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Elezione di domicilio appello: la nuova regola

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2024 del 2024, ha confermato l’inammissibilità di un appello penale per mancata ottemperanza al nuovo obbligo di elezione di domicilio. La pronuncia stabilisce che, a seguito della Riforma Cartabia, la precedente dichiarazione di domicilio effettuata nel giudizio di primo grado non è più sufficiente. Per presentare appello, è ora indispensabile una nuova e specifica elezione di domicilio appello, come previsto dall’art. 581, comma 1 ter, c.p.p., pena l’inammissibilità dell’impugnazione.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Appello Penale: L’Elezione di Domicilio è un Requisito Indispensabile

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha consolidato un principio fondamentale introdotto dalla Riforma Cartabia: la necessità di una nuova e specifica elezione di domicilio per l’appello penale. La mancanza di questo adempimento, anche se in precedenza era stato dichiarato un domicilio nel primo grado di giudizio, comporta l’inammissibilità dell’impugnazione. Analizziamo questa importante pronuncia per capire le sue implicazioni pratiche per imputati e difensori.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna per il reato di truffa emessa dal Tribunale di Salerno. L’imputata, tramite il suo difensore, proponeva appello avverso tale sentenza. Tuttavia, la Corte d’appello di Salerno dichiarava l’impugnazione inammissibile. La ragione? La mancata dichiarazione o elezione di domicilio contestuale alla proposizione dell’appello, un requisito introdotto dall’articolo 581, comma 1 ter, del codice di procedura penale.

Il Motivo del Ricorso: L’elezione di domicilio appello era già presente?

La difesa ricorreva in Cassazione sostenendo un’errata applicazione della norma. Secondo il ricorrente, l’imputata era stata presente durante il giudizio di primo grado e, nominando un nuovo difensore, aveva già eletto domicilio presso la propria abitazione. A suo avviso, queste circostanze garantivano già la sua reperibilità, rendendo la nuova formalità richiesta per l’appello un onere superfluo e violato in modo erroneo dalla Corte territoriale. La finalità della norma, ovvero assicurare la reperibilità dell’imputato, sarebbe stata comunque soddisfatta.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, ritenendolo manifestamente infondato e offrendo una lettura chiara e rigorosa della nuova disciplina. I giudici hanno sottolineato che l’introduzione dell’art. 581, comma 1 ter, c.p.p. non è affatto un adempimento superfluo.

La scelta del legislatore, con la Riforma Cartabia, è stata quella di condizionare l’efficacia delle dichiarazioni di domicilio alla specifica fase processuale per cui vengono rese. Se in passato una singola elezione di domicilio poteva valere “per ogni stato e grado del procedimento”, questa regola è stata superata. La nuova norma, letta in combinato disposto con gli articoli 157 ter e 164 c.p.p., impone espressamente che la notificazione dell’atto di citazione a giudizio in appello avvenga esclusivamente presso il domicilio dichiarato o eletto per quella specifica impugnazione.

Di conseguenza, la presenza di una precedente elezione di domicilio negli atti del primo grado è irrilevante. Il giudice d’appello non è più tenuto a ricercare precedenti dichiarazioni; l’onere di fornire un domicilio valido per la notifica ricade interamente sulla parte che impugna. La mancata osservanza di questo onere determina, senza possibilità di sanatoria, l’inammissibilità dell’appello.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza conferma che la Riforma Cartabia ha introdotto un onere formale non derogabile. Per avvocati e assistiti, ciò significa che ogni atto di appello deve contenere, a pena di inammissibilità:
1. La dichiarazione di domicilio dell’imputato.
2. In alternativa, l’elezione di domicilio presso il difensore.

Non è più possibile fare affidamento su dichiarazioni passate. Questa regola, sebbene possa apparire rigida, mira a garantire la certezza e la celerità delle notificazioni nel giudizio di secondo grado, evitando ritardi legati alla ricerca dell’imputato. La pronuncia della Cassazione funge da monito: la massima attenzione agli adempimenti formali è cruciale per non vedere preclusa la possibilità di una revisione della sentenza di primo grado.

Dopo la Riforma Cartabia, è ancora valida per l’appello l’elezione di domicilio fatta in primo grado?
No, la sentenza chiarisce che l’art. 581, comma 1 ter, c.p.p. impone una nuova e specifica dichiarazione o elezione di domicilio per la proposizione dell’impugnazione, rendendo inefficace quella precedente.

Qual è la conseguenza della mancata elezione di domicilio nell’atto di appello?
La conseguenza è la declaratoria di inammissibilità dell’appello, che impedisce al giudice di esaminare il merito della questione.

Perché il legislatore ha introdotto questo nuovo obbligo?
L’intenzione del legislatore è stata quella di condizionare l’efficacia delle dichiarazioni o elezioni di domicilio alla specifica fase processuale a cui si riferiscono, garantendo così una maggiore certezza nell’esecuzione delle notificazioni per il giudizio di impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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