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Elezione di domicilio appello: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di inammissibilità di una Corte d’Appello, chiarendo un punto cruciale della Riforma Cartabia. La sentenza stabilisce che per l’elezione di domicilio appello è sufficiente un richiamo specifico a una precedente dichiarazione già presente nel fascicolo, come quella contenuta nel mandato al difensore. Questo evita interpretazioni eccessivamente formalistiche che potrebbero pregiudicare il diritto di difesa.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di Domicilio Appello: la Cassazione Fa Chiarezza sulla Riforma Cartabia

La corretta elezione di domicilio appello è diventata una questione centrale a seguito della Riforma Cartabia. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un’interpretazione fondamentale, annullando una declaratoria di inammissibilità e sottolineando l’importanza di un approccio non eccessivamente formalistico. Vediamo nel dettaglio la vicenda processuale e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una sentenza di condanna emessa dal Tribunale per il reato di commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.). L’imputata, tramite il suo difensore, proponeva appello avverso tale decisione.

Tuttavia, la Corte d’Appello dichiarava l’impugnazione inammissibile. La ragione? La presunta violazione dell’articolo 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale, una norma introdotta dalla Riforma Cartabia. Tale articolo imponeva, a pena di inammissibilità, di depositare con l’atto di impugnazione una dichiarazione o elezione di domicilio per le notificazioni.

Contro questa decisione, la difesa ricorreva in Cassazione, sostenendo che l’elezione di domicilio era stata, in realtà, già effettuata. Infatti, nel mandato per impugnare la sentenza di primo grado, l’imputata aveva chiaramente indicato la propria residenza come luogo “ove elegge domicilio”.

L’Ordinanza della Corte e la corretta elezione di domicilio appello

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno annullato l’ordinanza di inammissibilità, rinviando gli atti a un’altra sezione della Corte d’Appello per la celebrazione del giudizio.

Il punto centrale della decisione si basa sull’interpretazione dell’art. 581, comma 1-ter c.p.p., alla luce di un recentissimo intervento delle Sezioni Unite. Sebbene la norma sia stata abrogata nell’agosto 2024, essa continua ad applicarsi alle impugnazioni proposte prima di tale data.

L’interpretazione delle Sezioni Unite

Le Sezioni Unite hanno stabilito che la norma non richiede necessariamente il deposito di un atto separato e nuovo. È sufficiente che l’atto di impugnazione contenga un richiamo espresso e specifico a una precedente dichiarazione o elezione di domicilio già presente nel fascicolo processuale. L’importante è che tale richiamo consenta un’individuazione immediata e inequivocabile del luogo per le notifiche.

Nel caso di specie, l’indicazione nel mandato ad impugnare, con la dicitura “ove elegge domicilio”, è stata ritenuta pienamente sufficiente a soddisfare il requisito di legge, garantendo così la regolare instaurazione del contraddittorio.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sul principio di non eccedere in formalismi che possano compromettere il diritto di difesa. La ratio della norma sulla elezione di domicilio appello è quella di assicurare la certezza e la celerità delle notificazioni nel giudizio di impugnazione. Se questo scopo è raggiunto tramite un’indicazione chiara e inequivocabile, anche se contenuta in un atto precedente richiamato, non vi è ragione di sanzionare l’impugnazione con l’inammissibilità.

La Corte ha verificato che nel fascicolo era presente l’indicazione del domicilio eletto dall’imputata, un’informazione che avrebbe permesso alla Corte d’Appello di procedere senza incertezze. La decisione di inammissibilità è stata quindi considerata un’errata applicazione della legge, basata su un’interpretazione troppo rigida e formalistica.

Le Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un importante precedente per tutti i casi ancora pendenti sotto la vigenza della vecchia formulazione dell’art. 581, comma 1-ter c.p.p. La Corte di Cassazione ha ribadito che le norme processuali, anche quelle che prevedono sanzioni di inammissibilità, devono essere interpretate in modo teleologico, cioè guardando al loro scopo. Lo scopo era garantire la conoscibilità degli atti, non creare ostacoli all’accesso alla giustizia. Di conseguenza, un’elezione di domicilio chiara, anche se non formalizzata in un documento a parte, è sufficiente a rendere ammissibile l’appello.

Era necessario allegare una dichiarazione di domicilio separata all’atto di appello secondo la Riforma Cartabia?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è necessario un atto separato se l’impugnazione contiene un richiamo espresso e specifico a una precedente dichiarazione o elezione di domicilio già presente nel fascicolo processuale, che permetta di individuare senza dubbi il luogo per le notifiche.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione di inammissibilità?
La Corte ha annullato la decisione perché l’imputata, nel mandato a impugnare la sentenza di primo grado, aveva chiaramente indicato la propria residenza come luogo “ove elegge domicilio”. Questa indicazione è stata ritenuta sufficiente a soddisfare il requisito richiesto dalla legge, rendendo l’inammissibilità pronunciata dalla Corte d’Appello un’errata applicazione della norma.

Qual è il principio stabilito dalle Sezioni Unite citate nella sentenza?
Le Sezioni Unite hanno stabilito che la disciplina sull’elezione di domicilio nell’appello penale deve essere interpretata nel senso che è sufficiente un richiamo specifico a una precedente dichiarazione presente nel fascicolo, tale da consentire l’immediata e inequivoca individuazione del luogo per la notificazione, evitando così interpretazioni eccessivamente formalistiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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