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Elezione di domicilio appello: quando va fatta?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8607/2024, ha chiarito un punto cruciale sulla procedura penale: l’elezione di domicilio per l’appello deve essere effettuata dopo la pronuncia della sentenza di primo grado. La Corte ha dichiarato inammissibile un ricorso poiché l’elezione era avvenuta prima della delibera del Tribunale, stabilendo che tale adempimento serve a garantire la piena consapevolezza dell’imputato riguardo all’impugnazione. Questa decisione sottolinea l’importanza del requisito temporale per l’elezione di domicilio appello.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di Domicilio Appello: la Cassazione chiarisce il momento esatto

Nel processo penale, i requisiti formali non sono semplici cavilli burocratici, ma garanzie fondamentali per le parti coinvolte. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 8607 del 2024, ribadisce questo principio in relazione a un adempimento cruciale: l’elezione di domicilio per l’appello. La Corte ha stabilito con chiarezza che tale dichiarazione, per essere valida, deve essere necessariamente successiva alla pronuncia della sentenza che si intende impugnare. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un imputato da parte del Tribunale di Torino a una pena di sei mesi di reclusione. Il difensore dell’imputato aveva provveduto a effettuare un’elezione di domicilio durante l’udienza del 27 marzo 2023, ma prima che il Tribunale si ritirasse in camera di consiglio per la decisione.

Successivamente, il legale ha presentato appello contro la sentenza di condanna. Tuttavia, la Corte di Appello di Torino, con un’ordinanza dell’11 luglio 2023, ha dichiarato l’appello inammissibile. La ragione? L’atto di impugnazione non era accompagnato da una dichiarazione o elezione di domicilio successiva alla sentenza, come previsto dall’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale. Secondo la Corte territoriale, l’elezione di domicilio effettuata prima della lettura del dispositivo non poteva essere considerata valida ai fini dell’impugnazione.

La Decisione della Corte di Cassazione sull’elezione di domicilio per l’appello

Contro la decisione della Corte d’Appello, il difensore ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che la norma non specifica espressamente l’obbligo che l’elezione di domicilio debba essere successiva alla sentenza. La Suprema Corte, però, ha respinto tale interpretazione, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile.

La Cassazione ha confermato l’orientamento già espresso in precedenza, stabilendo che la dichiarazione o elezione di domicilio, ai sensi dell’art. 581, comma 1-ter, c.p.p., deve intervenire dopo la pronuncia del provvedimento che si intende impugnare. Un atto compiuto in un momento anteriore non è idoneo a soddisfare il requisito di legge.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nella ratio della norma. L’obbligo di allegare all’atto di impugnazione una nuova elezione di domicilio ha lo scopo di garantire con certezza che l’imputato sia pienamente consapevole della presentazione di un gravame per suo conto e che ne condivida la volontà. Questo requisito, introdotto dalla recente riforma, mira a evitare le cosiddette “impugnazioni a sorpresa”, proposte dal difensore senza un effettivo e attuale consenso dell’interessato.

La Corte spiega che, sebbene solo la norma per l’imputato assente (comma 1-quater) specifichi espressamente che il mandato a impugnare debba essere successivo alla sentenza, la finalità è identica a quella prevista per l’imputato presente (comma 1-ter). Per garantire coerenza e unità al sistema processuale, le due disposizioni devono essere lette in combinato. Di conseguenza, solo una dichiarazione di volontà manifestata dopo aver conosciuto il contenuto della decisione da impugnare può offrire la certezza che l’imputato “conosce e vuole” non solo l’esistenza del processo, ma anche la sua prosecuzione in un grado superiore.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame consolida un principio procedurale di fondamentale importanza. Per i difensori e i loro assistiti, la lezione è chiara: l’elezione di domicilio per l’appello non è un adempimento che può essere “anticipato” nel corso del giudizio di primo grado. È un atto specifico che deve essere compiuto ex novo dopo la lettura della sentenza. Qualsiasi elezione di domicilio precedente, anche se effettuata nello stesso giorno della decisione, è inefficace ai fini dell’ammissibilità dell’appello. Questa rigorosa interpretazione impone la massima attenzione nella gestione degli adempimenti post-sentenza per non incorrere in una declaratoria di inammissibilità che precluderebbe la possibilità di un riesame nel merito della vicenda processuale.

Quando deve essere effettuata la dichiarazione o elezione di domicilio per proporre un appello penale?
La dichiarazione o elezione di domicilio deve essere effettuata dopo la pronuncia della sentenza che si intende impugnare.

Un’elezione di domicilio effettuata durante il processo di primo grado è valida ai fini dell’appello?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un’elezione di domicilio effettuata prima della pronuncia della sentenza non è idonea a soddisfare il requisito previsto per l’impugnazione, poiché è necessaria una manifestazione di volontà successiva alla decisione.

Qual è la conseguenza del mancato deposito di una nuova elezione di domicilio successiva alla sentenza?
La conseguenza è la dichiarazione di inammissibilità dell’atto di appello, il quale non verrà quindi esaminato nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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