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Errore di fatto: quando il ricorso in Cassazione è nullo

Un militare, condannato per peculato, ha presentato un ricorso straordinario sostenendo che la Corte di Cassazione avesse commesso un errore di fatto in una precedente decisione riguardante una nullità processuale. La Corte ha respinto il ricorso, chiarendo che un errore di fatto consiste in una svista percettiva e non in un errore di valutazione giuridica. È stato stabilito che, a seguito di una nullità che azzera una fase processuale, spetta all’imputato rinnovare le proprie richieste, come quella di interrogatorio, rendendo così il ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 16 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto: Quando un Ricorso Straordinario in Cassazione Diventa Inammissibile

Il ricorso straordinario per errore di fatto rappresenta un rimedio eccezionale nel nostro ordinamento processuale penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 192 del 2024, offre un’importante lezione su quali siano i limiti di questo strumento, chiarendo la differenza tra una svista percettiva e un errore di valutazione giuridica. Il caso in esame riguarda un militare condannato per peculato, la cui vicenda processuale complessa ha portato a sollevare una questione di nullità legata al mancato interrogatorio.

I Fatti Processuali: Una Lunga Vicenda Giudiziaria

La vicenda ha origine dalla condanna di un militare per il reato di peculato militare continuato. L’accusa era quella di essersi appropriato di buoni carburante destinati al suo reparto per utilizzarli a scopi personali. La sentenza di condanna, emessa in primo grado dal Tribunale militare e parzialmente riformata dalla Corte militare di appello, è stata oggetto di un primo ricorso per cassazione, rigettato nel 2022.

Successivamente, la difesa ha proposto un ricorso straordinario, sostenendo che la Corte di Cassazione fosse incorsa in un palese errore di fatto. Secondo il ricorrente, la Corte avrebbe erroneamente identificato la causa di una precedente nullità processuale, confondendo l’omesso deposito di atti di indagine con la mancata possibilità di visionare una cassetta VHS, un elemento di prova cruciale.

La Tesi del Ricorrente: Un Errore di Fatto Decisivo

Il cuore dell’argomentazione difensiva si basava su una distinzione sottile ma, a suo dire, fondamentale. Se la nullità fosse derivata, come sostenuto, dall’impossibilità di visionare la prova video, la regressione del procedimento non avrebbe travolto la richiesta di interrogatorio originariamente formulata dall’imputato. Di conseguenza, il Pubblico Ministero, una volta riavviato il procedimento, avrebbe avuto l’obbligo di procedere all’interrogatorio. Non avendolo fatto, tutti gli atti successivi, inclusa la nuova richiesta di rinvio a giudizio, sarebbero stati nulli.

Secondo la difesa, la Corte di Cassazione, nel ritenere che la nullità fosse dovuta al mancato deposito di atti, avrebbe commesso una svista che ha viziato l’intera valutazione successiva.

La Decisione della Cassazione e i Limiti dell’Errore di Fatto

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una spiegazione chiara e netta sulla natura dell’errore di fatto ai sensi dell’art. 625-bis del codice di procedura penale. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: l’errore di fatto che può giustificare un ricorso straordinario è solo quello che consiste in una svista o in un equivoco puramente percettivo sugli atti processuali. Deve trattarsi di un’errata lettura o di una mancata considerazione di un dato oggettivo presente nei documenti, non di un errore nell’interpretazione di tali dati o nell’applicazione delle norme giuridiche.

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che non vi era stato alcun errore di percezione. La questione sollevata dal ricorrente riguardava, in realtà, la valutazione giuridica delle conseguenze della nullità dichiarata, un’attività interpretativa che non rientra nell’ambito dell’errore di fatto.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che, indipendentemente dalla specifica causa della nullità (mancato deposito di atti o impossibilità di visionare una prova), l’effetto giuridico era identico: la regressione del procedimento alla fase dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Questo ‘reset’ processuale ha comportato la necessità per le parti di rinnovare gli atti successivi.

Una volta che il Pubblico Ministero ha emesso un nuovo avviso di conclusione delle indagini, era onere della difesa formulare una nuova istanza di interrogatorio entro i 20 giorni previsti dalla legge. Poiché nessuna nuova richiesta è stata presentata, il Pubblico Ministero non era tenuto a procedere all’interrogatorio. La Corte ha sottolineato che l’intervenuta dichiarazione di nullità fa tornare il procedimento al momento in cui la violazione si è verificata, ma non ‘cristallizza’ le richieste precedenti. Pertanto, l’argomentazione difensiva era infondata nel merito e, soprattutto, estranea alla nozione di errore di fatto.

Le Conclusioni

La sentenza n. 192/2024 rafforza un principio cruciale: il ricorso straordinario per errore di fatto non è uno strumento per ottenere un terzo grado di giudizio di merito o per contestare la valutazione giuridica della Corte di Cassazione. Il suo campo di applicazione è strettamente limitato a sviste materiali e oggettive. La decisione chiarisce inoltre che la nullità di un atto processuale comporta una regressione che impone alle parti un onere di diligenza nel rinnovare le proprie istanze e richieste. In assenza di una nuova e tempestiva richiesta, i diritti che ne derivano non possono considerarsi violati.

Cosa si intende per “errore di fatto” nel ricorso straordinario in Cassazione?
Per errore di fatto si intende una svista puramente percettiva o un equivoco sugli atti interni al giudizio, come un’errata lettura di un documento. Non include errori di valutazione, di giudizio o di interpretazione delle norme giuridiche.

Se una richiesta di rinvio a giudizio viene annullata, la precedente richiesta di interrogatorio dell’imputato resta valida?
No. La sentenza chiarisce che la dichiarazione di nullità comporta una regressione del procedimento. Quando il Pubblico Ministero emette un nuovo avviso di conclusione delle indagini, è onere della difesa presentare una nuova istanza di interrogatorio nei termini previsti.

La causa specifica di una nullità processuale influisce sempre sulle sue conseguenze?
Non necessariamente. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto irrilevante se la nullità fosse dovuta al mancato deposito di atti o all’impossibilità di visionare una prova. In entrambi i casi, l’effetto era la regressione del procedimento, che imponeva alle parti di rinnovare le proprie attività processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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