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Elezione di domicilio appello: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30668 del 2024, ha confermato l’inammissibilità di un ricorso per la mancata elezione di domicilio appello. La Corte ha stabilito che, ai sensi dell’art. 581, comma 1-ter, cod. proc. pen., la dichiarazione o elezione di domicilio deve essere depositata contestualmente all’atto di impugnazione, anche per l’imputato non giudicato in assenza. Questa formalità è ritenuta essenziale per garantire la certezza delle notificazioni nel giudizio di secondo grado.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di Domicilio Appello: Un Requisito Indispensabile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito la cruciale importanza di un adempimento processuale introdotto dalla Riforma Cartabia: la elezione di domicilio appello. Con la pronuncia n. 30668 del 2024, i giudici supremi hanno chiarito che l’omesso deposito della dichiarazione o elezione di domicilio, contestualmente all’atto di impugnazione, ne determina l’inammissibilità, anche quando l’imputato non sia stato giudicato in assenza e avesse già eletto domicilio nel primo grado di giudizio.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da un’ordinanza della Corte d’appello di Milano, che dichiarava inammissibile l’appello proposto da un imputato. La ragione era puramente procedurale: la mancata allegazione, all’atto di impugnazione, della dichiarazione o elezione di domicilio per le notifiche del giudizio di secondo grado. L’imputato, che nel primo giudizio era stato qualificato come “libero già presente non comparso” e che aveva regolarmente eletto domicilio presso il suo difensore di fiducia, decideva di impugnare tale ordinanza dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica

Il ricorrente sollevava due motivi principali. In primo luogo, sosteneva che la norma (art. 581, comma 1-ter, cod. proc. pen.) dovesse applicarsi solo agli imputati giudicati in assenza e non a chi, come lui, aveva già un domicilio eletto e valido. In secondo luogo, eccepiva l’illegittimità costituzionale della norma, ritenendola una violazione del diritto di difesa (art. 24 Cost.) e del principio del giusto processo (art. 111 Cost.), in quanto imporrebbe un onere sproporzionato e irragionevole, soprattutto in casi dove non sussiste alcuna difficoltà di notifica.

Le Motivazioni della Cassazione sull’Elezione di Domicilio Appello

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, definendo le censure “manifestamente infondate”. L’analisi dei giudici si è concentrata sull’interpretazione letterale e sistematica della normativa.

La Chiarezza dell’Art. 581, comma 1-ter, cod. proc. pen.

La Corte ha sottolineato come il dettato normativo sia inequivocabile: “Con l’atto d’impugnazione delle parti private e dei difensori è depositata, a pena di inammissibilità, la dichiarazione o elezione di domicilio”. La norma non fa distinzioni tra imputato giudicato in presenza o in assenza. Anzi, la sua generalità è rafforzata dall’esistenza di una disposizione successiva e più specifica, il comma 1-quater, che introduce oneri ancora più stringenti (mandato specifico a impugnare) proprio per il caso dell’imputato assente. Questa differenziazione conferma, a contrario, che il comma 1-ter si applica a tutti gli altri casi, incluso quello dell’imputato presente o non comparso nel primo grado.

La Finalità della Norma sull’Elezione di Domicilio Appello

I giudici hanno inoltre chiarito la ratio della norma. L’obbligo di depositare una nuova elezione di domicilio appello non è un formalismo fine a se stesso. Serve a garantire la certezza e l’efficienza delle notificazioni per la fase di appello, eliminando ogni possibile incertezza sul luogo in cui l’imputato debba essere raggiunto dagli atti del nuovo grado di giudizio. Questo adempimento, definito di “semplice prestazione”, è fondamentale per la corretta instaurazione del contraddittorio e per il regolare svolgimento del processo. La Corte ha specificato che, nel caso in esame, non solo non era stata depositata alcuna dichiarazione, ma l’atto di appello stesso non conteneva alcun riferimento alla precedente elezione di domicilio.

La Manifesta Infondatezza della Questione di Costituzionalità

Infine, la Cassazione ha rigettato la questione di legittimità costituzionale. L’obbligo si applica a tutte le “parti private” e ai “difensori”, senza creare asimmetrie ingiustificate. Non limita il diritto di difesa, ma ne regola le modalità di esercizio per assicurare il corretto funzionamento della giustizia. L’adempimento è semplice e non sproporzionato rispetto all’obiettivo di garantire la certezza del contraddittorio.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale per la pratica forense post-Riforma Cartabia: la dichiarazione o elezione di domicilio è un allegato essenziale dell’atto di appello, la cui mancanza comporta la sanzione più grave, l’inammissibilità. La decisione serve da monito per i difensori, che devono prestare la massima attenzione a questo requisito formale, indipendentemente dalla condizione (presente, non comparso o assente) del proprio assistito nel precedente grado di giudizio, per non pregiudicare irrimediabilmente il diritto all’impugnazione.

È obbligatorio depositare una nuova dichiarazione o elezione di domicilio quando si presenta un appello penale?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che, ai sensi dell’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale, è obbligatorio depositare la dichiarazione o elezione di domicilio contestualmente all’atto di impugnazione, a pena di inammissibilità.

Questa regola si applica anche all’imputato che, pur non essendo stato processato in assenza, aveva già eletto domicilio nel primo grado di giudizio?
Sì, la sentenza chiarisce che la norma ha portata generale e si applica anche all’imputato non giudicato in assenza. L’esistenza di una regola più specifica e severa per l’imputato assente (comma 1-quater) conferma che il comma 1-ter si riferisce a tutti gli altri casi.

L’obbligo di depositare l’elezione di domicilio con l’appello è stato considerato incostituzionale?
No, la Corte di Cassazione ha giudicato la questione di legittimità costituzionale manifestamente infondata. Ha ritenuto che l’obbligo sia una formalità ragionevole e non sproporzionata, finalizzata a garantire la certezza delle notifiche e il corretto svolgimento del processo, senza ledere il diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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