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Elezione di domicilio: valida per l’appello? Il sì della Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di inammissibilità di un appello. La Corte di Appello aveva respinto l’impugnazione per mancata elezione di domicilio. La Cassazione, in linea con una recente decisione delle Sezioni Unite, ha stabilito che è sufficiente un richiamo espresso e specifico nell’atto di appello a una precedente elezione di domicilio, già presente nel fascicolo, per soddisfare il requisito di legge e garantire il diritto al secondo grado di giudizio.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di domicilio: basta il richiamo a un atto precedente per l’appello

L’elezione di domicilio rappresenta un adempimento cruciale nel processo penale, ma le sue modalità applicative possono generare incertezze. Con la sentenza n. 4911 del 2025, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale: per la validità di un appello, non è necessario un nuovo atto di elezione di domicilio se nell’atto di impugnazione si fa un richiamo specifico a una dichiarazione precedente. Questa decisione, allineata a un recente intervento delle Sezioni Unite, privilegia la sostanza sulla forma, garantendo il diritto di difesa.

Il Caso in Esame: Un Appello Dichiarato Inammissibile

La vicenda ha origine da un’ordinanza della Corte di appello di Bologna, che aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto da un imputato contro una sentenza di primo grado. La ragione? La mancata presentazione di una dichiarazione o elezione di domicilio specifica per il giudizio di appello, come richiesto dall’articolo 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale.

Secondo la Corte territoriale, la norma imponeva un adempimento specifico e successivo alla sentenza di primo grado, non ritenendo sufficiente una precedente elezione di domicilio effettuata dall’imputato in una fase anteriore del procedimento (nella fattispecie, al momento dell’arresto).

I motivi del ricorso e la questione sulla elezione di domicilio

Il difensore dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando l’interpretazione eccessivamente formalistica della Corte di appello. I principali argomenti erano:

1. Validità della precedente elezione: La dichiarazione di domicilio resa al momento dell’arresto, ai sensi dell’art. 161 c.p.p., dovrebbe essere valida per l’intero procedimento, inclusa la notifica del decreto di citazione per l’appello.
2. Coordinamento normativo: Una lettura che richiede un nuovo adempimento renderebbe scoordinate le norme (art. 161 e 581 c.p.p.), imponendo un onere ridondante all’imputato.
3. Assenza di equivoci: Nel fascicolo era presente una sola elezione di domicilio, eliminando qualsiasi possibilità di errore nella notifica.

In subordine, il ricorrente sollevava una questione di legittimità costituzionale della norma, sostenendo che un’interpretazione così restrittiva rendesse ingiustificatamente più difficile l’accesso al secondo grado di giudizio.

La Soluzione delle Sezioni Unite e la Decisione della Cassazione

Il punto centrale della questione era già stato affrontato dalle Sezioni Unite della Cassazione con una decisione del 24 ottobre 2024. In quell’occasione, la Suprema Corte aveva stabilito un principio di diritto dirimente: l’art. 581, comma 1-ter, c.p.p. deve essere interpretato nel senso che è sufficiente che l’impugnazione contenga il richiamo espresso e specifico a una precedente dichiarazione o elezione di domicilio. Tale richiamo deve indicare la collocazione dell’atto nel fascicolo processuale, in modo da consentire un’immediata e inequivocabile individuazione del luogo per le notifiche.

Le motivazioni

Applicando questo principio al caso concreto, la Sesta Sezione Penale ha accolto il ricorso. I giudici hanno rilevato che nel fascicolo era presente un verbale di interrogatorio del 23 marzo 2023 in cui l’imputato aveva chiaramente dichiarato il proprio domicilio. A quel domicilio, pertanto, avrebbe dovuto essere notificato il decreto di citazione in appello.

La decisione della Corte di appello è stata quindi ritenuta errata, in quanto basata su un’interpretazione formalistica e superata dal principio enunciato dalle Sezioni Unite. La Cassazione ha dunque annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata, disponendo la trasmissione degli atti alla Corte di appello di Bologna per la celebrazione del giudizio di merito.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un importante principio di equilibrio tra le esigenze di certezza processuale e la tutela del diritto di difesa. Si chiarisce che l’onere imposto all’appellante non è quello di ripetere un atto già compiuto, ma di assicurarsi che l’atto di impugnazione contenga tutte le informazioni necessarie per una corretta e rapida gestione delle notifiche. Per gli avvocati, ciò significa prestare massima attenzione nella redazione dell’atto di appello, inserendo sempre un riferimento preciso alla dichiarazione di domicilio già agli atti, per evitare di incorrere in declaratorie di inammissibilità che, come dimostra questo caso, possono precludere ingiustamente l’accesso alla giustizia.

È necessario effettuare una nuova elezione di domicilio per presentare un appello?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è necessaria una nuova dichiarazione se nell’atto di impugnazione si include un richiamo espresso e specifico a una precedente elezione di domicilio, indicando la sua esatta collocazione nel fascicolo processuale.

Cosa succede se l’atto di appello non contiene né una nuova elezione di domicilio né il richiamo a una precedente?
In tal caso, l’appello è dichiarato inammissibile, come previsto dall’art. 581, comma 1-ter, c.p.p. La sentenza chiarisce che il richiamo specifico è un’alternativa valida al deposito di un nuovo atto, ma uno dei due elementi deve essere presente.

Qual è la finalità della norma che richiede l’indicazione del domicilio nell’atto di appello?
La norma mira a garantire che l’impugnazione sia espressione di un interesse personale e attuale dell’imputato e, soprattutto, a rendere certa e inequivocabile l’individuazione del luogo dove devono essere effettuate le notificazioni per il giudizio di appello, velocizzando il processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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