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Elezione di domicilio: obbligo anche per i minori?

Un minore sottoposto alla misura della “permanenza in casa” si vede dichiarare inammissibile l’appello per non aver depositato la dichiarazione di elezione di domicilio. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44829/2024, ha confermato la decisione, chiarendo che l’obbligo di elezione di domicilio previsto dall’art. 581, comma 1-ter, cod. proc. pen. si applica anche a chi è agli arresti domiciliari, a differenza di chi è detenuto in un istituto penitenziario.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di domicilio: Un Obbligo Anche per i Minori in “Permanenza in Casa”?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44829 del 2024, affronta una questione cruciale in materia di impugnazioni penali, stabilendo che l’obbligo di elezione di domicilio si applica anche all’imputato minorenne sottoposto alla misura della “permanenza in casa”. Questa decisione consolida un orientamento maggioritario e chiarisce la portata dell’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale, distinguendo nettamente la posizione di chi si trova agli arresti domiciliari da quella del detenuto in carcere.

Il Caso: Un Appello Dichiarato Inammissibile

I fatti traggono origine da una sentenza del Tribunale per i minorenni di Milano, che aveva condannato un giovane per rapina aggravata e lesioni personali aggravate. L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva appello. Tuttavia, la Corte d’appello di Milano dichiarava l’impugnazione inammissibile. La ragione? L’appellante non aveva depositato, contestualmente all’atto di appello, la dichiarazione o elezione di domicilio, un adempimento richiesto a pena di inammissibilità dall’allora vigente art. 581, comma 1-ter, c.p.p. Al momento della proposizione dell’appello, il minore era sottoposto alla misura cautelare della permanenza in casa.

La Questione Giuridica sull’Elezione di Domicilio

Il ricorso in Cassazione si fondava su un unico motivo: l’erronea applicazione della norma. La difesa sosteneva che l’obbligo di elezione di domicilio dovesse essere circoscritto ai soli casi in cui l’imputato è libero. Secondo questa tesi, non vi sarebbe differenza sostanziale tra un imputato detenuto in carcere (per il quale è pacifico che l’obbligo non sussista) e uno ristretto agli arresti domiciliari. In entrambi i casi, l’autorità giudiziaria conosce il luogo dove reperire l’imputato, rendendo superflua una formale elezione di domicilio ai fini della notifica del decreto di citazione a giudizio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, fornendo un’analisi dettagliata del quadro normativo e consolidando l’orientamento maggioritario.

La Distinzione tra Detenuto in Carcere e agli Arresti Domiciliari

Il punto centrale della decisione risiede nella distinzione, voluta dal legislatore, tra le modalità di notificazione per l’imputato detenuto in un istituto penitenziario e quelle per l’imputato detenuto in un luogo diverso, come la propria abitazione. La Corte sottolinea come l’art. 156, comma 3, c.p.p., come modificato dalla Riforma Cartabia, stabilisca che le notificazioni all’imputato detenuto in luoghi diversi dagli istituti penitenziari sono eseguite secondo le norme ordinarie (art. 157 c.p.p.).

L’Interpretazione Sistematica delle Norme

Questa previsione, secondo la Corte, documenta in modo inequivocabile l’intenzione del legislatore di privilegiare la notificazione presso il luogo di detenzione (con la conseguente non necessità dell’elezione di domicilio) solo per i soggetti reclusi in istituti penitenziari. Per tutti gli altri, inclusi coloro che si trovano in detenzione domiciliare o sottoposti a misure analoghe come la “permanenza in casa”, valgono le regole generali. Di conseguenza, l’onere di depositare la dichiarazione o elezione di domicilio con l’atto di impugnazione rimane pienamente operativo. La ratio è chiara: mentre il detenuto in carcere si trova in un luogo non scelto da lui e gestito da un’amministrazione statale, chi è ai domiciliari si trova in un ambiente privato, sebbene con restrizioni.

L’Irrilevanza dello Stato di Custodia Cautelare

La Corte chiarisce inoltre che essere considerati “in stato di custodia cautelare” (come avviene per chi è agli arresti domiciliari) non implica un’assimilazione automatica al detenuto in carcere per ogni aspetto procedurale. Le regole sulle notificazioni sono specifiche e, in questo caso, differenziate.

Le Conclusioni: L’Obbligo di Elezione di Domicilio è Confermato

In conclusione, la Cassazione ha stabilito che la causa di inammissibilità per omessa elezione di domicilio opera anche nei confronti dell’imputato (anche minorenne) che si trovi agli arresti domiciliari o sottoposto a misure equivalenti. L’appello del giovane è stato quindi definitivamente rigettato. La sentenza ribadisce l’importanza degli adempimenti formali nel processo penale, la cui funzione è quella di garantire la certezza delle comunicazioni e il corretto svolgimento del giudizio, in linea con l’obiettivo del legislatore di personalizzare il gravame e velocizzare i tempi del processo.

L’obbligo di elezione di domicilio per l’appello si applica anche a un minorenne agli arresti domiciliari (o in “permanenza in casa”)?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’obbligo di depositare la dichiarazione o elezione di domicilio, previsto a pena di inammissibilità dall’art. 581, comma 1-ter, c.p.p., si applica anche all’imputato minorenne sottoposto a misure come la permanenza in casa, equiparabile agli arresti domiciliari.

Perché la legge distingue tra chi è detenuto in carcere e chi è agli arresti domiciliari ai fini delle notifiche?
La legge prevede un regime di notificazione privilegiato (consegna diretta nel luogo di detenzione) solo per chi è in un istituto penitenziario. Per chi è ai domiciliari, si applicano le regole ordinarie, che includono l’onere dell’elezione di domicilio in caso di appello. La Corte spiega che questa distinzione è voluta dal legislatore e si basa sulla diversa natura del luogo di restrizione: un istituto pubblico per il carcerato, un luogo privato e familiare per chi è ai domiciliari.

Cosa succede se un imputato agli arresti domiciliari non deposita la dichiarazione o elezione di domicilio con l’atto di appello?
L’appello viene dichiarato inammissibile. Ciò significa che l’impugnazione non viene esaminata nel merito e la sentenza di condanna diventa definitiva, proprio come accaduto nel caso esaminato dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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