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Elezione di domicilio: basta il richiamo nell’appello

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di inammissibilità di un appello. La Corte d’appello aveva errato nel richiedere una nuova dichiarazione di domicilio, non ritenendo sufficiente il richiamo a quella già presente nel fascicolo processuale. La Cassazione, con la sentenza qui analizzata, ha stabilito che per una corretta elezione di domicilio è sufficiente un richiamo espresso e specifico nell’atto di impugnazione a una precedente dichiarazione, purché questa consenta un’immediata individuazione del luogo per le notifiche.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di Domicilio nell’Appello Penale: la Cassazione Fa Chiarezza

L’elezione di domicilio è un adempimento cruciale nel processo penale, ma le sue formalità possono talvolta trasformarsi in trappole procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta proprio questo tema, stabilendo un principio di ragionevolezza che privilegia la sostanza sulla forma. La Corte ha chiarito che, ai fini dell’ammissibilità dell’appello, non è necessaria una nuova e autonoma dichiarazione di domicilio se nell’atto è presente un richiamo specifico a quella già effettuata nel primo grado di giudizio.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’ordinanza della Corte d’appello di Cagliari, che aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto da un imputato contro una sentenza del Tribunale di Oristano. La ragione della drastica decisione risiedeva nella presunta mancanza, all’interno dell’atto di impugnazione, della dichiarazione o elezione di domicilio, un requisito allora previsto a pena di inammissibilità dall’articolo 581, comma 1-bis, del codice di procedura penale.

Secondo la Corte territoriale, l’onere non poteva considerarsi assolto tramite un semplice riferimento, nell’intestazione dell’atto, alla domiciliazione già comunicata durante il primo grado. L’imputato, ritenendo ingiusta tale interpretazione formalistica, ha quindi proposto ricorso per cassazione.

Elezione di Domicilio: L’Interpretazione delle Sezioni Unite

Il ricorrente ha lamentato la violazione della norma processuale, sostenendo che la Corte d’appello avesse interpretato il requisito in modo eccessivamente rigoroso. La questione centrale, dunque, era stabilire se un richiamo a una precedente elezione di domicilio potesse essere sufficiente a soddisfare la richiesta della legge.

La Corte di Cassazione, nell’accogliere il ricorso, ha basato la sua decisione su un recente e autorevole intervento delle Sezioni Unite (sentenza n. 13808/2024). Tale pronuncia aveva già chiarito che la norma, sebbene oggi abrogata, deve essere interpretata nel senso che è sufficiente un “richiamo espresso e specifico” alla precedente dichiarazione e alla sua collocazione nel fascicolo. L’obiettivo della legge, infatti, è garantire che il giudice abbia a disposizione un’indicazione chiara e inequivocabile del luogo dove effettuare le notifiche per il giudizio d’appello, non imporre un adempimento meramente burocratico.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso specifico, la Suprema Corte ha osservato che, sebbene l’atto di appello non contenesse una formula esplicita di ri-elezione del domicilio, l’intestazione dell’atto stesso e la nomina del difensore richiamavano l’elezione di domicilio già avvenuta. Questi elementi, secondo i giudici, erano sufficienti a rendere “immediata ed inequivoca l’individuazione del luogo nel quale eseguire le necessarie notifiche”.

A riprova di ciò, la stessa Corte d’appello, nella sua comunicazione alla Cassazione, aveva correttamente indicato il domicilio eletto, dimostrando di averlo individuato senza alcuna difficoltà. Pertanto, l’obiettivo della norma era stato pienamente raggiunto. Dichiarare l’appello inammissibile in un contesto simile rappresentava un’applicazione eccessivamente formalistica della legge, contraria ai principi di effettività della difesa.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un’importante affermazione del principio di prevalenza della sostanza sulla forma. La Corte di Cassazione ha stabilito che i requisiti di ammissibilità delle impugnazioni, pur essendo fondamentali, non devono essere interpretati in modo da creare ostacoli irragionevoli all’esercizio del diritto di difesa. Quando l’informazione necessaria, come il domicilio per le notifiche, è chiaramente e inequivocabilmente desumibile dagli atti già presenti nel fascicolo e richiamata nell’impugnazione, non si può sanzionare la parte con l’inammissibilità. La Corte ha quindi annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata, disponendo la trasmissione degli atti alla Corte d’appello di Cagliari per la celebrazione del giudizio.

È sempre necessaria una nuova e autonoma dichiarazione di domicilio nell’atto di appello penale?
No. Secondo la Cassazione, è sufficiente che l’atto di impugnazione contenga un richiamo espresso e specifico a una precedente dichiarazione o elezione di domicilio già presente nel fascicolo processuale, a condizione che ciò permetta l’immediata e inequivoca individuazione del luogo per le notifiche.

Qual era lo scopo della norma (ora abrogata) che imponeva l’elezione di domicilio nell’atto di impugnazione?
Lo scopo era quello di assicurare la corretta notificazione del decreto di citazione a giudizio per il grado di appello, garantendo che il giudice avesse a disposizione un indirizzo certo e attuale, a pena di inammissibilità dell’impugnazione.

Cosa succede se la Corte d’appello dichiara un appello inammissibile per questo motivo e la Cassazione accoglie il ricorso dell’imputato?
La Corte di Cassazione annulla l’ordinanza di inammissibilità e ordina la trasmissione degli atti alla Corte d’appello. Quest’ultima dovrà quindi procedere con la celebrazione del giudizio di appello che era stato erroneamente bloccato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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