LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Elezione di domicilio appello: la Cassazione decide

Le Sezioni Unite della Cassazione intervengono per risolvere un contrasto giurisprudenziale sull’art. 581, co. 1-ter c.p.p. (introdotto dalla Riforma Cartabia e poi abrogato) relativo all’elezione di domicilio appello. La Corte stabilisce che, per gli appelli proposti prima del 25 agosto 2024, non è necessaria una nuova dichiarazione di domicilio post-sentenza. È sufficiente un richiamo espresso e specifico, nell’atto di impugnazione, a una precedente dichiarazione già presente nel fascicolo processuale. In assenza di tale richiamo, come nel caso di specie, l’appello è inammissibile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di Domicilio nell’Appello Penale: Le Sezioni Unite Fanno Chiarezza

La Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022) ha introdotto numerose novità nella procedura penale, alcune delle quali hanno generato notevoli incertezze applicative. Una di queste riguardava l’obbligo di depositare, a pena di inammissibilità, la dichiarazione o elezione di domicilio appello insieme all’atto di impugnazione. Con la sentenza qui in analisi, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno finalmente sciolto i dubbi, fornendo un’interpretazione equilibrata che bilancia le esigenze di efficienza processuale con il diritto di difesa. Sebbene la norma sia stata recentemente abrogata, questa pronuncia resta fondamentale per tutti i giudizi di appello proposti prima del 25 agosto 2024.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’ordinanza della Corte d’appello di Roma, la quale aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto da un imputato. La ragione era puramente formale: il difensore non aveva depositato, unitamente all’atto di impugnazione, una dichiarazione o elezione di domicilio dell’assistito, come richiesto dall’allora vigente art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale. L’imputato, tramite il suo legale, ha quindi presentato ricorso per cassazione, sostenendo che una valida elezione di domicilio era già presente agli atti del giudizio di primo grado e che, pertanto, una sua duplicazione sarebbe stata un adempimento superfluo. Questa situazione ha portato la questione all’attenzione delle Sezioni Unite per risolvere il contrasto giurisprudenziale sorto sul punto.

Il Requisito dell’Elezione di Domicilio Appello e i Contrastanti Orientamenti

L’articolo 581, comma 1-ter, c.p.p. era stato introdotto con lo scopo di velocizzare la notifica del decreto di citazione per il giudizio di appello, garantendo la conoscenza certa del domicilio dell’imputato. Tuttavia, la sua formulazione laconica ha dato vita a tre diverse interpretazioni:

1. Orientamento Rigorista: Sosteneva la necessità di una dichiarazione nuova, successiva alla sentenza di primo grado e depositata contestualmente all’appello. Una precedente elezione di domicilio non sarebbe stata più valida.
2. Orientamento Intermedio: Riteneva sufficiente l’allegazione o il richiamo a una precedente elezione di domicilio, purché effettuato unitamente all’atto di impugnazione.
3. Orientamento Estensivo: Considerava sufficiente la mera presenza agli atti di una valida elezione di domicilio, anche senza un richiamo specifico nell’atto di appello.

A complicare il quadro, la legge 9 agosto 2024, n. 114, ha abrogato la norma in questione. La Corte ha quindi dovuto affrontare anche una questione di diritto intertemporale, stabilendo che, in base al principio tempus regit actum, la validità dell’appello deve essere valutata secondo la legge in vigore al momento della sua proposizione. Di conseguenza, per tutti gli appelli depositati prima del 25 agosto 2024, la norma abrogata continua a produrre i suoi effetti.

Le Motivazioni della Decisione delle Sezioni Unite

Le Sezioni Unite hanno aderito a un’interpretazione che si colloca a metà strada tra le posizioni più estreme, valorizzando la ratio della norma senza imporre oneri sproporzionati alla difesa. La Corte ha chiarito che l’obiettivo del legislatore era quello di assicurare una rapida e certa notificazione, non di creare un ostacolo ingiustificato al diritto di impugnazione.

Il punto centrale della motivazione risiede nella distinzione testuale tra la disciplina per l’imputato presente (comma 1-ter) e quella per l’imputato assente (comma 1-quater). Solo per quest’ultimo la legge richiede espressamente un mandato a impugnare successivo alla sentenza, contenente una nuova elezione di domicilio, al fine di verificare la sua ‘consapevole’ volontà di impugnare. Tale requisito di posteriorità non è previsto per l’imputato presente.

Di conseguenza, per l’imputato che ha partecipato al primo grado di giudizio, l’esigenza di celerità può essere soddisfatta anche utilizzando una precedente dichiarazione di domicilio. Tuttavia, questa possibilità non è incondizionata. Per evitare che il personale di cancelleria debba compiere complesse ricerche nel fascicolo processuale, con conseguenti ritardi, la Corte ha stabilito che l’onere del difensore non è quello di allegare materialmente il vecchio atto, ma di effettuare un richiamo espresso, specifico e inequivoco nell’atto di impugnazione. Tale richiamo deve indicare la collocazione della precedente dichiarazione nel fascicolo, in modo da consentirne l’immediata individuazione.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

In conclusione, le Sezioni Unite hanno enunciato il seguente principio di diritto: l’onere di deposito della dichiarazione o elezione di domicilio, previsto a pena di inammissibilità dall’art. 581, comma 1-ter, c.p.p., può essere assolto anche con il richiamo espresso e specifico, contenuto nell’atto di impugnazione, a una precedente dichiarazione o elezione di domicilio e alla sua collocazione nel fascicolo processuale, tale da consentire l’immediata e inequivoca indicazione del luogo in cui eseguire la notificazione.

Nel caso specifico, il ricorso è stato rigettato perché l’atto di appello originario era del tutto privo di tale richiamo, rendendo corretta la declaratoria di inammissibilità da parte della Corte territoriale. Questa sentenza, pur riguardando una norma non più in vigore, offre un importante criterio interpretativo per il passato e un monito per il futuro sull’importanza della precisione e della chiarezza nella redazione degli atti processuali, a salvaguardia sia dell’efficienza della giustizia sia del diritto fondamentale alla difesa.

Per l’ammissibilità dell’appello penale è necessaria una nuova elezione di domicilio dopo la sentenza di primo grado?
No. Secondo le Sezioni Unite, per gli appelli proposti sotto la vigenza dell’art. 581, co. 1-ter c.p.p., non è necessario che la dichiarazione o elezione di domicilio sia successiva alla sentenza impugnata, potendosi utilizzare una dichiarazione precedente.

È sufficiente che nel fascicolo esista già una valida elezione di domicilio?
No, la mera presenza nel fascicolo non è sufficiente. È necessario che l’atto di impugnazione contenga un richiamo espresso, specifico e inequivoco a quella precedente dichiarazione e alla sua collocazione negli atti, in modo da renderla immediatamente individuabile.

Questa regola si applica ancora oggi?
No. La legge n. 114 del 9 agosto 2024 ha abrogato l’art. 581, comma 1-ter, c.p.p. a partire dal 25 agosto 2024. Pertanto, la regola descritta dalla sentenza si applica solo alle impugnazioni proposte fino al 24 agosto 2024, mentre per quelle successive l’onere non è più previsto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati