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Elezione di domicilio appello: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha confermato l’inammissibilità di un appello penale a causa della mancata allegazione di una nuova elezione di domicilio contestuale all’atto di impugnazione. Secondo la Corte, la Riforma Cartabia impone, a pena di inammissibilità, che la dichiarazione o elezione di domicilio sia successiva alla sentenza impugnata, rendendo irrilevanti le precedenti elezioni fatte nel corso del primo grado di giudizio. La sentenza sottolinea il rigore formale introdotto dalla nuova normativa per garantire la consapevolezza dell’imputato nel proseguire il percorso giudiziario.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di Domicilio Appello: la Cassazione Conferma la Linea Dura

La recente Riforma Cartabia ha introdotto significative novità nella procedura penale, una delle quali riguarda un adempimento formale cruciale: la elezione di domicilio per l’appello. Con la sentenza n. 23462 del 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito l’assoluta necessità di depositare una nuova dichiarazione di domicilio insieme all’atto di impugnazione, pena la sua inammissibilità. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso che impone massima attenzione a difensori e imputati.

Il Caso in Esame

La vicenda trae origine da un’ordinanza della Corte d’Appello di Milano, che dichiarava inammissibile l’appello proposto da un’imputata contro una sentenza di primo grado. La ragione? La mancata allegazione, all’atto di impugnazione, della dichiarazione o elezione di domicilio richiesta dall’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale.

La difesa dell’imputata ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che tale requisito fosse stato di fatto soddisfatto. L’imputata, infatti, aveva già eletto domicilio presso il difensore in una fase precedente del procedimento e tale elezione era stata confermata in diverse occasioni, tanto che la notifica dell’atto di citazione per il giudizio d’appello era avvenuta correttamente presso lo studio del legale. Secondo la difesa, pretendere un’ulteriore e nuova dichiarazione sarebbe stato un formalismo eccessivo.

La Normativa sull’Elezione di Domicilio Appello

Il punto centrale della questione è la modifica introdotta dal D.Lgs. n. 150/2022 (Riforma Cartabia) all’art. 581 del codice di procedura penale. Il nuovo comma 1-ter stabilisce testualmente che: “con l’atto di impugnazione delle parti private e dei difensori è depositata, a pena di inammissibilità, la dichiarazione o elezione di domicilio, ai fini della notificazione del decreto di citazione a giudizio“.

Questa disposizione mira a garantire che l’imputato sia effettivamente e personalmente a conoscenza dell’impugnazione e del conseguente giudizio, rafforzando il suo diritto a partecipare al processo. La norma si collega alla modifica dell’art. 164 c.p.p., che ha eliminato la durata illimitata dell’elezione di domicilio effettuata nel corso del procedimento, la cui efficacia ora cessa con la pronuncia della sentenza di primo grado.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, definendolo manifestamente infondato e confermando la decisione della Corte d’Appello. Il ragionamento dei giudici è lineare e non lascia spazio a interpretazioni estensive.

Secondo la Corte, la dichiarazione o elezione di domicilio per l’appello non può essere una qualsiasi dichiarazione già presente agli atti del fascicolo. La legge richiede un atto specifico, depositato unitamente all’impugnazione, che sia necessariamente successivo alla pronuncia della sentenza che si intende impugnare.

Non è possibile, quindi, “utilizzare” o “richiamare” una precedente elezione di domicilio formalizzata nel primo grado di giudizio. La ratio della norma è proprio quella di superare la presunzione di continuità del domicilio eletto, richiedendo una manifestazione di volontà attuale e specifica per la fase dell’appello. I giudici hanno sottolineato come questa scelta legislativa, seppur rigorosa, non sia irragionevole né in contrasto con i principi costituzionali o con la CEDU, in quanto mira a limitare le impugnazioni che non derivino da una scelta ponderata e personale della parte, bilanciando tale rigore con l’ampliamento di altri istituti a tutela dell’imputato.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza in commento consolida un principio ormai pacifico: l’onere di depositare una nuova elezione di domicilio con l’atto di appello è un requisito di ammissibilità imprescindibile. Qualsiasi dimenticanza o interpretazione meno formale è destinata a scontrarsi con una declaratoria di inammissibilità, con la conseguenza che la sentenza di primo grado diventa definitiva.

Per gli operatori del diritto, e in particolare per i difensori, questa pronuncia è un monito alla massima diligenza. È fondamentale informare chiaramente i propri assistiti della necessità di questo adempimento dopo la sentenza di primo grado e assicurarsi che l’atto di elezione di domicilio sia redatto, sottoscritto e depositato contestualmente all’atto di appello. Ignorare questa formalità significa precludere al proprio assistito la possibilità di far valere le proprie ragioni nel secondo grado di giudizio.

È ancora valida un’elezione di domicilio effettuata prima della sentenza per proporre appello?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, ai sensi della nuova normativa, con l’atto di impugnazione deve essere depositata una nuova dichiarazione o elezione di domicilio, successiva alla pronuncia della sentenza impugnata.

Cosa succede se non si deposita la nuova elezione di domicilio insieme all’atto di appello?
L’appello viene dichiarato inammissibile. Si tratta di una sanzione processuale che impedisce al giudice di esaminare il merito dell’impugnazione e rende definitiva la sentenza di primo grado.

Questo requisito si applica anche se le notifiche precedenti erano state correttamente effettuate al domicilio eletto presso il difensore?
Sì. La correttezza delle notifiche precedenti non sana la mancanza del deposito di una nuova e specifica elezione di domicilio contestualmente all’atto di appello, come richiesto a pena di inammissibilità dall’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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