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Errore di fatto percettivo: quando è inammissibile?

Un imputato, condannato per truffa, ha presentato un ricorso straordinario alla Corte di Cassazione, sostenendo che la Corte stessa fosse incorsa in un errore di fatto percettivo nel calcolare la data di consumazione dei reati, che a suo dire sarebbero stati prescritti. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che le doglianze del ricorrente non riguardavano una svista materiale nella lettura degli atti, bensì una contestazione sulla valutazione giuridica dei fatti. La sentenza sottolinea la netta distinzione tra l’errore percettivo, unico motivo valido per questo tipo di ricorso, e l’errore di giudizio, che non può essere riesaminato in questa sede.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto Percettivo: La Cassazione Traccia i Confini del Ricorso Straordinario

Il ricorso straordinario per errore di fatto percettivo rappresenta uno strumento eccezionale nel nostro ordinamento processuale penale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 31610/2024) offre un’importante lezione sui limiti di questo rimedio, chiarendo la differenza fondamentale tra un’autentica svista materiale e un tentativo di rimettere in discussione la valutazione dei fatti. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un procedimento per reati di truffa ai danni di istituti di credito. In una precedente pronuncia, la Corte di Cassazione aveva respinto il motivo di ricorso con cui l’imputato sosteneva l’avvenuta prescrizione dei reati. Secondo la Corte, il momento consumativo del reato, da cui far decorrere la prescrizione, coincideva con la delibera di affidamento da parte della banca o con il versamento delle somme. Sulla base di tale calcolo, i reati non erano estinti.

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto un ricorso straordinario, sostenendo che la Corte fosse incorsa in un errore di fatto percettivo. Nello specifico, egli asseriva che i giudici avessero letto erroneamente le date di alcune operazioni bancarie, interpretando come nuove concessioni di credito quelle che, a suo dire, erano semplici rinnovi o utilizzi di fidi già esistenti. Se le date fossero state lette correttamente, la prescrizione sarebbe maturata.

La Nozione di Errore di Fatto Percettivo secondo la Giurisprudenza

Prima di esaminare la decisione, è cruciale comprendere cosa intenda la legge per “errore di fatto percettivo”. La Corte, richiamando l’orientamento consolidato delle Sezioni Unite, ribadisce che tale vizio consiste in:

> «un errore percettivo causato da una svista o da un equivoco in cui la Corte di cassazione sia incorsa nella lettura degli atti interni al giudizio stesso e connotato dall’influenza esercitata sul processo formativo della volontà, viziato dall’inesatta percezione delle risultanze processuali, che abbia condotto a una decisione diversa da quella che sarebbe stata adottata senza di esso»

In parole semplici, si tratta di un errore di “lettura” (es. leggere una data per un’altra, non vedere un documento presente nel fascicolo) e non di un errore di “giudizio” (es. interpretare il significato di un documento o valutare la rilevanza di una prova).

Limiti all’Applicazione dell’istituto

La Corte precisa che sono esclusi dall’ambito dell’errore di fatto percettivo:

* Errori valutativi o di giudizio: L’interpretazione delle prove e la qualificazione giuridica dei fatti sono attività di giudizio, non di percezione.
* Errori di interpretazione di norme: Sbagliare l’applicazione di una legge non è un errore di fatto.
* Errori commessi dal giudice di merito: Questi devono essere fatti valere con gli appelli ordinari, non con il ricorso straordinario in Cassazione.

L’errore, inoltre, deve avere un carattere “inderogabilmente decisivo”.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo che le argomentazioni del ricorrente non configurassero un autentico errore di fatto percettivo. I giudici hanno osservato che l’imputato non contestava una svista materiale, ma la qualificazione giuridica che la precedente sentenza aveva dato a determinate operazioni bancarie.

Nello specifico:

* Sostenere che un’operazione fosse un “autobonifico” e non un nuovo affidamento.
* Affermare che l’autorizzazione all’emissione di un assegno fosse un semplice utilizzo di un fido esistente e non un suo rinnovo.

Queste, secondo la Corte, sono censure che attengono alla valutazione del merito della vicenda. Il ricorrente, in sostanza, chiedeva alla Cassazione di rivalutare i fatti e di dare loro un’interpretazione diversa, operazione preclusa in sede di ricorso straordinario. La Corte ha sottolineato come il ricorrente non avesse fornito “elementi incontrovertibili” tali da dimostrare un’errata percezione degli atti, limitandosi a proporre una lettura alternativa degli stessi.

Conclusioni

La sentenza in esame è un chiaro monito sull’uso corretto del ricorso straordinario per errore di fatto percettivo. Questo strumento non può essere utilizzato come un “terzo grado” di giudizio di legittimità per tentare di ottenere una nuova valutazione delle prove o una diversa interpretazione giuridica dei fatti. L’errore deve essere palese, oggettivo e consistere in una svista materiale nella lettura degli atti processuali. In assenza di tale presupposto, come nel caso di specie, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Cos’è un “errore di fatto percettivo” secondo la Corte di Cassazione?
È un errore materiale, una svista o un equivoco, in cui la Corte incorre nella lettura degli atti del processo (ad esempio, leggere una data sbagliata). Non è un errore di valutazione o di interpretazione giuridica dei fatti.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché le sue contestazioni non riguardavano una svista materiale, ma la qualificazione giuridica che la Corte aveva dato a determinate operazioni bancarie. Egli contestava l’interpretazione dei fatti (errore di giudizio), non un’errata lettura degli atti (errore percettivo).

Qual è la differenza fondamentale tra errore percettivo ed errore di valutazione?
L’errore percettivo riguarda il modo in cui un dato processuale viene “visto” o “letto” dalla Corte (es. “la Corte ha letto 2023 invece di 2022”). L’errore di valutazione riguarda il significato o il peso che la Corte attribuisce a quel dato una volta letto correttamente (es. “la Corte ha interpretato quel documento come prova di una nuova truffa e non di un’operazione lecita”). Solo il primo può fondare un ricorso straordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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