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Errore di fatto: quando è inammissibile il ricorso?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso straordinario per errore di fatto, chiarendo che tale rimedio non può essere utilizzato per contestare la valutazione della Corte, ma solo per correggere sviste percettive sugli atti processuali. Il caso riguardava la presunta errata determinazione del ‘tempus commissi delicti’ per un reato associativo, ma la Corte ha stabilito che le censure del ricorrente miravano a una rivalutazione del merito, non consentita in quella sede.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto in Cassazione: Limiti e Inammissibilità del Ricorso

Il ricorso straordinario per errore di fatto, disciplinato dall’articolo 625-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento eccezionale a disposizione delle parti. Tuttavia, la sua applicazione è rigorosamente circoscritta. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’opportunità di approfondire i confini tra un errore percettivo emendabile e un errore di valutazione non sindacabile, delineando chiaramente quando tale ricorso risulta inammissibile.

I Fatti alla Base del Ricorso

Il caso trae origine dal ricorso straordinario presentato dal difensore di un imputato avverso una sentenza della stessa Corte Suprema. Il ricorrente lamentava un duplice errore di fatto.

In primo luogo, sosteneva che la Corte avesse erroneamente determinato il tempus commissi delicti (il momento di commissione del reato associativo). Secondo la difesa, la condotta del proprio assistito si sarebbe interrotta nel 2014, prima dell’entrata in vigore di una legge del 2015 che aveva inasprito il regime sanzionatorio per quel tipo di reato. A sostegno di questa tesi, venivano citate la data di conclusione delle intercettazioni (inizio 2014) e un successivo arresto per reati diversi, elementi che avrebbero dovuto dimostrare il suo distacco dal sodalizio criminale.

In secondo luogo, il ricorrente denunciava un ulteriore errore: la Corte, a seguito di una rinuncia parziale ai motivi d’appello, avrebbe erroneamente ritenuto superate anche le doglianze relative al trattamento sanzionatorio e alle circostanze del reato.

La Decisione della Corte: un Chiaro Confine per l’Errore di Fatto

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una lezione fondamentale sulla natura e i limiti del rimedio previsto dall’art. 625-bis c.p.p. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: l’errore di fatto che può essere corretto tramite questo strumento consiste esclusivamente in una “svista o in un equivoco incidenti sugli atti interni al giudizio di legittimità”. Si tratta, in altre parole, di un errore di percezione, in cui il contenuto di un atto viene letto o compreso in modo difforme da quello effettivo.

Al contrario, rimangono completamente al di fuori di questo ambito gli errori di valutazione e di giudizio. Questi ultimi, derivanti da una non corretta interpretazione degli atti o da un’errata ricostruzione del significato delle norme, sono assimilabili a errori di diritto e non possono essere emendati con il ricorso straordinario.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, la Corte ha spiegato in modo puntuale perché le doglianze del ricorrente non integrassero un errore di fatto emendabile. I giudici hanno evidenziato che l’impugnazione non prospettava un errore percettivo, ma criticava in maniera assertiva il merito della valutazione compiuta nella precedente sentenza.

La pronuncia impugnata, infatti, aveva già fornito le ragioni per cui la permanenza del reato associativo si era protratta anche dopo la detenzione del soggetto. Inoltre, aveva correttamente interpretato la rinuncia parziale ai motivi, esaminando separatamente e nel merito le questioni relative al trattamento sanzionatorio, ritenendole comunque inammissibili per altre ragioni (difetto di specificità).

Di conseguenza, non vi è stata alcuna svista, ma un processo logico-argomentativo e valutativo che il ricorrente contestava. Tentare di censurare tale valutazione attraverso lo strumento del ricorso per errore di fatto equivale a chiedere un inammissibile terzo grado di giudizio di merito, snaturando la funzione stessa di tale rimedio.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio di procedura penale: il ricorso straordinario per errore di fatto è un rimedio a carattere eccezionale, destinato a correggere esclusivamente errori percettivi e non a rimettere in discussione il giudizio formulato dalla Corte di Cassazione. La distinzione tra errore percettivo (una svista nella lettura di un atto) ed errore valutativo (un dissenso sull’interpretazione degli elementi processuali) è netta e invalicabile. Questa decisione serve da monito: non si può utilizzare questo strumento per tentare di ottenere una nuova valutazione del merito del caso, pena la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Che cos’è un errore di fatto ai sensi dell’art. 625-bis cod. proc. pen.?
Secondo la Corte di Cassazione, l’errore di fatto è una svista o un equivoco di natura puramente percettiva che riguarda gli atti interni al giudizio di legittimità. Non include errori di valutazione, di giudizio o di interpretazione delle norme.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non denunciava un errore percettivo, ma contestava la valutazione compiuta dalla Corte nella precedente sentenza. Il ricorrente cercava di ottenere una nuova analisi del merito della sua posizione, un’attività che esula completamente dall’ambito del rimedio straordinario per errore di fatto.

Qual è la differenza fondamentale tra errore di fatto ed errore di giudizio?
L’errore di fatto è un’errata percezione del contenuto di un atto processuale (es. leggere una data sbagliata). L’errore di giudizio, invece, è un presunto vizio nel ragionamento logico-giuridico che la Corte ha sviluppato partendo da una corretta percezione degli atti. Solo il primo può essere corretto con il ricorso straordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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