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Elezione di domicilio: obbligo per senza fissa dimora

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un condannato senza fissa dimora, la cui richiesta di affidamento in prova era stata dichiarata inammissibile per mancata elezione di domicilio. La Corte ha chiarito che la condizione di ‘senza fissa dimora’ non è equiparabile a quella di ‘irreperibile’ e non esonera dall’obbligo di indicare un domicilio per le notifiche, un requisito fondamentale per la celerità del procedimento di sorveglianza.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di Domicilio: Un Requisito Inderogabile anche per i Senza Fissa Dimora

L’accesso alle misure alternative alla detenzione è un momento cruciale nell’esecuzione della pena, ma è subordinato a precisi requisiti procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce l’importanza dell’elezione di domicilio da parte del condannato non detenuto, chiarendo che neppure la condizione di ‘senza fissa dimora’ può giustificare un’eccezione. Questa pronuncia offre spunti fondamentali per comprendere la ratio della norma e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Un condannato presentava, tramite il proprio difensore, un’istanza per ottenere l’affidamento in prova al servizio sociale. Il Tribunale di Sorveglianza, tuttavia, dichiarava la richiesta inammissibile. La ragione? L’istante non aveva provveduto a dichiarare o eleggere un domicilio, adempimento richiesto a pena di inammissibilità dall’articolo 677, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

Il Ricorso in Cassazione: La Tesi del Condannato

Contro questa decisione, il difensore proponeva ricorso per cassazione. La tesi difensiva si basava su un’argomentazione precisa: il proprio assistito era un soggetto ‘senza fissa dimora’ e, di conseguenza, la sua situazione doveva essere equiparata a quella di un soggetto ‘irreperibile’. Secondo un’interpretazione delle Sezioni Unite, per l’irreperibile l’obbligo di elezione di domicilio non si applica. Il difensore sosteneva che, non avendo mai avuto contatti diretti con l’assistito (domiciliato d’ufficio presso il suo studio), era impossibile adempiere a tale onere, rendendo l’obbligo inesigibile.

Elezione di Domicilio: L’Analisi della Corte

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, ritenendo le censure infondate. I giudici hanno chiarito che la tesi volta a equiparare la condizione di ‘senza fissa dimora’ a quella di ‘irreperibile’ non può essere accolta. Le due figure, infatti, sono giuridicamente e fattualmente distinte.

La ratio della norma che impone l’elezione di domicilio è duplice:
1. Garantire la celerità del procedimento: un domicilio certo permette di effettuare le notifiche in modo rapido ed efficace.
2. Evitare sottrazioni alla giustizia: assicura che il condannato rimanga reperibile e non si sottragga all’esecuzione della pena.

La disposizione è considerata tassativa e non ammette equipollenti. L’eccezione prevista per il latitante o l’irreperibile si fonda su una presunzione di impossibilità oggettiva di contatto tra il difensore e l’assistito, una situazione che deve risultare formalmente dagli atti. La condizione di ‘senza fissa dimora’, invece, non comporta automaticamente una simile impossibilità.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando diversi punti chiave. In primo luogo, l’obbligo di corredare l’istanza con la dichiarazione o elezione di domicilio è un onere preciso che grava sul condannato (e, per esso, sul difensore che agisce in suo nome). Le Sezioni Unite hanno chiarito che solo una situazione di irreperibilità o latitanza, formalmente accertata, può rendere l’obbligo inesigibile, in quanto crea una presunzione di interruzione del rapporto tra avvocato e cliente.

La condizione di ‘senza fissa dimora’ non genera una tale presunzione. Anzi, è proprio in queste situazioni di maggiore incertezza che l’esigenza di un domicilio certo per le notifiche si fa più stringente. La Corte ha inoltre osservato, come elemento dirimente, che nel caso di specie lo status di ‘senza fissa dimora’ era stato solo affermato dal ricorrente, ma non documentato in alcun modo, privando la censura di qualsiasi fondamento concreto.

Conclusioni

La sentenza riafferma un principio procedurale di fondamentale importanza: l’elezione di domicilio è un requisito imprescindibile per il condannato libero che chiede una misura alternativa. La condizione di essere senza fissa dimora non costituisce una valida giustificazione per omettere tale adempimento. La pronuncia distingue nettamente questa situazione da quella dell’irreperibile, per il quale l’ordinamento prevede un’eccezione basata su presupposti diversi. Per i professionisti legali, ciò significa che è essenziale adoperarsi per ottenere dal proprio assistito, anche se privo di un’abitazione stabile, l’indicazione di un luogo valido per le notifiche, al fine di non incorrere in una declaratoria di inammissibilità dell’istanza.

Un condannato ‘senza fissa dimora’ è esentato dall’obbligo di eleggere domicilio per chiedere una misura alternativa?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la condizione di ‘senza fissa dimora’ non esonera dall’obbligo di dichiarare o eleggere domicilio, previsto a pena di inammissibilità dall’art. 677, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

La situazione di una persona ‘senza fissa dimora’ può essere equiparata a quella di un ‘irreperibile’ ai fini processuali?
No, la sentenza chiarisce che le due condizioni non sono equiparabili. L’eccezione all’obbligo di elezione di domicilio vale solo per il condannato formalmente dichiarato irreperibile o latitante, poiché in tali casi si presume l’impossibilità di contatto tra difensore e assistito.

Qual è lo scopo dell’obbligo di eleggere domicilio nel procedimento di sorveglianza?
Lo scopo è duplice: garantire la speditezza del procedimento, assicurando un domicilio certo per le notifiche, e prevenire che il condannato si sottragga alla corretta esecuzione della pena detentiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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