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Errore di fatto: Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso straordinario per errore di fatto, chiarendo che tale rimedio è applicabile solo per errori percettivi (sviste materiali) e non per contestare la valutazione giuridica del giudice. Nel caso specifico, il rigetto di un’istanza di messa alla prova, basato su un’offerta risarcitoria manifestamente sproporzionata rispetto al danno, non costituisce un errore di fatto, anche in assenza di un programma di trattamento definito.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto: La Cassazione Traccia i Confini del Ricorso Straordinario

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 10497 del 2025, offre un’importante lezione sulla distinzione tra errore di fatto ed errore di giudizio, delineando con precisione i confini di ammissibilità del ricorso straordinario previsto dall’art. 625-bis del codice di procedura penale. Questo provvedimento chiarisce che tale strumento non può essere utilizzato per contestare la valutazione del giudice, ma solo per correggere sviste puramente percettive.

La Vicenda Processuale: Dalla Messa alla Prova al Ricorso

Il caso ha origine dalla richiesta di un imputato di accedere alla sospensione del processo con messa alla prova. L’istanza era stata respinta sia in primo grado sia in appello. La ragione del diniego risiedeva nella palese sproporzione tra il danno contestato, quantificato in oltre 500.000 euro, e l’offerta risarcitoria formulata dall’imputato, pari a 170.000 euro. Secondo i giudici di merito, tale offerta non era minimamente satisfattiva delle pretese delle parti civili.

L’imputato ha quindi presentato ricorso in Cassazione, che è stato dichiarato inammissibile. Contro quest’ultima decisione, la difesa ha proposto un ricorso straordinario, sostenendo che la Corte fosse incorsa in un errore di fatto. Nello specifico, si lamentava che i giudici avessero erroneamente ritenuto che fosse stato elaborato un programma di trattamento da parte dell’UEPE, mentre in realtà era stata depositata solo una richiesta per la sua elaborazione.

L’inammissibilità del ricorso per errore di fatto

La Sesta Sezione Penale ha dichiarato il ricorso straordinario inammissibile, fornendo una spiegazione cristallina sulla natura dell’errore di fatto. La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’errore che giustifica il ricorso ex art. 625-bis c.p.p. deve essere un errore meramente percettivo, causato da una svista o da un equivoco nella lettura degli atti processuali. Deve trattarsi di un errore che ha avuto un’influenza diretta sul processo formativo della volontà del giudice, ma che non coinvolge alcuna attività valutativa.

Se la decisione, pur partendo da una premessa potenzialmente errata, implica un’interpretazione o una valutazione giuridica, non si è più di fronte a un errore di fatto, bensì a un errore di giudizio, non censurabile con questo specifico rimedio.

Le Motivazioni della Cassazione

Nel caso di specie, la Corte ha spiegato che la decisione impugnata non si fondava su una percezione errata degli atti. Al contrario, i giudici di legittimità avevano implicitamente ritenuto irrilevante la mancata presentazione di un programma definitivo dell’UEPE. Il fulcro della decisione, confermata in ogni grado di giudizio, era la manifesta sproporzione tra il danno e l’offerta risarcitoria.

La Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero correttamente motivato il rigetto dell’istanza su questo punto assorbente. Pertanto, la doglianza del ricorrente non mirava a correggere una svista, ma a sollecitare un nuovo e diverso apprezzamento della questione di diritto, ovvero se la messa alla prova potesse essere valutata anche in assenza di un programma definito, alla luce dell’offerta economica. Questa è una questione di giudizio, non di fatto, e come tale esula dall’ambito del ricorso straordinario.

Le Conclusioni

La sentenza in commento rafforza l’idea che il ricorso straordinario per errore di fatto sia uno strumento eccezionale, da utilizzare con estremo rigore. Non può diventare un pretesto per ottenere un terzo grado di giudizio di legittimità o per rimettere in discussione le valutazioni giuridiche della Suprema Corte. L’errore deve essere evidente, oggettivo e limitato alla sfera percettiva. La decisione insegna che il successo di un’istanza di messa alla prova dipende in modo cruciale dall’adeguatezza delle condotte riparatorie, prima fra tutte un’offerta risarcitoria che non sia, come in questo caso, manifestamente inadeguata rispetto al pregiudizio causato.

Quando un errore della Corte di Cassazione è considerato un “errore di fatto”?
Un errore è considerato “di fatto” solo quando consiste in un errore puramente percettivo, causato da una svista o da un equivoco nella lettura degli atti processuali, e non quando coinvolge un’attività valutativa o interpretativa da parte del giudice.

Perché il ricorso straordinario in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché la contestazione del ricorrente non riguardava un errore percettivo, ma mirava a ottenere un nuovo apprezzamento di una questione di diritto, ovvero la rilevanza della mancata presentazione del programma di trattamento a fronte di un’offerta risarcitoria inadeguata.

Un’offerta di risarcimento sproporzionata può impedire la messa alla prova?
Sì, la sentenza conferma che i giudici possono legittimamente rigettare un’istanza di messa alla prova se l’offerta di risarcimento è manifestamente sproporzionata rispetto al danno quantificato, considerandola una condizione essenziale per l’accesso al beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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