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Elezione di domicilio: quando l’appello è valido

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di inammissibilità di un appello. La Corte d’Appello aveva respinto l’impugnazione per la mancata allegazione di una nuova elezione di domicilio. La Cassazione ha chiarito che, per l’imputato presente in primo grado, è sufficiente un richiamo espresso e specifico nell’atto di appello a una precedente dichiarazione di domicilio già presente agli atti, senza necessità di depositarne una nuova.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di domicilio: basta il richiamo a un atto precedente per la validità dell’appello

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale in materia di elezione di domicilio e ammissibilità dell’appello penale. La Corte ha stabilito che, per l’imputato presente durante il processo di primo grado, non è necessario depositare una nuova dichiarazione di domicilio insieme all’atto di impugnazione. È sufficiente, invece, un richiamo specifico a una dichiarazione precedente già contenuta nel fascicolo processuale.

Il Caso: L’Appello Dichiarato Inammissibile

La vicenda trae origine da una decisione della Corte di Appello, che aveva dichiarato inammissibile l’impugnazione presentata da un’imputata condannata in primo grado per diffamazione. La motivazione della Corte territoriale si basava su un vizio formale: la mancata allegazione, all’atto di appello, di una dichiarazione o elezione di domicilio sottoscritta dall’imputata. Secondo i giudici di secondo grado, la semplice indicazione del domicilio nell’intestazione dell’atto o il richiamo a una dichiarazione precedente alla sentenza di primo grado non erano sufficienti a soddisfare il requisito imposto dalla legge.

La Questione Giuridica sull’Elezione di Domicilio

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione dell’articolo 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale (nella sua versione applicabile al caso, precedente all’abrogazione). Questa norma prevedeva, a pena di inammissibilità, il deposito della dichiarazione o elezione di domicilio insieme all’atto di impugnazione.

La difesa dell’imputata ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo un’erronea applicazione della norma. L’argomentazione difensiva si fondava sul fatto che l’imputata aveva presenziato al giudizio di primo grado e che una corretta interpretazione della legge non imponeva la necessità di una nuova dichiarazione post-sentenza. Secondo il ricorrente, una dichiarazione pregressa, già agli atti, era sufficiente a integrare il presupposto di ammissibilità, a differenza di quanto previsto per l’imputato assente dal successivo comma 1-quater della stessa norma.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici hanno chiarito la portata dell’onere imposto dall’art. 581, comma 1-ter c.p.p., richiamando un precedente e autorevole intervento delle Sezioni Unite.

Le Sezioni Unite avevano già risolto un contrasto giurisprudenziale, stabilendo un principio di diritto chiaro: per l’imputato che non è stato assente nel grado precedente, non è necessaria una nuova dichiarazione di domicilio. È invece sufficiente che l’impugnazione contenga un richiamo espresso e specifico a una precedente dichiarazione o elezione di domicilio e alla sua collocazione nel fascicolo. Tale richiamo deve essere tale da consentire l’immediata e inequivoca individuazione del luogo dove eseguire la notificazione.

La Corte ha sottolineato la differenza con l’ipotesi dell’imputato assente (regolata dal comma 1-quater), per cui la legge richiede esplicitamente un mandato specifico e una dichiarazione rilasciati dopo la pronuncia della sentenza. Per l’imputato presente, invece, la logica è quella di semplificare l’adempimento, valorizzando atti già compiuti, a condizione che siano chiaramente richiamati.

Le Conclusioni

Nel caso di specie, l’imputata aveva presenziato al giudizio e nell’atto di appello era presente un espresso richiamo alla dichiarazione di domicilio resa in una data precedente. In applicazione dei principi enunciati, la Corte di Cassazione ha ritenuto l’ordinanza della Corte d’Appello illegittima.

Di conseguenza, l’ordinanza è stata annullata senza rinvio e gli atti sono stati trasmessi nuovamente alla Corte d’Appello per la prosecuzione del giudizio. Questa sentenza ribadisce un importante principio di garanzia, evitando che un eccessivo formalismo possa compromettere il diritto di difesa, e chiarisce che l’elezione di domicilio può essere validamente effettuata anche tramite un richiamo puntuale a un atto precedente, purché l’imputato non fosse assente nel precedente grado di giudizio.

Per presentare appello, è sempre necessario allegare una nuova dichiarazione di domicilio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, per l’imputato che ha presenziato al giudizio di primo grado non è necessario depositare una nuova dichiarazione, a differenza di quanto previsto per l’imputato assente.

Cosa è sufficiente per adempiere all’onere relativo alla elezione di domicilio in appello?
Per l’imputato presente in primo grado, è sufficiente che l’atto di impugnazione contenga un richiamo espresso e specifico a una precedente dichiarazione o elezione di domicilio già presente nel fascicolo processuale, in modo da consentirne una facile individuazione.

Qual è stata la conseguenza della decisione della Cassazione in questo specifico caso?
La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza che dichiarava inammissibile l’appello e ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte di Appello di competenza, la quale dovrà ora procedere con l’esame del merito dell’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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