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Elezione di domicilio: la Cassazione e la Legge Nordio

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 23525/2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso per mancato deposito della dichiarazione di elezione di domicilio, come richiesto dall’art. 581, comma 1-ter, c.p.p. La Corte ha applicato il principio *tempus regit actum*, chiarendo che la successiva abrogazione della norma ad opera della Legge Nordio non sana le impugnazioni proposte quando la precedente disciplina era ancora in vigore. La decisione conferma che i requisiti di ammissibilità sono quelli vigenti al momento della presentazione dell’atto.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di Domicilio: L’impatto della Legge Nordio e il Principio “Tempus Regit Actum”

L’elezione di domicilio nell’atto di impugnazione è stata al centro di un’importante pronuncia della Corte di Cassazione. Con la sentenza n. 23525/2025, i giudici hanno chiarito come la recente abrogazione di una norma, ad opera della Legge Nordio, non salvi le impugnazioni presentate quando la vecchia regola era ancora in vigore. Analizziamo questo caso emblematico, che si fonda sul principio tempus regit actum e segna un punto fermo nella successione delle leggi processuali penali.

I Fatti del Caso: Un Appello Dichiarato Inammissibile

Un imputato proponeva ricorso in Cassazione contro un’ordinanza della Corte d’Appello di Venezia. Quest’ultima aveva dichiarato inammissibile la sua impugnazione avverso una sentenza di primo grado. Il motivo? La mancata osservanza dell’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale, introdotto dalla Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022). Tale norma imponeva, a pena di inammissibilità, di depositare, insieme all’atto di impugnazione, una dichiarazione o elezione di domicilio per le notifiche del giudizio di appello.

Il ricorrente sosteneva che tale adempimento fosse superfluo, poiché aveva già eletto domicilio presso il suo difensore nel corso del primo grado e tutte le notifiche, inclusa quella dell’ordinanza impugnata, erano state regolarmente effettuate.

La Questione Giuridica: Elezione di Domicilio e Successione di Leggi nel Tempo

Il cuore della questione risiede nell’interazione tra due recenti riforme. La Riforma Cartabia aveva introdotto il rigido onere di depositare l’elezione di domicilio con ogni atto di impugnazione. Successivamente, la Legge Nordio (L. 114/2024), entrata in vigore il 25 agosto 2024, ha abrogato questa specifica disposizione.

Il ricorso era stato presentato quando la norma della Cartabia era ancora in vigore, ma la decisione della Cassazione è intervenuta dopo la sua abrogazione. Ci si chiedeva, quindi, quale legge dovesse applicarsi: quella in vigore al momento della presentazione dell’appello o quella, più favorevole, vigente al momento della decisione?

L’Intervento delle Sezioni Unite

La Corte di Cassazione, nel decidere il caso, fa riferimento a una recentissima e fondamentale pronuncia delle Sezioni Unite (sent. n. 13808/2024). Le Sezioni Unite, chiamate a risolvere il contrasto interpretativo, hanno stabilito due principi cardine:

1. Validità della vecchia norma: La disciplina dell’art. 581, comma 1-ter, c.p.p. continua ad applicarsi a tutte le impugnazioni proposte fino al 24 agosto 2024.
2. Modalità di adempimento: L’onere poteva essere assolto non solo depositando una nuova dichiarazione, ma anche tramite un “richiamo espresso e specifico” nell’atto di impugnazione a una dichiarazione già presente agli atti. La semplice esistenza di una precedente elezione di domicilio, non richiamata, non era sufficiente.

Le Motivazioni della Cassazione: L’Applicazione del “Tempus Regit Actum”

Sulla base di questi principi, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Le motivazioni sono chiare e si fondano sul principio generale tempus regit actum. Secondo tale principio, gli atti processuali sono regolati dalla legge in vigore nel momento in cui vengono compiuti. L’atto di impugnazione era stato depositato prima del 25 agosto 2024, quando la legge richiedeva, a pena di inammissibilità, l’elezione di domicilio o il suo richiamo espresso.

Il ricorrente non aveva né depositato una nuova dichiarazione né inserito nell’atto di appello un riferimento specifico a quella già agli atti del primo grado. Di conseguenza, l’impugnazione era nata “viziata” da una causa di inammissibilità. La successiva abrogazione della norma da parte della Legge Nordio non può avere un effetto retroattivo tale da “sanare” un atto che era invalido al momento del suo compimento. La legge processuale, spiegano i giudici, non regola il rapporto giuridico, ma l’atto stesso, e la sua validità va valutata con riferimento al momento in cui esso è posto in essere.

Le Conclusioni: Implicazioni per la Difesa Tecnica

Questa sentenza ribadisce l’importanza cruciale del rispetto delle norme processuali, anche di quelle che possono apparire meri formalismi. Dimostra come la successione di leggi nel tempo debba essere gestita con la massima attenzione dai difensori, poiché un errore procedurale, basato su una norma successivamente abrogata, può comunque portare a conseguenze irreversibili come l’inammissibilità di un’impugnazione. La decisione sottolinea che le riforme legislative non offrono scappatoie per inadempimenti passati, consolidando la certezza del diritto e l’applicazione rigorosa del principio tempus regit actum.

Un appello presentato prima del 25 agosto 2024 doveva contenere la dichiarazione di elezione di domicilio?
Sì. Secondo la Corte, la disciplina contenuta nell’art. 581, comma 1-ter, c.p.p., sebbene abrogata dalla legge del 9 agosto 2024, n. 114, continua ad applicarsi a tutte le impugnazioni proposte fino al 24 agosto 2024, in base al principio tempus regit actum.

Era sufficiente che l’elezione di domicilio fosse già presente negli atti del processo di primo grado?
No. La Corte, richiamando la decisione delle Sezioni Unite, ha stabilito che la sola presenza in atti non era sufficiente. L’onere poteva essere assolto solo con il deposito della dichiarazione contestualmente all’atto di impugnazione o con un richiamo espresso e specifico, contenuto nell’atto stesso, a una dichiarazione già depositata.

La successiva abrogazione della norma può “sanare” un’impugnazione presentata senza rispettare i requisiti allora vigenti?
No. La legge processuale penale applicabile è quella in vigore al momento del compimento dell’atto. Pertanto, una modifica legislativa successiva, come l’abrogazione della norma in questione, non ha effetto retroattivo e non può rendere ammissibile un’impugnazione che era inammissibile al momento della sua presentazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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