifico, la Corte aveva affermato che il termine di prescrizione per alcuni reati fosse stato sospeso per 42 giorni. Questo calcolo, secondo i ricorrenti, era errato perché basato su un’inesatta percezione degli atti processuali: due udienze, infatti, non erano state celebrate a causa dell’adesione dei difensori a un’astensione collettiva di categoria. I ricorrenti chiedevano quindi la revoca della sentenza e un nuovo calcolo della prescrizione, che avrebbe portato all’estinzione dei reati.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Errore di Fatto

La Suprema Corte ha rigettato i ricorsi, ritenendoli infondati. Il fulcro della decisione risiede nella netta distinzione tra l’errore di fatto e l’errore di giudizio, che non può essere fatto valere tramite il ricorso straordinario.

La Distinzione Cruciale: Errore di Fatto vs. Errore di Giudizio

La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’errore di fatto emendabile con il ricorso straordinario è solo quello percettivo, causato da una svista o un equivoco nella lettura degli atti processuali. Deve trattarsi di un errore che ha viziato il processo formativo della volontà del giudice, portandolo a una decisione che altrimenti non avrebbe preso.

Al contrario, non rientrano in questa categoria gli errori di valutazione e di giudizio, ovvero quelli derivanti da una non corretta interpretazione delle norme giuridiche o delle risultanze processuali. Questi ultimi costituiscono errori di diritto, che non possono essere messi in discussione con questo rimedio straordinario.

Le Motivazioni: Perché non si Trattava di un Semplice Errore di Fatto

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che la precedente decisione sulla sospensione della prescrizione non era frutto di una svista. Sebbene le udienze non si fossero celebrate, la Corte aveva dovuto compiere una valutazione giuridica complessa: doveva interpretare se il rinvio dovuto all’astensione dei difensori comportasse o meno la sospensione dei termini di prescrizione. Questa operazione non è una semplice lettura di un atto, ma un’attività interpretativa del diritto. Di conseguenza, anche se la conclusione raggiunta fosse stata errata, si sarebbe trattato di un errore di giudizio e non di un errore percettivo. La valutazione operata dalla Corte, dunque, non è stata il risultato di una “fuorviata rappresentazione percettiva”, ma di un (implicito) ragionamento giuridico.

Conclusioni: I Limiti del Ricorso Straordinario

La sentenza in esame conferma la natura eccezionale del ricorso ex art. 625-bis c.p.p. Questo strumento non può essere utilizzato per rimettere in discussione le valutazioni giuridiche della Suprema Corte, anche se potenzialmente errate. L’ambito di applicazione è rigorosamente limitato agli errori percettivi, a quelle sviste che alterano la base fattuale su cui il giudice ha fondato la propria decisione. Qualsiasi errore che implichi un’attività interpretativa o valutativa, invece, rimane un errore di giudizio, non emendabile con questo specifico mezzo di impugnazione. La decisione ribadisce così la stabilità e la definitività delle sentenze di legittimità, circoscrivendo la possibilità di una loro revisione a casi tassativamente previsti e di natura puramente materiale.

Cos’è un “errore di fatto” che può essere corretto dalla Cassazione?
È un errore puramente percettivo causato da una svista o un equivoco nella lettura degli atti processuali, che ha viziato il processo formativo della volontà del giudice, portandolo a una decisione diversa da quella che avrebbe adottato senza l’errore.

Un’errata interpretazione della legge sulla sospensione della prescrizione è un errore di fatto?
No, secondo la sentenza non lo è. Si tratta di un errore valutativo riguardante l’interpretazione della disciplina giuridica, e quindi di un errore di giudizio, non emendabile con il ricorso straordinario per errore di fatto.

Perché la Corte ha rigettato il ricorso in questo caso specifico?
La Corte ha rigettato il ricorso perché ha ritenuto che la precedente decisione sulla sospensione della prescrizione non fosse il risultato di una svista, ma di una valutazione giuridica. Stabilire se il rinvio di un’udienza per sciopero degli avvocati sospenda o meno la prescrizione è un’operazione interpretativa, configurando un eventuale errore di giudizio e non un errore di fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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