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Errore di fatto: Cassazione annulla sua sentenza

La Corte di Cassazione ha revocato una propria precedente sentenza a causa di un errore di fatto. L’errore consisteva nell’aver omesso l’esame di uno dei due atti di ricorso presentati dalla difesa. Riconosciuta la svista percettiva, la Corte ha disposto un nuovo giudizio per garantire la completa valutazione di tutte le argomentazioni difensive, applicando lo strumento del ricorso straordinario.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto: Quando la Cassazione Annulla le Proprie Decisioni

Il sistema giudiziario, pur mirando alla perfezione, non è immune da sviste. Un errore di fatto rappresenta una di queste rare ma significative eventualità, specialmente quando si verifica ai massimi livelli della giurisdizione, come in Corte di Cassazione. Questo strumento giuridico, disciplinato dall’art. 625 bis del codice di procedura penale, consente di porre rimedio a un ‘errore percettivo’ del giudice, ovvero una svista materiale che ha sviato il corso del giudizio. Una recente sentenza della Suprema Corte offre un chiaro esempio di come questo meccanismo funzioni, portando all’annullamento di una sua stessa precedente decisione per aver omesso l’esame di un atto difensivo.

I Fatti del Caso: Un Appello Dimenticato

La vicenda processuale ha origine da un ricorso per cassazione presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. La difesa aveva depositato due distinti atti di ricorso, redatti da due diversi avvocati del collegio difensivo. Tuttavia, la Corte di Cassazione, nel decidere il caso, esaminava e valutava soltanto uno dei due atti, dichiarando il ricorso inammissibile.

Accortasi dell’omissione, la difesa ha proposto un ricorso straordinario per errore di fatto. La tesi difensiva era semplice e diretta: la Corte era caduta in un errore percettivo, supponendo l’esistenza di un solo atto di ricorso e ignorando completamente il secondo. Questo, secondo la difesa, aveva viziato la decisione, in quanto non erano state prese in considerazione tutte le argomentazioni e i motivi di critica sollevati.

La Decisione della Corte e il Principio dell’Errore di Fatto

La Suprema Corte ha accolto il ricorso straordinario, riconoscendo la fondatezza della doglianza. I giudici hanno chiarito che l’omesso esame di uno specifico motivo di ricorso, o, come in questo caso, di un intero atto di ricorso, a causa di una svista materiale, integra pienamente la nozione di errore di fatto.

La Corte ha spiegato che lo strumento dell’art. 625 bis c.p.p. è concepito proprio per correggere queste ‘patologie estrinseche’ del giudizio, che si verificano quando la decisione si fonda su una percezione errata della realtà processuale desumibile dagli atti. In questo caso, l’esistenza del secondo atto di ricorso era un fatto la cui verità era ‘positivamente stabilita’ e la sua mancata considerazione era avvenuta ‘ictu oculi’, ovvero in modo evidente e immediato.

Le Motivazioni

Nelle motivazioni, la Corte ha sottolineato che l’errore commesso era oggettivamente rilevante nell’economia complessiva della decisione. I contenuti del secondo atto di ricorso, redatto da un altro difensore, non erano ‘assimilabili’ a quelli del primo. Pertanto, la loro omissione non era una semplice dimenticanza, ma un vizio che rendeva necessaria l’apertura della cosiddetta ‘fase rescissoria’.

La Corte ha richiamato l’orientamento consolidato, anche delle Sezioni Unite, che prevede in questi casi una procedura ‘bifasica’. La prima fase, detta ‘rescindente’, si conclude con la revoca della sentenza viziata. La seconda, la ‘rescissoria’, comporta la celebrazione di un nuovo giudizio sul ricorso originario, questa volta tenendo conto di tutti gli atti correttamente acquisiti. Questa procedura garantisce il pieno rispetto del principio del contraddittorio e assicura che la decisione finale sia basata su una completa e corretta valutazione di tutte le argomentazioni difensive.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha revocato la propria precedente sentenza e ha fissato una nuova udienza per la trattazione dell’originario ricorso. Questa decisione ribadisce l’importanza del ricorso straordinario come presidio di garanzia contro gli errori percettivi che possono inficiare una decisione giudiziaria, anche al più alto livello. Dimostra che il sistema è dotato di anticorpi per correggere i propri sbagli, assicurando che il diritto di difesa sia sempre tutelato e che ogni argomentazione venga debitamente ascoltata e ponderata prima di giungere a una pronuncia definitiva.

Cos’è un ‘errore di fatto’ che può portare all’annullamento di una sentenza della Cassazione?
Un errore di fatto è una svista materiale e percettiva, non una errata valutazione giuridica. Si verifica quando un giudice basa la sua decisione sulla supposizione di un fatto che non esiste negli atti del processo, o sull’ignoranza di un fatto che invece è chiaramente documentato, come l’omesso esame di un atto di ricorso.

In questo caso, quale errore specifico ha commesso la Corte di Cassazione?
La Corte ha commesso l’errore di esaminare solo uno dei due distinti atti di ricorso presentati dalla difesa. A causa di una svista, ha completamente ignorato il secondo atto, i cui contenuti non erano sovrapponibili al primo, viziando così la valutazione complessiva del caso.

Cosa succede dopo che la Cassazione riconosce un errore di fatto in una sua sentenza?
La Corte adotta una procedura in due fasi: prima revoca la sentenza viziata (fase rescindente) e poi fissa una nuova udienza per riesaminare da capo il ricorso originario (fase rescissoria), assicurandosi questa volta di considerare tutti gli atti e gli elementi del processo in modo corretto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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