LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Elezione domicilio appello: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro un’ordinanza della Corte d’Appello. L’appello era stato precedentemente ritenuto inammissibile per la mancata elezione di domicilio appello, requisito formale introdotto dalla Riforma Cartabia (art. 581, comma 1-ter, c.p.p.). La Corte ha stabilito che la semplice indicazione della residenza nella procura speciale non è sufficiente a soddisfare tale onere, confermando la necessità di un atto formale e specifico.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di Domicilio nell’Appello Penale: la Cassazione Fa Chiarezza

L’introduzione di nuovi oneri formali nel processo penale, come l’elezione di domicilio appello a seguito della Riforma Cartabia, ha generato importanti questioni interpretative. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce la portata di questo adempimento, sottolineando l’importanza del rigore formale per la validità dell’impugnazione e le gravi conseguenze, come l’inammissibilità, in caso di omissione.

Il Caso in Esame: Un Appello Dichiarato Inammissibile

La vicenda trae origine dalla condanna di un imputato da parte del Tribunale di primo grado. L’uomo, tramite il suo difensore, proponeva appello avverso la sentenza. Tuttavia, la Corte d’Appello competente dichiarava l’impugnazione inammissibile. La ragione? La mancata allegazione, contestualmente all’atto di appello, della dichiarazione o elezione di domicilio dell’imputato, un requisito introdotto a pena di inammissibilità dall’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale.

L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, proponeva ricorso per cassazione, sostenendo un unico motivo: la Corte d’Appello avrebbe errato a non considerare l’indicazione del suo indirizzo di residenza, contenuto nella procura speciale rilasciata al difensore, come una valida forma di elezione di domicilio.

La Decisione della Corte: il Rigore Formale dell’Elezione di Domicilio Appello

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo a sua volta inammissibile. I giudici hanno confermato la correttezza della decisione della Corte d’Appello, ribadendo che l’onere previsto dalla norma non può essere assolto in modo implicito o informale. L’indicazione della residenza in un altro atto, come la procura speciale, non equivale alla formale dichiarazione o elezione di domicilio richiesta specificamente per la fase dell’impugnazione ai fini della notificazione del decreto di citazione a giudizio.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte fonda la sua decisione su un’interpretazione rigorosa dell’art. 581, comma 1-ter, cod. proc. pen. Questa norma, introdotta dalla cosiddetta “Riforma Cartabia”, è stata concepita per garantire la certezza e la rapidità delle notificazioni nella fase di appello. Per questo motivo, il legislatore ha previsto un adempimento specifico e formale, la cui omissione è sanzionata con la più grave delle conseguenze processuali: l’inammissibilità.

La Corte ha inoltre richiamato un recentissimo intervento delle Sezioni Unite, il quale ha chiarito due punti fondamentali. Primo, sebbene la norma sia stata abrogata dalla L. 114/2024, essa continua a trovare applicazione per tutte le impugnazioni proposte fino al 24 agosto 2024. Secondo, per soddisfare il requisito, è sufficiente che l’atto di impugnazione contenga un richiamo espresso e specifico a una precedente dichiarazione o elezione di domicilio già presente nel fascicolo processuale, in modo da consentirne un’individuazione immediata e inequivocabile. Nel caso di specie, tale richiamo era totalmente assente, rendendo l’appello insanabilmente viziato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa pronuncia ribadisce un principio cruciale per gli operatori del diritto: nel processo penale, la forma è sostanza. L’inosservanza di un onere apparentemente burocratico come l’elezione di domicilio appello può precludere completamente l’accesso al secondo grado di giudizio, con conseguenze irreversibili per l’imputato. Per i difensori, emerge la necessità di prestare la massima attenzione a ogni singolo adempimento richiesto dalla legge, specialmente a quelli introdotti dalle recenti riforme. È fondamentale depositare, insieme all’atto di appello, un documento separato di dichiarazione o elezione di domicilio, o in alternativa, inserire nell’atto stesso un richiamo esplicito, preciso e non equivoco a una precedente elezione già agli atti, specificandone la collocazione nel fascicolo.

È sufficiente indicare la propria residenza nella procura speciale per soddisfare l’obbligo di elezione di domicilio nell’atto di appello?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la semplice indicazione della residenza in un altro documento, come la procura speciale, non è sufficiente. È necessaria una dichiarazione o elezione di domicilio formale e specifica depositata con l’atto di impugnazione, oppure un richiamo espresso e preciso a una precedente elezione già presente nel fascicolo.

La norma sull’elezione di domicilio (art. 581, c. 1-ter c.p.p.), anche se abrogata, si applica ancora?
Sì. Secondo quanto chiarito dalle Sezioni Unite, la disciplina contenuta nella norma, pur essendo stata abrogata dalla legge n. 114 del 9 agosto 2024, continua ad applicarsi a tutte le impugnazioni proposte fino al 24 agosto 2024.

Cosa succede se non si effettua correttamente la dichiarazione o elezione di domicilio con l’atto di appello?
L’omissione della dichiarazione o elezione di domicilio, o di un richiamo valido a una precedente, comporta la sanzione processuale dell’inammissibilità dell’appello. Ciò significa che i giudici non potranno esaminare il merito dell’impugnazione, e la sentenza di primo grado diventerà definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati