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Elezione domicilio appello: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità di un appello penale a causa della mancata indicazione specifica, nell’atto di impugnazione, della preesistente elezione di domicilio. La sentenza chiarisce che, secondo la Riforma Cartabia, non è sufficiente che l’elezione di domicilio sia già presente agli atti, ma è necessario un richiamo espresso e specifico nell’atto di appello per garantire la certezza e celerità delle notifiche. La decisione sottolinea l’onere di collaborazione a carico della parte che impugna.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di Domicilio nell’Appello Penale: la Cassazione Sancisce la Necessità di un Richiamo Esplicito

La Riforma Cartabia ha introdotto significative novità nella procedura penale, mirando a una maggiore efficienza e responsabilizzazione delle parti. Una delle più discusse riguarda i requisiti di ammissibilità dell’atto di appello, in particolare l’obbligo di elezione di domicilio. Con la sentenza in esame (n. 7495/2025), la Corte di Cassazione fornisce un chiarimento cruciale: non basta che una dichiarazione di domicilio esista già agli atti, ma è indispensabile che l’atto di impugnazione la richiami in modo espresso e specifico. Vediamo perché.

Il Caso in Esame: Un Appello Dichiarato Inammissibile

Un imputato, condannato in primo grado, proponeva appello avverso la sentenza. La Corte d’Appello, tuttavia, dichiarava l’impugnazione inammissibile. Il motivo? La violazione dell’articolo 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale, che impone alla parte che impugna di depositare, a pena di inammissibilità, la dichiarazione o l’elezione di domicilio ai fini della notificazione del decreto di citazione a giudizio.

L’imputato, tramite il suo difensore, ricorreva in Cassazione, sostenendo che l’elezione di domicilio presso il difensore era già presente agli atti del giudizio di primo grado e persino menzionata nella sentenza impugnata. A suo avviso, tale requisito era quindi già soddisfatto.

La Questione Giuridica e i Requisiti della Riforma

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione della nuova norma introdotta dalla Riforma Cartabia. La legge richiede un adempimento formale specifico al momento della proposizione dell’impugnazione. L’obiettivo del legislatore è duplice:
1. Responsabilizzare la parte: L’imputato che decide di impugnare deve assumersi un onere collaborativo, fornendo un indirizzo certo per le notifiche.
2. Semplificare e accelerare il processo: Garantire un indirizzo chiaro e inequivocabile agevola il lavoro della cancelleria, rendendo la notifica del decreto di citazione per il giudizio d’appello più rapida e sicura, limitando il ricorso a rimedi successivi come la restituzione nel termine.

La norma, quindi, non è un mero formalismo, ma persegue finalità di efficienza e certezza del diritto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla Elezione di Domicilio

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso infondato, confermando la decisione di inammissibilità. I giudici hanno chiarito che la ratio della norma impone un comportamento attivo e specifico al momento dell’impugnazione. La semplice presenza di una precedente elezione di domicilio nel fascicolo processuale non è sufficiente a soddisfare il requisito di legge.

Richiamando un’importante pronuncia delle Sezioni Unite (informazione provvisoria n. 15/2024), la Corte ha affermato un principio di diritto fondamentale: è necessario che l’atto di impugnazione contenga “il richiamo espresso e specifico ad una precedente dichiarazione o elezione di domicilio e alla sua collocazione nel fascicolo processuale, tale da consentire l’immediata e inequivoca individuazione del luogo in cui eseguire la notificazione.”

Nel caso specifico, l’atto di appello non conteneva alcun riferimento, né esplicito né specifico, alla precedente elezione di domicilio. Questa omissione ha reso l’impugnazione non conforme al dettato normativo, determinandone correttamente l’inammissibilità.

Conclusioni: L’Onere di Chiarezza a Carico del Difensore

La sentenza rappresenta un importante monito per gli operatori del diritto. La Riforma Cartabia ha introdotto oneri di forma che non possono essere trascurati. Per garantire l’ammissibilità di un appello penale, non è più sufficiente fare affidamento su atti pregressi. Il difensore ha il dovere, nell’interesse del proprio assistito e in un’ottica di leale collaborazione con l’autorità giudiziaria, di richiamare esplicitamente nell’atto di impugnazione la dichiarazione o l’elezione di domicilio, specificando dove essa si trovi all’interno del fascicolo. Questo semplice accorgimento è diventato un requisito essenziale per superare il vaglio di ammissibilità e accedere al giudizio di secondo grado.

È sufficiente che un’elezione di domicilio esista già nel fascicolo di primo grado per rendere ammissibile l’appello?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è sufficiente. L’atto di appello deve contenere un richiamo espresso e specifico alla precedente elezione di domicilio e alla sua collocazione nel fascicolo, per consentirne l’immediata individuazione.

Qual è lo scopo della norma che impone l’elezione di domicilio nell’atto di impugnazione?
Lo scopo è duplice: da un lato, responsabilizzare la parte che impugna, imponendole un onere di collaborazione; dall’altro, agevolare e rendere più certo e veloce il procedimento di notificazione del decreto di citazione a giudizio, limitando i rimedi successivi.

Cosa succede se l’atto di appello omette il richiamo specifico all’elezione di domicilio?
L’appello viene dichiarato inammissibile. L’omissione di questo requisito formale, introdotto dalla Riforma Cartabia, impedisce al giudice di esaminare il merito dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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