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Elezione di domicilio: appello inammissibile

La Corte di Cassazione conferma l’inammissibilità di un appello penale a causa della mancata elezione di domicilio contestuale all’atto di impugnazione. La sentenza sottolinea che, secondo la Riforma Cartabia, la nomina di un difensore di fiducia o una precedente procura speciale non sono sufficienti se l’atto di appello non contiene la specifica dichiarazione o un riferimento espresso a una preesistente, rendendo l’elezione di domicilio un requisito formale non derogabile.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di Domicilio: L’Appello è Inammissibile Senza la Dichiarazione

Nel complesso panorama della procedura penale, i requisiti formali assumono un’importanza cruciale, potendo determinare l’esito di un intero grado di giudizio. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, facendo luce su un aspetto fondamentale introdotto dalla Riforma Cartabia: l’obbligatoria elezione di domicilio al momento della presentazione dell’appello. La mancata osservanza di questa prescrizione, come vedremo, conduce a una conseguenza drastica: l’inammissibilità dell’impugnazione.

Il Fatto: Un Appello Dichiarato Inammissibile

Il caso trae origine da una condanna a tre anni di reclusione per reati fallimentari, emessa dal GUP del Tribunale di Bologna all’esito di un giudizio abbreviato. L’imputato, tramite il suo difensore, proponeva appello avverso tale sentenza. Tuttavia, la Corte d’appello di Bologna, con un’ordinanza, dichiarava l’impugnazione inammissibile. La ragione? La mancata presentazione, unitamente all’atto di appello, della dichiarazione o elezione di domicilio, come richiesto dall’art. 581, comma 1-ter, del codice di procedura penale, introdotto dal d.lgs. n. 150 del 2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia).

L’imputato ricorreva quindi in Cassazione, sostenendo che la nomina del difensore di fiducia per tutti i gradi di giudizio, comprensiva del mandato a impugnare e della dichiarazione di domicilio presso lo stesso, dovesse ritenersi sufficiente. A suo avviso, non era necessaria un’ulteriore e specifica dichiarazione.

La Questione Giuridica: Elezione di Domicilio e Riforma Cartabia

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione e nella portata del nuovo art. 581, comma 1-ter, c.p.p. Questa norma stabilisce che l’atto di impugnazione, a pena di inammissibilità, deve essere accompagnato dalla dichiarazione o elezione di domicilio ai fini della notificazione dell’atto introduttivo del giudizio di impugnazione. La ratio di questa disposizione è quella di agevolare e rendere più certa l’attività di notificazione, spesso causa di ritardi procedurali, in linea con i principi di lealtà e collaborazione processuale.

Il ricorrente confondeva due istituti distinti: la procura speciale, necessaria per la richiesta di riti alternativi come il giudizio abbreviato, e l’elezione di domicilio per il grado di appello, che è una condizione di ammissibilità specifica dell’impugnazione. La difesa sosteneva che la volontà dell’imputato di ricevere le notifiche presso il legale fosse già presente in atti, ma la Corte è stata chiamata a decidere se tale presenza fosse sufficiente a soddisfare il nuovo, stringente requisito di legge.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno chiarito che l’art. 581, comma 1-ter, ha introdotto una condizione di ammissibilità ulteriore e non derogabile. La modifica contestuale dell’art. 164 c.p.p. ha inoltre stabilito che l’elezione di domicilio effettuata per il primo grado non è più valida per i gradi successivi.

La Corte ha specificato che non è sufficiente che una precedente elezione di domicilio sia genericamente presente nel fascicolo processuale. Citando un recentissimo intervento delle Sezioni Unite, ha affermato un principio chiave: affinché una precedente dichiarazione sia valida, l’atto di impugnazione deve contenere un richiamo espresso e specifico a quella dichiarazione e alla sua collocazione nel fascicolo, in modo da consentire un’individuazione immediata e inequivoca del luogo per la notifica.

Nel caso di specie, l’atto di appello era totalmente privo non solo della dichiarazione o elezione di domicilio, ma anche di qualsiasi riferimento a una dichiarazione pregressa. Di conseguenza, la Corte d’appello aveva correttamente applicato la sanzione dell’inammissibilità.

Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un monito fondamentale per tutti gli operatori del diritto. La Riforma Cartabia ha introdotto requisiti di forma stringenti la cui violazione può precludere l’accesso alla giustizia nei gradi di impugnazione. L’elezione di domicilio non è più un adempimento trascurabile, ma una condizione essenziale per l’ammissibilità dell’appello. Per i difensori, ciò si traduce nella necessità di prestare la massima attenzione nella redazione dell’atto di impugnazione, assicurandosi di inserire sempre la dichiarazione di domicilio o, in alternativa, di richiamare in modo specifico ed espresso una dichiarazione già presente in atti, indicandone la precisa collocazione. In assenza di tale accortezza, il rischio di veder svanire il diritto di difesa del proprio assistito è, come dimostra questo caso, estremamente concreto.

La nomina di un avvocato per tutti i gradi di giudizio è sufficiente a soddisfare l’obbligo di elezione di domicilio per l’appello?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la nuova normativa richiede un atto specifico. L’impugnazione deve contenere una dichiarazione o elezione di domicilio depositata contestualmente all’atto stesso, a pena di inammissibilità.

Una precedente elezione di domicilio, ad esempio in una procura speciale, può essere considerata valida per l’appello?
Sì, ma solo a una condizione precisa. L’atto di appello deve contenere un richiamo espresso e specifico a quella precedente dichiarazione e alla sua esatta collocazione nel fascicolo processuale, in modo da renderla immediatamente e inequivocabilmente individuabile.

Qual è lo scopo della nuova norma sull’elezione di domicilio obbligatoria per l’impugnazione?
La norma, introdotta dalla Riforma Cartabia, mira a semplificare e rendere più efficiente l’attività di notificazione degli atti del giudizio di impugnazione, spesso causa di ritardi. Persegue una finalità di lealtà processuale e collaborazione tra le parti per garantire la celerità del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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