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Elezione domicilio: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30558/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso contro un’ordinanza della Corte di Appello. Il motivo risiede nella mancata presentazione materiale dell’atto di elezione di domicilio contestualmente al deposito dell’appello. La Corte ha sottolineato che, ai sensi dell’art. 581, comma 1-ter, c.p.p., non è sufficiente menzionare il domicilio nell’epigrafe dell’atto, ma è necessario depositare fisicamente il documento relativo, a pena di inammissibilità.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione Domicilio e Appello Penale: Guida Pratica per Evitare l’Inammissibilità

Nel labirinto delle norme processuali, un dettaglio formale può determinare il destino di un’impugnazione. La corretta elezione di domicilio è uno di questi dettagli cruciali, come ribadito dalla Corte di Cassazione nella recente sentenza n. 30558 del 2024. Questa pronuncia offre un chiarimento fondamentale sui requisiti previsti dall’articolo 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale, la cui inosservanza conduce a una conseguenza drastica: l’inammissibilità dell’appello. Analizziamo insieme la decisione e le sue implicazioni pratiche per la difesa.

Il Contesto del Caso: L’Appello Dichiarato Inammissibile

Due imputati si sono visti dichiarare inammissibile il proprio appello dalla Corte territoriale. La ragione? La mancata presentazione, insieme al ricorso, dell’atto di elezione di domicilio. La difesa ha sostenuto davanti alla Corte di Cassazione che tale adempimento fosse stato soddisfatto, poiché il domicilio era stato indicato in grassetto nell’epigrafe, ovvero nell’intestazione, dell’atto di appello stesso. La questione giunta al vaglio dei giudici di legittimità era quindi se una semplice menzione potesse sostituire il deposito materiale del documento richiesto dalla legge.

L’Elezione di Domicilio: Il Dibattito Giurisprudenziale

La Corte, prima di decidere, ha dato atto dell’esistenza di un contrasto interpretativo sull’applicazione dell’art. 581, comma 1-ter, c.p.p., in particolare riguardo al momento in cui l’elezione di domicilio debba essere effettuata.

L’Orientamento Rigoroso

Secondo un primo orientamento, l’elezione o la dichiarazione di domicilio deve essere necessariamente successiva alla pronuncia della sentenza che si intende impugnare. Questo perché la nuova formulazione dell’art. 164 c.p.p. ha limitato la durata di validità dell’elezione fatta nel grado precedente, rendendo necessaria una rinnovazione.

L’Orientamento Flessibile

Un secondo orientamento, più garantista, sostiene invece che, per l’imputato non processato in assenza, anche l’elezione di domicilio effettuata nel corso del primo grado di giudizio possa essere valida. La condizione, però, è che tale atto sia depositato unitamente all’atto di appello.

La Decisione della Cassazione: Un Requisito Inderogabile

Pur in presenza di questo dibattito, la Cassazione ha individuato un punto fermo e comune a entrambi gli orientamenti: la necessità del deposito materiale dell’atto. La norma richiede che la dichiarazione o l’elezione di domicilio sia “depositata, a pena di inammissibilità, unitamente all’atto d’impugnazione”.

Il ricorso è stato quindi dichiarato inammissibile.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Corte è netta e si fonda su un’interpretazione letterale e logica della norma. I giudici hanno chiarito che il requisito imposto dal legislatore non è la semplice comunicazione di un indirizzo, ma il deposito di un atto formale. Affermare nell’appello di aver eletto domicilio in un certo luogo non equivale a depositare l’atto che comprova tale elezione. La legge richiede un adempimento specifico: la produzione fisica del documento contestualmente al ricorso. Nel caso di specie, i ricorrenti si sono limitati a menzionare il domicilio, omettendo di allegare e depositare il relativo verbale o dichiarazione formale. Questa omissione ha integrato la violazione dell’art. 581, comma 1-ter, c.p.p., rendendo l’appello irrimediabilmente inammissibile, senza che la Corte potesse entrare nel merito delle questioni sollevate.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

La sentenza n. 30558/2024 funge da monito per tutti gli operatori del diritto. Per evitare declaratorie di inammissibilità, non è sufficiente indicare il domicilio eletto nell’atto di appello. È invece imperativo che il documento formale di elezione di domicilio (o la dichiarazione) sia materialmente allegato e depositato in cancelleria insieme all’atto di impugnazione. Indipendentemente da quando sia stata fatta l’elezione – se prima o dopo la sentenza di primo grado – il suo deposito contestuale all’appello è un passaggio non negoziabile che garantisce la validità dell’impugnazione e il diritto di accesso al secondo grado di giudizio.

È sufficiente menzionare l’elezione di domicilio nell’atto di appello per renderlo valido?
No, la sentenza chiarisce che non è sufficiente menzionare l’elezione di domicilio nell’epigrafe dell’atto. Il documento di elezione di domicilio deve essere materialmente depositato unitamente all’atto di impugnazione, a pena di inammissibilità.

L’elezione di domicilio fatta nel primo grado di giudizio è sempre valida per l’appello?
La sentenza evidenzia un contrasto giurisprudenziale su questo punto. Un orientamento ritiene necessaria una nuova elezione dopo la sentenza, un altro la ritiene valida se depositata con l’appello. Tuttavia, la Corte non risolve il contrasto, poiché nel caso specifico mancava il deposito materiale e contestuale dell’atto.

Qual è la conseguenza della mancata presentazione dell’atto di elezione di domicilio insieme all’appello?
La conseguenza, come stabilito dall’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale e confermato dalla sentenza, è la dichiarazione di inammissibilità dell’appello. Questo impedisce al giudice di esaminare il merito della questione e rende definitiva la sentenza di primo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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