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Elezione di domicilio: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23194/2025, ha confermato l’inammissibilità di un appello penale a causa della generica indicazione della elezione di domicilio. Il ricorso dell’imputato è stato respinto perché l’atto di impugnazione, pur menzionando un domicilio eletto, non specificava in modo chiaro e inequivocabile l’atto e la data della precedente dichiarazione, rendendone impossibile l’immediata individuazione nel fascicolo processuale. La Corte ha ribadito che un richiamo generico non è sufficiente a soddisfare i requisiti di legge.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di Domicilio: L’Appello è Inammissibile Senza un Riferimento Specifico

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 23194/2025) ha ribadito un principio fondamentale in materia di procedura penale: la corretta elezione di domicilio è un requisito cruciale per la validità di un’impugnazione. Un riferimento generico alla domiciliazione presso il difensore, senza indicazioni precise che ne permettano l’immediata individuazione nel fascicolo, rende l’appello inammissibile. Questa decisione, basata su un importante pronunciamento delle Sezioni Unite, sottolinea l’onere di collaborazione che grava sull’imputato e sul suo difensore per garantire l’efficienza del processo.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato in primo grado dal Tribunale di Brindisi con rito abbreviato per reati fallimentari, proponeva appello tramite il suo difensore. La Corte d’Appello di Lecce, tuttavia, dichiarava l’impugnazione inammissibile. Il motivo? L’atto di appello si limitava a indicare che l’imputato era domiciliato presso lo studio del legale, senza specificare in quale atto e in quale data tale elezione di domicilio fosse stata formalizzata.

Contro questa decisione, l’imputato presentava ricorso per cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avrebbe dovuto ricercare d’ufficio nel fascicolo processuale la precedente dichiarazione di domicilio. A suo avviso, un’interpretazione meno formalistica della norma avrebbe dovuto prevalere.

La Disciplina sull’Elezione di Domicilio nell’Appello

La questione ruota attorno all’interpretazione dell’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale, una norma (ora abrogata ma applicabile ai fatti di causa) introdotta per snellire le notificazioni e garantire la celere definizione dei processi. Le Sezioni Unite della Cassazione (sentenza n. 13808/2024) avevano già chiarito la portata di questa disposizione, optando per un approccio flessibile ma non per questo privo di rigore.

Le Sezioni Unite hanno stabilito che non è sempre necessario depositare una nuova dichiarazione di domicilio insieme all’appello. È sufficiente che l’atto di impugnazione contenga un richiamo espresso, specifico e inequivocabile a una precedente dichiarazione già presente agli atti, in modo da consentire al personale di cancelleria di individuare immediatamente e senza incertezze il luogo per le notifiche.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso infondato, confermando la decisione dei giudici d’appello. Il principio di fondo è che la norma processuale mira a porre sull’imputato un preciso onere di collaborazione. Lo scopo è semplificare e accelerare le procedure di notifica, evitando al personale amministrativo complesse e dispendiose ricerche all’interno di fascicoli processuali spesso voluminosi.

Nel caso specifico, l’atto di appello conteneva solo un riferimento generico all’elezione di domicilio presso lo studio legale. Mancava qualsiasi indicazione utile alla sua rapida localizzazione, come la data della dichiarazione, l’udienza in cui era stata resa o l’atto specifico a cui era allegata (es. verbale di interrogatorio, avviso di conclusione indagini, etc.).

Questo richiamo vago e generico, secondo la Corte, non soddisfa i requisiti di specificità e chiarezza richiesti. Non permette l'”immediata individuazione nel fascicolo processuale” e quindi non garantisce la rapida e certa notificazione del decreto di citazione a giudizio. Di conseguenza, la sanzione dell’inammissibilità è stata correttamente applicata.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre un’importante lezione pratica per gli operatori del diritto. Per evitare l’inammissibilità dell’appello, non è sufficiente menzionare genericamente un’avvenuta elezione di domicilio. È indispensabile che l’atto di impugnazione fornisca indicazioni precise che permettano di rintracciare senza difficoltà la relativa dichiarazione nel fascicolo. Ad esempio, è opportuno specificare: “come da elezione di domicilio depositata in data…” oppure “effettuata nel corso dell’udienza del… dinanzi al Giudice…”. Questo rigore formale non è un mero formalismo, ma uno strumento essenziale per assicurare l’efficienza e la celerità della giustizia penale, nel rispetto dei diritti di tutte le parti processuali.

Per evitare l’inammissibilità dell’appello, come deve essere indicata l’elezione di domicilio?
L’atto di appello deve contenere un richiamo chiaro, specifico e inequivocabile a una precedente dichiarazione o elezione di domicilio già presente nel fascicolo. Questo richiamo deve permettere l’immediata individuazione del documento e del luogo per le notifiche, senza necessità di indagini da parte della cancelleria.

Un riferimento generico al fatto che l’imputato è domiciliato presso il suo avvocato è sufficiente?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un generico richiamo non è sufficiente perché non consente l’immediata individuazione nel fascicolo processuale dell’atto specifico con cui è stata formalizzata l’elezione di domicilio.

Il giudice ha l’obbligo di cercare nel fascicolo la dichiarazione di domicilio se non è specificamente indicata nell’atto di appello?
No. La norma processuale pone un preciso onere di collaborazione a carico della parte che impugna. Lo scopo è proprio quello di sgravare il personale di cancelleria da ricerche complesse e dispendiose, garantendo l’efficienza e la celerità del procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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