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Errore di fatto: calcolo termini e ricorso cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una propria ordinanza di inammissibilità a causa di un errore di fatto nel calcolo del termine per impugnare una sentenza d’appello. La Corte aveva erroneamente calcolato la scadenza senza considerare il termine specifico di 60 giorni per il deposito delle motivazioni, indicato nel dispositivo della sentenza impugnata, rendendo così tempestivo il ricorso precedentemente dichiarato tardivo.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto nel Calcolo dei Termini: la Cassazione Annulla la Propria Decisione

Nel processo penale, il rispetto dei termini per le impugnazioni è un cardine fondamentale che garantisce la certezza del diritto. Tuttavia, cosa accade se la stessa Corte di Cassazione commette un errore di fatto nel calcolare questi termini? Una recente sentenza chiarisce come il ricorso straordinario possa porre rimedio a tali sviste, riaprendo un caso precedentemente archiviato per tardività.

I Fatti di Causa

Un imputato, condannato dalla Corte di Appello di Roma, presentava ricorso per cassazione. La Quinta Sezione penale della Corte, tuttavia, dichiarava il ricorso inammissibile perché ritenuto tardivo. Secondo i giudici, il termine per impugnare era scaduto il 9 dicembre 2023, mentre il ricorso era stato depositato solo il 22 gennaio 2024.

La difesa dell’imputato non si arrendeva e proponeva un ricorso straordinario ai sensi dell’art. 625-bis c.p.p., sostenendo che la Corte fosse incorsa in un palese errore di calcolo.

Il Ricorso Straordinario e la Denuncia dell’Errore

Il cuore dell’argomentazione difensiva risiedeva in un dettaglio cruciale ignorato dalla precedente decisione: la sentenza della Corte d’Appello, nel suo dispositivo, aveva fissato un termine di sessanta giorni per il deposito delle motivazioni. Questo elemento spostava in avanti l’intero calcolo dei termini per l’impugnazione.

La difesa sosteneva che la Quinta Sezione avesse commesso una svista percettiva, non leggendo correttamente il dispositivo della sentenza d’appello e basando il proprio calcolo su termini standard non applicabili al caso di specie. L’errore non era quindi di valutazione giuridica, ma una mera cantonata materiale nella lettura degli atti.

Il Corretto Calcolo dei Termini: Un Errore di Fatto Decisivo

La sentenza in esame ricostruisce meticolosamente il calcolo corretto che avrebbe dovuto essere eseguito:

1. La sentenza d’appello è stata emessa il 10 ottobre 2023.
2. Il termine per il deposito delle motivazioni era di 60 giorni, con scadenza il 9 dicembre 2023.
3. Da questa data decorreva il termine di 45 giorni per proporre ricorso, che scadeva il 23 gennaio 2024.
4. A questo termine andavano aggiunti ulteriori 15 giorni (previsti dall’art. 581, comma 1-quater, c.p.p. in caso di assenza dell’imputato nel giudizio d’appello).

Il termine finale per l’impugnazione era quindi il 7 febbraio 2024. Di conseguenza, il ricorso depositato il 22 gennaio 2024 era pienamente tempestivo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Prima Sezione Penale, investita del ricorso straordinario, ha accolto pienamente la tesi difensiva. La Corte ha ribadito che l’errore di fatto, che legittima questo rimedio eccezionale, consiste proprio in una svista percettiva sugli atti del processo. Si tratta di un errore che porta il giudice a decidere sulla base di una premessa fattuale inesistente o travisata, diversa da quella che si sarebbe formata senza tale svista.

Nel caso specifico, la mancata considerazione del termine di sessanta giorni indicato nel dispositivo della sentenza d’appello ha integrato un classico errore di fatto. La Corte ha travisato una risultanza processuale pacifica e decisiva, giungendo a una conclusione (l’inammissibilità per tardività) che altrimenti non avrebbe mai raggiunto. L’ingiustizia della precedente ordinanza era quindi una conseguenza diretta di questo errore materiale.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha revocato la precedente ordinanza di inammissibilità. Ha riconosciuto che il ricorso originario era stato presentato tempestivamente e ha fissato una nuova udienza per la trattazione nel merito. Questa decisione riafferma l’importanza del ricorso straordinario come strumento di garanzia contro gli errori percettivi che possono inficiare la validità di una pronuncia, anche quando questa proviene dal più alto grado di giudizio. Insegna, inoltre, la necessità di un’analisi scrupolosa di ogni dettaglio degli atti processuali, in particolare del dispositivo di una sentenza, da cui dipendono i termini perentori per l’esercizio del diritto di difesa.

Che cos’è un ‘errore di fatto’ che giustifica un ricorso straordinario alla Corte di Cassazione?
L’errore di fatto è una svista o un errore di percezione commesso dalla Corte nella lettura degli atti del giudizio. Non riguarda una valutazione giuridica errata, ma una errata cognizione di risultanze processuali che, se correttamente intese, avrebbero portato a una decisione diversa.

Perché il ricorso originale, inizialmente dichiarato tardivo, è stato poi ritenuto tempestivo?
Perché il calcolo iniziale non aveva tenuto conto del termine di sessanta giorni per il deposito delle motivazioni della sentenza d’appello, termine che era stato esplicitamente indicato nel dispositivo della stessa. Il corretto computo, partendo da quella scadenza, dimostrava che il ricorso era stato depositato ampiamente entro i limiti di legge.

Qual è stata la conseguenza dell’accoglimento del ricorso straordinario?
La conseguenza è stata la revoca dell’ordinanza che dichiarava inammissibile il ricorso originario. La Corte di Cassazione ha quindi fissato una nuova udienza per esaminare nel merito il ricorso precedentemente respinto per ragioni puramente procedurali e basate su un errore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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