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Elezione di domicilio appello: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione conferma l’inammissibilità di un appello penale per mancata elezione di domicilio. La sentenza chiarisce che, per gli atti depositati fino al 24 agosto 2024, non è sufficiente confermare la nomina del difensore, ma è necessario un richiamo espresso e specifico alla precedente dichiarazione di domicilio presente nel fascicolo processuale. La Corte rigetta il ricorso dell’imputato, ribadendo il rigore formale richiesto dalla norma (ora abrogata) dell’art. 581, comma 1-ter, cod. proc. pen.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di Domicilio Appello: la Cassazione Sottolinea il Rigore Formale

Nel processo penale, i requisiti formali non sono semplici cavilli burocratici, ma garanzie essenziali per il corretto svolgimento del giudizio. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio in materia di elezione di domicilio appello, un adempimento cruciale per la validità dell’impugnazione. La Corte ha chiarito che un semplice richiamo alla nomina del difensore non basta a soddisfare le precise richieste della legge, con conseguenze drastiche per l’imputato.

I Fatti del Caso: un Appello Dichiarato Inammissibile

La vicenda trae origine da una condanna per il reato di lesioni personali, emessa da un Giudice di pace. L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva appello avverso la sentenza di primo grado. Tuttavia, il Tribunale competente dichiarava l’appello inammissibile.

Il motivo? L’atto di impugnazione, depositato il 24 agosto 2024, era privo dell’elezione di domicilio, un requisito allora imposto a pena di inammissibilità dall’articolo 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale. L’imputato decideva quindi di presentare ricorso per cassazione, sostenendo che la conferma della nomina dei propri difensori, già nominati in primo grado con contestuale elezione di domicilio, dovesse essere considerata sufficiente.

La Questione della Corretta Elezione di Domicilio nell’Appello

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione della normativa applicabile agli appelli proposti fino al 24 agosto 2024. Sebbene la norma in questione sia stata successivamente abrogata, essa era pienamente in vigore al momento della presentazione dell’appello.

L’imputato sosteneva che il richiamo alla precedente nomina dei difensori di fiducia fosse sufficiente a integrare la previsione normativa. Secondo la sua difesa, quell’atto implicava una conferma anche della precedente elezione di domicilio. Di parere opposto era il Tribunale, che aveva ritenuto l’atto di appello carente di un requisito essenziale previsto dalla legge.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno richiamato un’importante pronuncia delle Sezioni Unite (la n. 13808 del 2024), che aveva già fornito la corretta interpretazione della norma.

Secondo le Sezioni Unite, per soddisfare il requisito dell’elezione di domicilio appello, non è sufficiente un rinvio generico. La legge richiede che l’atto di impugnazione contenga un richiamo espresso e specifico a una precedente dichiarazione o elezione di domicilio. Questo richiamo deve inoltre indicare la collocazione precisa di tale dichiarazione all’interno del fascicolo processuale, in modo da consentire un’individuazione immediata e inequivocabile del luogo scelto per le notificazioni.

Nel caso specifico, l’imputato si era limitato a confermare la nomina dei suoi difensori, senza alcun riferimento esplicito e dettagliato alla precedente elezione di domicilio. Tale modalità, ha concluso la Corte, non rispetta il rigore formale voluto dal legislatore, rendendo l’appello irrimediabilmente inammissibile.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel diritto processuale, la forma è sostanza. Gli adempimenti formali, come la corretta elezione di domicilio, sono posti a tutela della regolarità del contraddittorio e della certezza delle notificazioni. Anche se la norma specifica è stata abrogata per le impugnazioni successive al 24 agosto 2024, questa decisione serve da monito sull’importanza di redigere gli atti processuali con la massima precisione e attenzione. Un richiamo generico o implicito non può sostituire una dichiarazione espressa e specifica richiesta dalla legge, con il rischio di precludere l’accesso a un grado di giudizio.

Perché l’appello dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
L’appello è stato dichiarato inammissibile perché l’atto non conteneva la dichiarazione o l’elezione di domicilio, né un richiamo espresso e specifico a una precedente elezione, come richiesto dall’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale, nel testo applicabile all’epoca dei fatti.

Confermare la nomina del proprio avvocato è sufficiente per l’elezione di domicilio nell’atto di appello?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la semplice conferma della nomina dei difensori non è sufficiente. È necessario un richiamo esplicito e specifico alla precedente dichiarazione di domicilio, con l’indicazione della sua esatta collocazione nel fascicolo processuale.

La norma che richiedeva l’elezione di domicilio nell’atto di appello è ancora valida?
No, l’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale è stato abrogato con effetto dal 25 agosto 2024. Tuttavia, come chiarito dalla sentenza, la vecchia disciplina continua ad applicarsi a tutte le impugnazioni proposte fino al 24 agosto 2024.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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