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Elezione di domicilio: la Cassazione e l’appello

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità di un appello a causa della mancata indicazione, nell’atto di impugnazione, della prescritta elezione di domicilio. Anche se una dichiarazione di domicilio era già presente agli atti, la Corte ha stabilito che l’atto di appello deve contenere un richiamo espresso e specifico a tale dichiarazione, come onere di collaborazione a carico dell’appellante, per evitare l’inammissibilità del gravame.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di domicilio: un requisito formale che può costare l’appello

Nel processo penale, la forma è sostanza. Un recente pronunciamento della Corte di Cassazione lo ribadisce con forza, soffermandosi su un requisito fondamentale per la validità delle impugnazioni: la corretta elezione di domicilio. Questa sentenza chiarisce che la semplice esistenza di una dichiarazione di domicilio agli atti non è sufficiente se l’atto di appello non la richiama in modo espresso e specifico. Analizziamo insieme la decisione e le sue importanti implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una decisione della Corte di appello di Milano, che aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto dal difensore di un imputato contro una sentenza del Tribunale. La ragione? L’atto di impugnazione era privo della dichiarazione o elezione di domicilio, un requisito prescritto a pena di inammissibilità dall’articolo 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale (norma poi abrogata, ma ancora applicabile ai casi precedenti).

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per Cassazione, sostenendo che una valida elezione di domicilio presso il difensore era già stata effettuata nel corso del primo grado di giudizio e che, pertanto, non fosse necessaria una nuova dichiarazione successiva alla sentenza.

La Decisione sull’Elezione di Domicilio della Corte di Cassazione

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Il cuore della decisione si basa su un principio fondamentale, già affermato dalle Sezioni Unite in una pronuncia dell’aprile 2024. La Corte ha chiarito che, per le impugnazioni proposte fino al 24 agosto 2024, la disciplina dell’art. 581, comma 1-ter, c.p.p. resta pienamente applicabile.

Secondo l’interpretazione fornita, non basta che un’elezione di domicilio esista agli atti. È necessario e sufficiente che l’atto di impugnazione stesso contenga un “richiamo espresso e specifico” a quella precedente dichiarazione e alla sua esatta collocazione nel fascicolo processuale.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è chiara e si fonda su un principio di collaborazione processuale. L’onere di indicare con precisione la dichiarazione o elezione di domicilio valida per le notificazioni grava sulla parte che impugna. Questo requisito non è un mero formalismo, ma ha lo scopo preciso di consentire alla cancelleria l'”immediata e inequivoca individuazione del luogo in cui eseguire la notificazione”.

In altre parole, la Corte ha sottolineato che non spetta alla cancelleria ricercare tra gli atti una possibile elezione di domicilio. È l’appellante, tramite il suo difensore, che deve farsi carico di indicarla chiaramente per prevenire possibili errori e cause di nullità nella citazione per il giudizio di appello. La mancata indicazione, anche in presenza di una sola elezione di domicilio nel fascicolo, rende l’impugnazione inammissibile.

Le Conclusioni

Questa sentenza lancia un monito importante a tutti gli operatori del diritto: la diligenza nella redazione degli atti di impugnazione è cruciale. L’omissione di un riferimento specifico all’elezione di domicilio non è una svista sanabile, ma un vizio che determina la conseguenza più grave: l’inammissibilità dell’appello, precludendo l’esame del merito della questione. Anche a fronte di successive modifiche legislative, i principi di auto-responsabilità e collaborazione processuale rimangono pilastri fondamentali per garantire il corretto svolgimento del processo e la validità degli atti.

È sufficiente che un’elezione di domicilio sia presente nel fascicolo processuale per rendere valido un appello?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è sufficiente. L’atto di appello deve contenere un richiamo espresso e specifico a quella precedente elezione di domicilio e alla sua collocazione nel fascicolo, altrimenti l’impugnazione è inammissibile.

Perché è necessario indicare specificamente l’elezione di domicilio nell’atto di appello?
È necessario per adempiere a un obbligo di collaborazione processuale. Questa indicazione permette alla cancelleria di individuare in modo immediato e senza incertezze il luogo dove notificare gli atti del giudizio di appello, prevenendo così possibili errori o nullità.

La recente abrogazione della norma sull’elezione di domicilio (art. 581, comma 1-ter c.p.p.) si applica a tutti gli appelli?
No. La Corte ha chiarito che la disciplina abrogata dalla legge del 9 agosto 2024 continua ad applicarsi a tutte le impugnazioni che sono state proposte fino alla data del 24 agosto 2024.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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