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Errore di Fatto: Quando il Ricorso è Inammissibile

Un imputato, condannato per estorsione, ha presentato ricorso straordinario alla Corte di Cassazione lamentando un errore di fatto nella precedente decisione di legittimità. L’errore, secondo la difesa, consisteva nella mancata percezione della decisività di una prova non ammessa. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che il ricorrente non contestava un errore percettivo (una svista), bensì un errore di giudizio (una valutazione errata), che non rientra nell’ambito del rimedio previsto dall’art. 625-bis c.p.p.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto: La Cassazione Chiarisce i Limiti del Ricorso Straordinario

La distinzione tra errore percettivo ed errore valutativo è cruciale nel determinare l’ammissibilità di un’impugnazione. Con la recente sentenza n. 20791/2024, la Corte di Cassazione ribadisce i confini invalicabili del ricorso straordinario per errore di fatto, uno strumento eccezionale che non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio di merito. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti Processuali: un Complesso Percorso Giudiziario

La vicenda trae origine da una condanna per il reato di estorsione, confermata in sede di rinvio dalla Corte di Appello. Questa decisione era stata emessa dopo che la stessa Corte di Cassazione aveva annullato una precedente sentenza di assoluzione. L’imputato, non rassegnato, proponeva un ulteriore ricorso in Cassazione, che veniva respinto.
Contro quest’ultima decisione, la difesa presentava un ricorso straordinario, basato su un presunto errore di fatto in cui sarebbe incorsa la Suprema Corte. Nello specifico, si lamentava che i giudici di legittimità non avessero colto la decisività della mancata assunzione di una prova: l’esame della persona offesa, che nel frattempo aveva depositato una memoria scritta che, a dire della difesa, ridimensionava le accuse iniziali.

La Tesi Difensiva: un Presunto Travisamento della Prova

Secondo il ricorrente, la Corte di Cassazione aveva commesso un errore percettivo. Non avrebbe compreso correttamente le argomentazioni difensive, né il reale contenuto della memoria depositata dalla vittima, interpretandola in modo errato e finendo per considerare generico il motivo di ricorso. In sostanza, la difesa sosteneva che una semplice lettura degli atti avrebbe dovuto portare a una conclusione diversa, ovvero all’accoglimento della richiesta di rinnovare l’istruttoria per sentire la persona offesa.

L’Errore di Fatto Secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha offerto una lezione chiara sulla natura dell’errore di fatto disciplinato dall’art. 625-bis del codice di procedura penale. I giudici hanno spiegato che tale rimedio è funzionale a rimuovere esclusivamente i vizi di percezione, ovvero le “sviste” materiali.

Non è configurabile un errore di fatto quando la decisione, pur basandosi su una rappresentazione dei fatti che il ricorrente ritiene errata, è il frutto di una valutazione e di un’interpretazione degli elementi processuali. Nel caso di specie, il ricorrente non stava lamentando che la Corte avesse “letto male” un atto, ma che ne avesse “interpretato male” il significato e la portata. Questa, però, è una critica che attiene al ragionamento del giudice, ovvero a un errore di giudizio, non a un errore percettivo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha sottolineato che la precedente sentenza di Cassazione aveva fornito una motivazione, seppur sintetica, sulla questione sollevata dalla difesa. Aveva osservato che:
1. La memoria scritta della persona offesa non aveva un contenuto inequivocabile di ritrattazione.
2. Il quadro probatorio a carico dell’imputato si fondava anche su altri elementi, come le intercettazioni.
3. La difesa non aveva adeguatamente illustrato le ricadute decisive della prova richiesta sul complesso delle prove esistenti.

Questa analisi dimostra che la Corte non aveva pretermesso l’esame del motivo, ma lo aveva trattato e respinto con una valutazione di merito. Di conseguenza, non vi era spazio per un ricorso straordinario, il cui scopo non è censurare una motivazione ritenuta illogica o insoddisfacente, ma correggere un errore materiale che ha viziato la formazione del convincimento del giudice.

Le Conclusioni

La sentenza in commento riafferma un principio fondamentale: il ricorso straordinario per errore di fatto non è un’ulteriore istanza di appello o un modo per rimettere in discussione le valutazioni della Corte di Cassazione. È uno strumento con un ambito di applicazione rigorosamente limitato agli errori percettivi che emergono “ictu oculi” (a prima vista) dagli atti del processo. Qualsiasi censura che implichi una critica al percorso logico-argomentativo seguito dal giudice di legittimità esula da tale rimedio e, come nel caso di specie, è destinata a essere dichiarata inammissibile.

Cos’è un ricorso straordinario per errore di fatto?
È un rimedio eccezionale previsto dall’art. 625-bis c.p.p. per correggere un errore di percezione materiale (una “svista”) commesso dalla Corte di Cassazione, come l’aver letto un dato processuale in modo errato. Non può essere usato per contestare la valutazione giuridica o l’interpretazione delle prove.

Qual è la differenza tra errore di fatto ed errore di giudizio?
L’errore di fatto è un errore percettivo su un dato oggettivo presente negli atti (es. leggere “condanna” invece di “assoluzione”). L’errore di giudizio, invece, riguarda il processo logico e valutativo del giudice nell’interpretare i fatti e applicare il diritto. Solo il primo può essere oggetto del ricorso straordinario.

Perché il ricorso in questa sentenza è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché il ricorrente non lamentava un errore percettivo, ma contestava la valutazione che la Corte di Cassazione aveva fatto riguardo alla decisività di una prova e all’interpretazione di una memoria difensiva. Questa critica attiene al merito del ragionamento del giudice (errore di giudizio) e non a una svista materiale (errore di fatto).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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