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Elezione di domicilio: appello inammissibile senza richiamo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4565/2025, ha dichiarato inammissibile un ricorso, ribadendo un principio fondamentale in materia di impugnazioni penali. Il caso riguardava la mancata inclusione, nell’atto di appello, di un richiamo specifico alla precedente elezione di domicilio dell’imputato. La Corte ha stabilito che non è sufficiente che una dichiarazione di domicilio esista già agli atti del processo; è indispensabile che l’atto di impugnazione stesso contenga un riferimento espresso e specifico a quella dichiarazione, per consentire l’immediata individuazione del luogo per le notifiche. Questa formalità, richiesta dall’art. 581, comma 1-ter c.p.p. (applicabile ai ricorsi antecedenti al 25 agosto 2024), è un requisito di ammissibilità non sanabile a posteriori.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di Domicilio: Perché l’Appello Rischia l’Inammissibilità Senza un Richiamo Specifico

L’elezione di domicilio è un atto formale ma cruciale nel processo penale, che garantisce la corretta notificazione degli atti all’imputato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 4565 del 2025, ha riaffermato con forza un principio fondamentale: la mera esistenza di una precedente elezione di domicilio nel fascicolo processuale non è sufficiente a rendere ammissibile l’appello. L’atto di impugnazione deve contenere un riferimento espresso e specifico a tale dichiarazione, a pena di inammissibilità. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

Il Fatto: Un Appello Dichiarato Inammissibile

Il caso trae origine da un’ordinanza della Corte d’Appello di Milano, che aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto da un imputato. La ragione era puramente procedurale: l’atto di impugnazione non era corredato dalla dichiarazione o elezione di domicilio, come richiesto dall’articolo 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo che l’ordinanza fosse errata. La difesa argomentava che l’imputato aveva già eletto domicilio presso lo studio del legale in una fase precedente del giudizio, come attestato nella sentenza di primo grado. Pertanto, secondo il ricorrente, il requisito di legge era stato sostanzialmente soddisfatto.

La Questione Giuridica sull’Elezione di Domicilio

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 581, comma 1-ter, c.p.p., una norma introdotta per garantire la certezza delle notifiche nella fase di appello. La domanda a cui la Cassazione ha dovuto rispondere è: per soddisfare questo requisito, è sufficiente che una elezione di domicilio sia già presente agli atti, oppure l’atto di appello deve contenere un richiamo autonomo e specifico?

La questione è stata recentemente affrontata dalle Sezioni Unite della Cassazione, che hanno fornito un’interpretazione chiara e rigorosa, sulla quale si è basata la decisione in commento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello. Le motivazioni si fondano su un’interpretazione stringente della norma, alla luce dei principi espressi dalle Sezioni Unite.

In primo luogo, la Corte ha chiarito che, sebbene la norma sia stata successivamente abrogata (con la legge n. 114 del 2024), essa continua a trovare applicazione per tutte le impugnazioni proposte prima del 25 agosto 2024, come nel caso di specie.

Il punto centrale della decisione, tuttavia, è il principio secondo cui non basta una pregressa elezione di domicilio. Le Sezioni Unite hanno stabilito che l’atto di impugnazione deve contenere “il richiamo espresso e specifico ad una precedente dichiarazione o elezione di domicilio e alla sua collocazione nel fascicolo processuale”. Lo scopo è quello di consentire “l’immediata e inequivoca individuazione del luogo in cui eseguire la notificazione”.

In altre parole, il giudice dell’impugnazione non è tenuto a cercare in tutto il fascicolo processuale (aliunde) la prova di una precedente elezione di domicilio. È l’atto di appello stesso che deve fornire questa informazione in modo chiaro e diretto. Nel caso esaminato, la Corte ha verificato che l’atto di appello non conteneva alcun riferimento né allegava alcuna dichiarazione di domicilio. Di conseguenza, il richiamo alla sua presenza nella sentenza di primo grado è stato giudicato irrilevante.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La Corte di Cassazione ha concluso che, non essendo stato rispettato il dettato normativo come interpretato dalle Sezioni Unite, la decisione di inammissibilità della Corte d’Appello era corretta. Il ricorso è stato quindi rigettato, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Questa sentenza offre una lezione pratica di fondamentale importanza per gli avvocati penalisti. Per evitare la sanzione drastica dell’inammissibilità, al momento della presentazione dell’appello è indispensabile:

1. Depositare una nuova e specifica dichiarazione o elezione di domicilio sottoscritta dall’imputato.
2. In alternativa, se ci si basa su una dichiarazione precedente, inserire nell’atto di impugnazione un paragrafo che la richiami espressamente, specificando dove si trova all’interno del fascicolo (es. “come da dichiarazione resa in data X, presente a foglio Y del fascicolo del P.M.”).

La forma, in questo contesto, diventa sostanza, e una disattenzione su questo punto può compromettere irrimediabilmente il diritto di difesa nel merito.

È sufficiente aver già eletto domicilio in primo grado per rendere ammissibile l’appello?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è sufficiente che esista una precedente elezione di domicilio negli atti. L’atto di appello deve contenere un richiamo espresso e specifico a tale dichiarazione e alla sua collocazione nel fascicolo processuale.

La nuova legge che ha abrogato l’obbligo di elezione di domicilio si applica agli appelli presentati prima della sua entrata in vigore?
No. La sentenza chiarisce che la disciplina precedente (art. 581, comma 1-ter, c.p.p.) continua ad applicarsi a tutte le impugnazioni proposte fino al 24 agosto 2024, data che precede l’entrata in vigore della nuova legge.

Cosa deve contenere l’atto di appello per essere considerato ammissibile riguardo al domicilio?
L’atto di appello deve contenere o una nuova dichiarazione o elezione di domicilio oppure un richiamo espresso e specifico a una precedente dichiarazione già presente nel fascicolo, in modo da consentire un’immediata e inequivoca individuazione del luogo di notifica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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