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Elezione di domicilio appello: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di inammissibilità della Corte d’Appello, chiarendo i requisiti per l’elezione di domicilio appello. Sulla base di un recente principio delle Sezioni Unite, la Corte ha stabilito che è sufficiente un richiamo espresso e specifico a una precedente elezione di domicilio, presente nel fascicolo processuale, per ritenere valido l’atto di impugnazione. Di conseguenza, il processo è stato rinviato alla Corte d’Appello per la valutazione nel merito.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di Domicilio Appello: la Cassazione Contro l’Eccessivo Formalismo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su un tema cruciale della procedura penale: i requisiti di forma per l’atto di appello, e in particolare l’elezione di domicilio appello. La pronuncia in esame (Sent. Sez. 4 Num. 2398 Anno 2025) ha annullato una declaratoria di inammissibilità, ribadendo un principio di sufficiente chiarezza contro un formalismo eccessivo che può pregiudicare il diritto di difesa.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un ricorso contro la decisione della Corte d’Appello di Roma, che aveva dichiarato inammissibile l’appello di un imputato. La ragione dell’inammissibilità era la presunta violazione dell’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale, una norma introdotta dalla riforma Cartabia. Secondo la Corte territoriale, l’atto di appello non conteneva una valida elezione di domicilio, requisito all’epoca richiesto a pena di inammissibilità.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo che l’atto di appello conteneva invece un’idonea indicazione, facendo riferimento alla dichiarazione di domicilio già effettuata nel primo grado di giudizio e regolarmente depositata.

Requisiti per l’Elezione di Domicilio Appello: L’intervento delle Sezioni Unite

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nel richiamo a un principio fondamentale stabilito dalle Sezioni Unite in una recentissima udienza (24 ottobre 2024). Le Sezioni Unite, chiamate a risolvere contrasti interpretativi, hanno chiarito la portata dell’art. 581, comma 1-ter, c.p.p. (norma che, pur essendo stata abrogata nell’agosto 2024, era ancora applicabile ai ricorsi proposti prima di tale data).

Il principio è il seguente: per una valida elezione di domicilio appello, non è necessaria una nuova e autonoma dichiarazione nell’atto di impugnazione, ma è sufficiente che l’atto contenga un “richiamo espresso e specifico ad una precedente dichiarazione o elezione di domicilio e alla sua collocazione nel fascicolo processuale, tale da consentire l’immediata e inequivoca individuazione del luogo in cui eseguire la notificazione”.

Le Motivazioni della Cassazione

Applicando questo principio, la Suprema Corte ha ritenuto “pacificamente insussistente” la violazione contestata dalla Corte d’Appello. La stessa sentenza impugnata, infatti, dava atto che l’elezione di domicilio eseguita dall’imputato in primo grado era stata allegata all’atto di gravame. Questo, secondo la Cassazione, era più che sufficiente a soddisfare il requisito di specificità e a permettere l’immediata individuazione del luogo per le notifiche.

La decisione della Corte d’Appello è stata quindi ritenuta errata, in quanto basata su un’interpretazione eccessivamente formalistica della norma, in contrasto con il principio di diritto enunciato dalle Sezioni Unite, volto a garantire la sostanza del diritto di difesa piuttosto che il mero rispetto di una forma fine a se stessa.

Le Conclusioni

Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza di inammissibilità. Ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello di Roma affinché proceda con l’esame del merito dell’appello. Questa pronuncia è di grande importanza pratica: essa conferma che i requisiti formali, sebbene necessari, devono essere interpretati in modo ragionevole e funzionale, senza trasformarsi in ostacoli insormontabili all’accesso alla giustizia.

Cosa richiedeva la norma sull’elezione di domicilio nell’atto di appello (art. 581, co. 1-ter c.p.p.)?
La norma, ora abrogata ma applicabile al tempo dei fatti, imponeva che l’atto di impugnazione contenesse, a pena di inammissibilità, la dichiarazione o l’elezione di domicilio dell’imputato.

È sufficiente richiamare una precedente elezione di domicilio per rendere valido l’appello?
Sì. Secondo il principio stabilito dalle Sezioni Unite e applicato in questa sentenza, è sufficiente che l’atto di appello contenga un richiamo espresso e specifico a una precedente elezione di domicilio già presente nel fascicolo, in modo da consentire un’identificazione chiara e immediata del luogo delle notifiche.

Qual è stata la conseguenza della decisione della Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza che dichiarava l’appello inammissibile e ha ordinato la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello di Roma. Questo significa che il processo d’appello dovrà essere celebrato e deciso nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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