LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Elezione di domicilio: obbligo con l’appello penale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18605/2024, ha confermato l’inammissibilità di un appello penale perché non accompagnato da una nuova e specifica elezione di domicilio. La Corte ha stabilito che, a seguito della Riforma Cartabia, la dichiarazione di domicilio fatta in fasi precedenti del procedimento non è più valida per il giudizio d’appello, rendendo obbligatorio un nuovo atto per garantire la certezza delle notifiche e la celerità del processo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di Domicilio: Perché è Obbligatoria con l’Appello Penale

Con la recente sentenza n. 18605 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale post Riforma Cartabia: l’obbligo di una nuova elezione di domicilio al momento della proposizione dell’appello. La decisione ribadisce un principio rigoroso: l’omissione di questo adempimento comporta la sanzione più severa, l’inammissibilità dell’impugnazione, bloccando di fatto l’accesso al secondo grado di giudizio. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia per comprenderne la portata e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: un Appello Bloccato sul Nascere

Il caso trae origine da una condanna in primo grado emessa dal Tribunale di Roma per un reato previsto dalla normativa sugli stupefacenti. Il difensore dell’imputato presentava appello, ma la Corte d’Appello di Roma lo dichiarava inammissibile. Il motivo? L’atto di impugnazione non era corredato dalla necessaria dichiarazione o elezione di domicilio, come richiesto dall’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale, introdotto dal d.lgs. n. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia).

La difesa sosteneva che un’elezione di domicilio era già stata effettuata in una fase precedente del procedimento, specificamente all’atto della convalida dell’arresto. Tale adempimento, secondo il legale, doveva ritenersi ancora valido. La Corte d’Appello, tuttavia, respingeva questa tesi, ritenendo indispensabile una nuova dichiarazione contestuale all’appello. Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso per cassazione, lamentando un’erronea interpretazione della legge e un eccessivo formalismo.

La Decisione della Cassazione e l’obbligo di una nuova elezione di domicilio

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando in toto la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno chiarito che l’interpretazione corretta della nuova normativa non lascia spazio a dubbi: la elezione di domicilio effettuata nel corso del giudizio di primo grado non ha più validità per il successivo grado di appello.

Il fulcro del ragionamento risiede nella modifica dell’art. 164 del codice di procedura penale. Prima della Riforma Cartabia, questa norma prevedeva che l’elezione di domicilio fosse valida “per ogni stato e grado del procedimento”. Questa dicitura è stata soppressa dal legislatore del 2022. Tale eliminazione non è casuale, ma risponde a una precisa volontà di segmentare la validità della dichiarazione, legandola a specifiche fasi processuali.

La Ratio della Nuova Norma: Celerità e Certezza

La Corte ha spiegato che la ratio legis di questa modifica è duplice. Da un lato, si vuole garantire la celerità del processo, assicurando che le notifiche per il giudizio d’appello avvengano in un luogo certo e attuale, indicato specificamente per quella fase. Dall’altro, si intende rafforzare la certezza della conoscenza del processo da parte dell’imputato, imponendo un “onere collaborativo” che lo coinvolga attivamente nel momento in cui decide di impugnare la sentenza.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha respinto l’argomentazione difensiva secondo cui tale requisito costituirebbe un “eccessivo formalismo”, in contrasto con il diritto di difesa e l’art. 6 della CEDU. Secondo i giudici, non si tratta di un cavillo burocratico, ma di un adempimento funzionale al corretto svolgimento del processo. La norma, infatti, mira a valorizzare l’attualità della dichiarazione di domicilio, evitando notifiche a indirizzi non più validi e le conseguenti lungaggini procedurali. L’intervento del legislatore sull’art. 164 c.p.p. è stato radicale e inequivocabile: sopprimendo la validità generale, ha reso necessaria una nuova manifestazione di volontà dell’imputato per ogni fase di impugnazione. Pertanto, allegare una vecchia elezione di domicilio, risalente all’arresto, non soddisfa il requisito di attualità voluto dalla riforma. Si tratta, conclude la Corte, di un sacrificio ragionevole imposto alla parte, pienamente giustificato dall’esigenza di assicurare una celebrazione regolare ed efficiente del processo di secondo grado.

Le Conclusioni

La sentenza n. 18605/2024 consolida un orientamento ormai granitico della giurisprudenza di legittimità. Per i difensori e i loro assistiti, il messaggio è chiaro e perentorio: ogni atto di appello deve essere accompagnato, a pena di inammissibilità, da una dichiarazione o elezione di domicilio effettuata per quello specifico giudizio. Non è più possibile fare affidamento su dichiarazioni rese in precedenza. Questo onere formale, lungi dall’essere un mero orpello, è ora un pilastro fondamentale per garantire l’accesso al secondo grado di giudizio nel rito penale riformato.

È ancora valida per l’appello l’elezione di domicilio fatta all’inizio del procedimento penale, ad esempio durante la convalida dell’arresto?
No. La sentenza chiarisce che, a seguito della Riforma Cartabia, la validità della precedente elezione di domicilio non si estende al grado di appello. È obbligatorio depositare una nuova e specifica dichiarazione o elezione di domicilio contestualmente all’atto di impugnazione.

Perché la legge richiede una nuova elezione di domicilio con l’atto di appello?
La norma ha lo scopo di assicurare la certezza e l’attualità del domicilio per le notifiche del giudizio d’appello. Ciò garantisce che l’imputato sia effettivamente a conoscenza del processo a suo carico e contribuisce alla celerità del procedimento, evitando ritardi dovuti a notifiche infruttuose.

Richiedere questo adempimento costituisce un ‘eccessivo formalismo’ contrario al diritto di difesa?
Secondo la Corte di Cassazione, no. Si tratta di un onere collaborativo ragionevole, imposto all’imputato e al suo difensore, finalizzato a garantire la regolarità e la speditezza del processo. Non è considerato una limitazione sproporzionata del diritto di accesso alla giustizia, ma un requisito funzionale al corretto svolgimento del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati