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Errore di fatto: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per la correzione di un errore di fatto, presentato da tre individui. La Corte ha stabilito che il rimedio previsto dall’art. 625-bis c.p.p. si applica solo agli errori percettivi (sviste materiali nella lettura degli atti) e non agli errori di valutazione. Poiché i ricorrenti lamentavano una presunta errata valutazione del numero dei membri di un’associazione, la loro istanza mirava a una nuova analisi del merito, non consentita in questa sede.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto: Quando un Ricorso Diventa Inammissibile

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla corretta applicazione di un istituto processuale tanto specifico quanto delicato: il ricorso per la correzione dell’errore di fatto. Questo strumento, previsto dall’articolo 625-bis del codice di procedura penale, non è una porta per riaprire il dibattito sul merito di una causa, ma un rimedio straordinario per sanare vizi ben precisi. Con questa decisione, i giudici di legittimità ribadiscono i confini invalicabili tra errore percettivo ed errore di valutazione.

Il Contesto del Ricorso: Una Richiesta di Correzione

Tre soggetti condannati si sono rivolti alla Corte di Cassazione chiedendo la correzione di una precedente sentenza. A loro avviso, la Corte era incorsa in un errore nel valutare il numero dei componenti di un’associazione criminale, un elemento che ritenevano decisivo per l’esito del giudizio. Hanno quindi attivato il procedimento speciale per la correzione dell’errore materiale o di fatto, sperando di ottenere una riconsiderazione del loro caso.

La Distinzione Chiave: Errore di Fatto Percettivo vs. Errore di Valutazione

Il cuore della decisione della Corte risiede nella netta distinzione tra due tipi di errore. La giurisprudenza consolidata, richiamata ampiamente nell’ordinanza, stabilisce che l’errore di fatto sanabile tramite questo ricorso straordinario è esclusivamente quello “percettivo”.

Ma cosa significa?

* Errore Percettivo: È una svista, un abbaglio, un’errata lettura di un atto processuale. Ad esempio, il giudice legge “Tizio” anziché “Caio” da un verbale, oppure non si accorge della presenza di un documento nel fascicolo. L’errore riguarda la percezione fisica di una prova o di un atto, non la sua interpretazione.
* Errore di Valutazione: Riguarda il processo logico-giuridico del giudice. Si verifica quando il magistrato, pur avendo correttamente percepito i fatti e gli atti, li interpreta o li valuta in un modo che la parte ritiene sbagliato. Questo tipo di errore attiene al merito della decisione e deve essere contestato, se possibile, tramite i mezzi di impugnazione ordinari (appello, ricorso per cassazione), non con il rimedio straordinario.

Le Motivazioni della Cassazione sull’Errore di Fatto

Analizzando il ricorso, la Corte ha concluso che i ricorrenti non stavano lamentando una svista materiale, bensì un errore di valutazione. Contestare il numero dei componenti di un’associazione criminale non significa indicare un’errata lettura di un atto, ma sollecitare una diversa ricostruzione dei fatti e una differente valutazione delle prove.

I giudici hanno sottolineato che il rimedio ex art. 625-bis c.p.p. non può essere utilizzato come un “terzo grado” mascherato di giudizio di merito. La sua funzione è limitata a correggere quegli errori palesi e oggettivi che hanno viziato il processo formativo della volontà del giudice, portandolo a una decisione che altrimenti non avrebbe preso. Nel caso di specie, la richiesta dei ricorrenti avrebbe imposto alla Corte proprio quel riesame del merito che la natura stessa del procedimento di correzione esclude.

Conclusioni: L’Inammissibilità del Ricorso e le Implicazioni Pratiche

In coerenza con queste premesse, la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili. Questa decisione ha comportato non solo il rigetto della richiesta, ma anche la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: gli strumenti processuali devono essere utilizzati per le finalità per cui sono stati concepiti. Abusare di un rimedio straordinario come quello per la correzione dell’errore di fatto, tentando di trasformarlo in un’ulteriore occasione per discutere il merito, porta inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguenze anche economiche per chi lo propone.

Che cos’è un “errore di fatto” che può essere corretto con il ricorso straordinario ex art. 625-bis c.p.p.?
Secondo la Corte, è un errore puramente percettivo, causato da una svista o da un equivoco nella lettura degli atti interni al giudizio. Non include errori di valutazione delle prove o di applicazione della legge.

Qual è la differenza tra un errore percettivo e un errore di valutazione?
Un errore percettivo è una svista materiale (es. leggere un nome sbagliato da un verbale), mentre un errore di valutazione riguarda l’interpretazione e il giudizio che il giudice dà alle prove correttamente percepite. Solo il primo può essere oggetto del ricorso per errore di fatto.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché i ricorrenti non lamentavano un errore percettivo, ma un errore di valutazione sul numero dei componenti di un’associazione. In pratica, stavano chiedendo una nuova analisi del merito, attività che non è consentita attraverso lo strumento del ricorso per la correzione dell’errore di fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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