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Errore di fatto: calcolo prescrizione e sospensione

La Corte di Cassazione ha revocato una propria precedente sentenza a causa di un errore di fatto nel calcolo dei termini di sospensione della prescrizione. Gli imputati avevano lamentato che 17 giorni erano stati erroneamente conteggiati due volte, sommando un periodo di sospensione per impedimento a quello previsto dalla normativa emergenziale Covid. La Corte, riconoscendo l’ambiguità del calcolo nella precedente motivazione, ha accolto il ricorso, annullato la sentenza e fissato una nuova udienza per la ridefinizione del merito.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Fatto nel Calcolo della Prescrizione: la Cassazione Annulla la Propria Sentenza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10920 del 2024, offre un importante chiarimento sulla correzione dell’errore di fatto e sulle sue conseguenze procedurali, in particolare quando questo incide sul calcolo della prescrizione. La decisione dimostra come anche il massimo organo della giurisdizione possa riconoscere e rettificare una propria svista materiale, garantendo la correttezza del procedimento.

I Fatti del Caso: un Doppio Conteggio nel Periodo di Sospensione

Due imputati hanno presentato ricorso alla Corte di Cassazione per la correzione di un errore di fatto contenuto in una precedente sentenza della stessa Corte (la n. 21902/2023). Secondo i ricorrenti, la Corte aveva commesso una svista nel calcolare il periodo totale di sospensione del termine di prescrizione del reato.

Il problema nasceva dalla sovrapposizione di due distinti periodi di sospensione:
1. Un primo periodo di 53 giorni, dovuto al rinvio di un’udienza per un legittimo impedimento, dal 15 gennaio 2020 al 26 marzo 2020.
2. Un secondo periodo di sospensione legato all’emergenza pandemica da Covid-19, introdotto dalla legge.

I ricorrenti sostenevano che la sentenza impugnata avesse erroneamente conteggiato 17 giorni in più, in quanto il periodo dal 9 marzo al 25 marzo 2020 era stato incluso sia nel calcolo della sospensione per impedimento, sia nel successivo calcolo legato alla normativa Covid. Il calcolo corretto, a loro avviso, avrebbe dovuto considerare un’unica sospensione complessiva, senza duplicazioni.

L’Analisi della Corte e la Correzione dell’Errore di Fatto

La Suprema Corte, riesaminando la motivazione della propria precedente sentenza, ha ritenuto fondate le doglianze dei ricorrenti. Ha osservato che la formulazione utilizzata nella sentenza del 2023 si prestava effettivamente a un’interpretazione ambigua. In particolare, il testo menzionava prima il periodo di 53 giorni di sospensione fino al 26 marzo 2020, ma specificava che tale computo appariva limitato fino all’8 marzo, “poiché dal 9 marzo opera la sospensione c.d. Covid”.

Questa frase ha generato l’incertezza interpretativa che costituisce l’essenza dell’errore di fatto. La Corte ha riconosciuto che tale formulazione poteva aver indotto a un calcolo errato, sovrapponendo parzialmente i due periodi. Pertanto, ha concluso che era necessario accogliere il ricorso nella sua fase rescindente, ovvero quella in cui si accerta l’errore e si annulla il provvedimento viziato.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si basa sull’istituto della correzione dell’errore di fatto previsto dall’articolo 625-bis del codice di procedura penale. Questo strumento consente di rimediare a sviste materiali o a errori percettivi che non riguardano l’interpretazione di norme giuridiche, ma la constatazione di fatti processuali.

Nel caso specifico, l’errore non era di natura giuridica (cioè su come si applica la legge sulla prescrizione), ma puramente materiale e di calcolo. La Corte ha ritenuto che la lettura della precedente motivazione giustificasse il dubbio sollevato dai ricorrenti. L’accoglimento del ricorso è stato dunque un atto dovuto per ripristinare la correttezza formale e sostanziale del calcolo dei termini procedurali, un elemento fondamentale per la garanzia dei diritti della difesa.

Di conseguenza, la Corte ha revocato la propria precedente sentenza e ha fissato una nuova udienza per la cosiddetta fase rescissoria, durante la quale il ricorso originario verrà riesaminato alla luce del corretto computo dei termini di prescrizione.

Le Conclusioni

Questa pronuncia sottolinea l’importanza cruciale della precisione nel calcolo dei termini processuali, come la prescrizione. Un errore di fatto, anche se apparentemente di lieve entità come il doppio conteggio di pochi giorni, può avere conseguenze decisive sull’esito di un processo. La decisione ribadisce che il sistema giudiziario prevede meccanismi di autocorrezione, applicabili anche ai più alti livelli di giudizio, per assicurare che le decisioni si fondino su presupposti fattuali esatti. La revoca di una propria sentenza da parte della Cassazione e la fissazione di una nuova udienza testimoniano la centralità del principio del giusto processo e la volontà di emendare qualsiasi vizio che possa comprometterlo.

Cos’è un errore di fatto che può portare alla revoca di una sentenza della Cassazione?
Un errore di fatto, secondo la sentenza, è una svista materiale nel calcolo dei termini, come un doppio conteggio di un periodo di sospensione della prescrizione, che non implica una valutazione giuridica ma un’errata percezione di un dato oggettivo.

Perché la Corte ha revocato la sua precedente sentenza?
La Corte ha revocato la sentenza perché ha riconosciuto che la motivazione conteneva una formulazione ambigua sul calcolo dei periodi di sospensione della prescrizione, che si prestava a un’interpretazione errata e a un possibile doppio conteggio di 17 giorni, configurando così un errore di fatto.

Cosa succede dopo che la Corte di Cassazione revoca una sua sentenza per errore di fatto?
Dopo aver accertato l’errore e revocato la sentenza (fase rescindente), la Corte fissa una nuova udienza per riesaminare il caso nel merito alla luce della correzione apportata (fase rescissoria). In questo caso, è stata fissata una nuova udienza per l’11 aprile 2024.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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