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Elezione di domicilio: basta il rinvio nell’appello

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di inammissibilità di un appello. La Corte d’Appello aveva rigettato l’impugnazione per la mancata allegazione della elezione di domicilio. La Cassazione, richiamando una recente decisione delle Sezioni Unite, ha stabilito che per la validità dell’atto è sufficiente un richiamo espresso e specifico a una precedente dichiarazione o elezione di domicilio già presente nel fascicolo processuale, senza necessità di allegarla materialmente di nuovo.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di Domicilio nell’Appello Penale: Basta il Rinvio all’Atto Precedente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale sulla validità degli atti di appello, in particolare riguardo all’obbligo di elezione di domicilio. Con la sentenza in esame, i giudici supremi, allineandosi a un recente intervento delle Sezioni Unite, hanno stabilito che non è necessaria l’allegazione materiale della dichiarazione se l’atto di impugnazione contiene un richiamo espresso e specifico a un’elezione di domicilio già presente nel fascicolo processuale. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una decisione della Corte di Appello di Salerno, che aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto da un imputato avverso una sentenza di primo grado del Tribunale. La ragione dell’inammissibilità era puramente formale: la mancata allegazione all’atto di impugnazione della dichiarazione o elezione di domicilio dell’imputato, un requisito all’epoca previsto dall’articolo 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha quindi presentato ricorso per cassazione, sostenendo che la decisione della Corte territoriale fosse errata. Nel ricorso si evidenziava che l’atto di appello richiamava espressamente, a pagina 2, l’elezione di domicilio effettuata presso lo studio del difensore di fiducia. Inoltre, a supporto di ciò, era stata allegata la nomina stessa del difensore, che confermava tale scelta.

L’Interpretazione della Norma sulla Elezione di Domicilio

La Corte di Cassazione ha affrontato la questione richiamando un principio di diritto recentemente affermato dalle Sezioni Unite con una sentenza del 24 ottobre 2024. Sebbene la norma in questione (art. 581, comma 1-ter, c.p.p.) sia stata abrogata dalla legge n. 114 del 9 agosto 2024, le Sezioni Unite hanno chiarito che essa continua ad applicarsi a tutte le impugnazioni proposte fino al 24 agosto 2024, come nel caso di specie.

Il punto cruciale, tuttavia, risiede nell’interpretazione della norma. Le Sezioni Unite hanno stabilito che il requisito non va inteso in senso eccessivamente formalistico. È infatti sufficiente che l’atto di impugnazione contenga un “richiamo espresso e specifico ad una precedente dichiarazione o elezione di domicilio e alla sua collocazione nel fascicolo processuale”. Tale richiamo deve essere tale da consentire un’individuazione immediata e inequivocabile del luogo scelto per le notificazioni.

Le Motivazioni della Decisione

Alla luce di questo principio, la Suprema Corte ha ritenuto fondato il ricorso. Analizzando gli atti processuali, a cui ha potuto accedere trattandosi di una questione procedurale, ha verificato che nell’atto di appello era effettivamente presente un riferimento esplicito all’elezione di domicilio presso lo studio del difensore. La frase citata era “già nominato in atti e confermato…come da nomina che si allega”.

I giudici hanno constatato che all’appello era stato allegato l’atto con cui l’imputato nominava il proprio difensore di fiducia e procuratore. Questo documento, secondo la Corte, era sufficiente a soddisfare il requisito, poiché permetteva di individuare senza incertezze il domicilio eletto. La decisione della Corte di Appello, basata su una lettura rigida e formalistica della norma, è stata quindi considerata illegittima.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio il provvedimento di inammissibilità e ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte di Appello di Salerno per la celebrazione del giudizio di merito. Questa sentenza rafforza un principio di ragionevolezza e di prevalenza della sostanza sulla forma. Si afferma che, quando un’informazione essenziale come l’elezione di domicilio è già presente e facilmente reperibile nel fascicolo, un semplice ma chiaro rinvio a essa nell’atto di impugnazione è sufficiente a garantirne la validità, evitando declaratorie di inammissibilità che finirebbero per ledere il diritto di difesa per mere questioni formali.

Perché l’appello era stato inizialmente dichiarato inammissibile?
L’appello era stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Appello perché all’atto non era stata materialmente allegata la dichiarazione o elezione di domicilio dell’imputato, come richiesto da una norma all’epoca vigente.

È sempre necessario allegare fisicamente l’elezione di domicilio all’atto di appello?
No. La Corte di Cassazione, seguendo un’interpretazione delle Sezioni Unite, ha chiarito che è sufficiente che l’atto di impugnazione contenga un richiamo espresso e specifico a una precedente elezione di domicilio già presente nel fascicolo, in modo da renderla immediatamente e inequivocabilmente individuabile.

La norma che richiedeva l’allegazione è ancora in vigore?
No, la norma (art. 581, comma 1-ter, cod. proc. pen.) è stata abrogata il 25 agosto 2024. Tuttavia, la Corte ha specificato che essa continua ad applicarsi, secondo l’interpretazione meno formalistica, a tutte le impugnazioni proposte prima di tale data.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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