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Errore di fatto: quando il ricorso straordinario è nullo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso straordinario per errore di fatto, chiarendo che questo strumento non può essere utilizzato per contestare la valutazione del giudice, ma solo per correggere sviste materiali. Il caso riguardava un individuo che, dopo essere stato assolto, si era visto negare l’indennità per errore giudiziario. Il suo tentativo di rimettere in discussione la decisione tramite ricorso straordinario è stato respinto perché le sue doglianze configuravano un errore di giudizio, non un errore di fatto.

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Pubblicato il 17 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di fatto: la Cassazione traccia i confini del ricorso straordinario

Nel complesso panorama della procedura penale, esistono strumenti processuali che, sebbene cruciali, hanno un ambito di applicazione molto ristretto. Uno di questi è il ricorso straordinario per errore di fatto, previsto dall’articolo 625-bis del codice di procedura penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 20215/2024, offre un’importante lezione sulla differenza tra un errore materiale del giudice e un errore di valutazione, chiarendo quando questo rimedio eccezionale non può essere utilizzato. Questo articolo analizza la decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una richiesta di riparazione per errore giudiziario avanzata da un individuo, a seguito della sua definitiva assoluzione da una grave accusa. La Corte d’Appello aveva rigettato la sua richiesta di indennizzo. Contro questa decisione, l’uomo aveva proposto ricorso in Cassazione, ma anche questo era stato dichiarato inammissibile.

Non arrendendosi, l’interessato ha presentato un ricorso straordinario ai sensi dell’art. 625-bis c.p.p., sostenendo che la Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibile il suo primo ricorso, fosse incorsa in un errore di fatto. Nello specifico, lamentava che i giudici avessero omesso di valutare prove decisive e una memoria difensiva che evidenziava una disparità di trattamento rispetto a un coimputato nella stessa situazione, la cui richiesta di riparazione era stata invece accolta. Secondo il ricorrente, l’errore consisteva nel non aver percepito che le intercettazioni telefoniche, usate per motivare la sua colpa grave e negargli l’indennizzo, non erano a lui attribuibili.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso straordinario inammissibile. I giudici hanno stabilito che le doglianze sollevate dal ricorrente non integravano un errore di fatto correggibile con questo strumento, ma rappresentavano un tentativo di rimettere in discussione la valutazione di merito operata nella precedente decisione, ovvero un errore di giudizio.

Le Motivazioni: la distinzione cruciale tra errore di fatto ed errore di giudizio

Il cuore della sentenza risiede nella netta distinzione tra errore di fatto ed errore di giudizio. La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’errore di fatto, ai sensi dell’art. 625-bis, è solo quello che si traduce in una svista percettiva, un’errata supposizione su ciò che è presente (o assente) negli atti processuali. Si tratta di un errore che non coinvolge l’attività valutativa del giudice.

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che il precedente collegio aveva pienamente esaminato le doglianze del ricorrente. La decisione di rigettarle non derivava da una svista o da un’omessa lettura degli atti, ma da una precisa valutazione giuridica. Il ricorrente, in sostanza, non contestava una percezione errata dei fatti processuali, ma il risultato di un’attività di giudizio con cui non era d’accordo. Questo, secondo la Corte, è un errore di giudizio, che non può essere censurato attraverso il rimedio straordinario, il quale non è concepito come un terzo grado di giudizio di legittimità.

I giudici hanno chiarito che il travisamento della prova o una non corretta interpretazione degli atti del processo sono questioni che devono essere fatte valere con i mezzi di impugnazione ordinari, non con lo strumento eccezionale del ricorso straordinario. L’insistenza del ricorrente nel contestare la motivazione delle sentenze di merito rappresentava, di fatto, un’ulteriore e non consentita impugnazione ordinaria.

Le Conclusioni: i limiti del ricorso straordinario

Questa sentenza riafferma con forza i limiti invalicabili del ricorso straordinario per errore di fatto. Questo strumento non può essere utilizzato come un’ulteriore istanza per contestare il merito di una decisione della Cassazione. È un rimedio chirurgico, destinato a correggere esclusivamente gli abbagli materiali e percettivi del giudice, non a sanare presunti errori di valutazione. La decisione serve da monito: confondere un errore di giudizio con un errore di fatto porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità del ricorso, con conseguente condanna alle spese processuali e al pagamento di una sanzione pecuniaria.

Quando è possibile presentare un ricorso straordinario per errore di fatto?
È possibile solo quando l’errore della Corte di Cassazione è identificabile esclusivamente in una fuorviata rappresentazione percettiva, come una svista o un equivoco sugli atti interni al giudizio, e non quando la decisione implica un contenuto valutativo o di giudizio.

Qual è la differenza tra un errore di fatto e un errore di giudizio secondo la Corte?
L’errore di fatto consiste in una svista o in un equivoco sugli atti del giudizio (es. leggere un nome per un altro). L’errore di giudizio, invece, riguarda la non corretta interpretazione delle norme o la valutazione delle prove. Solo il primo può essere corretto con il ricorso straordinario.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il ricorrente non ha lamentato un errore percettivo, ma ha contestato la valutazione giuridica e di merito fatta dalla Corte nella precedente sentenza. Questo costituisce un tentativo di ottenere un nuovo giudizio (errore di giudizio), non la correzione di un errore materiale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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