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Elezione di domicilio appello: basta il richiamo?

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di inammissibilità di un appello, stabilendo un principio fondamentale sull’elezione di domicilio appello. La Corte ha chiarito che non è necessaria una nuova dichiarazione di domicilio se nell’atto di impugnazione si richiama esplicitamente una valida elezione già presente agli atti. Questa interpretazione, meno formalistica, tutela il diritto di difesa e l’accesso alla giustizia, ritenendo sufficiente il richiamo per soddisfare la finalità della norma, ovvero garantire la corretta notifica degli atti.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Elezione di domicilio appello: la Cassazione apre alla sufficienza del richiamo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 35494/2024, interviene su un tema procedurale di grande attualità e impatto pratico: i requisiti di ammissibilità dell’appello penale. In particolare, la Corte si è pronunciata sulla corretta interpretazione dell’art. 581, comma 1-ter, c.p.p., introdotto dalla Riforma Cartabia, che impone il deposito della dichiarazione o elezione di domicilio appello a pena di inammissibilità. La pronuncia chiarisce che il semplice ma esplicito richiamo a una precedente e valida elezione di domicilio, già presente agli atti, è sufficiente a soddisfare il requisito di legge, evitando un’interpretazione eccessivamente formalistica che potrebbe ledere il diritto di difesa.

I fatti del caso: l’appello dichiarato inammissibile

Il caso trae origine da una decisione della Corte di appello di Lecce, che aveva dichiarato inammissibile l’appello proposto da un imputato avverso una sentenza di primo grado. La ragione dell’inammissibilità risiedeva nella mancata allegazione, contestualmente all’atto di impugnazione, di una nuova dichiarazione o elezione di domicilio, come richiesto dalla nuova normativa. La Corte territoriale aveva adottato un’interpretazione rigorosa, ritenendo insufficiente la presenza agli atti di una precedente elezione di domicilio, anche se menzionata nell’atto di appello stesso.

La questione sull’elezione di domicilio appello e i diversi orientamenti

La questione giuridica verteva sulla portata dell’art. 581, comma 1-ter, c.p.p. La norma, nella sua formulazione, ha generato due principali filoni interpretativi nella giurisprudenza di legittimità.

L’interpretazione rigorosa

Un primo orientamento, seguito dalla Corte di appello nel caso di specie, sostiene la necessità di una rinnovazione consapevole e contestuale dell’elezione di domicilio. Secondo questa tesi, la ratio della norma sarebbe quella di assicurare che la parte confermi la propria volontà di ricevere le notifiche a un determinato indirizzo per il grado di appello, data la perdita di efficacia generale dell’elezione di domicilio per ogni stato e grado del procedimento, come previsto dalla modifica dell’art. 164 c.p.p. Di conseguenza, il mancato deposito di un atto ‘nuovo’ comporterebbe inevitabilmente l’inammissibilità.

L’interpretazione sostanzialista

Un secondo e contrapposto orientamento, che la Cassazione ha deciso di sposare in questa sentenza, valorizza la finalità della norma. Lo scopo dell’adempimento è agevolare la notificazione del decreto di citazione a giudizio in appello. Pertanto, se questo scopo è raggiunto attraverso un richiamo esplicito a un’elezione di domicilio precedente, valida e mai revocata, non vi è ragione di sanzionare l’appellante con l’inammissibilità. L’importante è che l’ufficio giudiziario sia messo in condizione di notificare correttamente l’atto, e un richiamo chiaro a un domicilio già agli atti serve proprio a questo.

Le motivazioni della Cassazione: la prevalenza del diritto di difesa

La Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello, aderendo all’interpretazione meno formalistica e più garantista. Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su diversi pilastri argomentativi.

In primo luogo, si sottolinea che il nuovo testo dell’art. 164 c.p.p., pur non prevedendo più la validità ‘per ogni stato e grado’, stabilisce comunque che l’elezione di domicilio effettuata rimane valida per una serie di atti specifici, tra cui la citazione per il giudizio di appello (art. 601 c.p.p.). Sarebbe quindi contraddittorio ritenere che un’elezione valida per la notifica perda improvvisamente efficacia se non ‘rinnovata’ formalmente.

In secondo luogo, la Corte evidenzia che il tenore letterale dell’art. 581, comma 1-ter, non impone espressamente il deposito di una nuova elezione, ma solo il deposito di una dichiarazione o elezione ‘idonea a consentire la notificazione’. Un richiamo a un atto precedente e valido è pienamente idoneo a tale scopo.

Infine, e con un’argomentazione di sistema, la Cassazione richiama i principi costituzionali e sovranazionali (art. 24 Cost., art. 6 CEDU) che tutelano il ‘diritto di accesso’ al giudizio di impugnazione. Un’interpretazione eccessivamente restrittiva e formalistica, che non tiene conto della finalità della norma, si tradurrebbe in una limitazione irragionevole di tale diritto fondamentale.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per avvocati e imputati

La sentenza rappresenta un punto fermo importante per gli operatori del diritto. Si afferma il principio secondo cui la funzionalità e la rapidità del processo non possono andare a discapito del diritto inalienabile del condannato di impugnare una decisione sfavorevole. Per la difesa, ciò significa che, in presenza di una valida elezione di domicilio effettuata nel corso del procedimento, è sufficiente richiamarla espressamente nell’atto di appello per evitare la sanzione dell’inammissibilità. La decisione promuove un approccio basato sulla sostanza piuttosto che sulla forma, garantendo che i requisiti processuali siano interpretati in modo coerente con i principi fondamentali del giusto processo.

Per presentare appello è sempre obbligatorio depositare una nuova dichiarazione di domicilio?
No, secondo questa sentenza non è sempre obbligatorio. È sufficiente che nell’atto di appello si faccia esplicito richiamo a una dichiarazione o elezione di domicilio valida e già presente agli atti del procedimento.

Cosa succede se nell’atto di appello non si deposita una nuova elezione di domicilio e non si richiama quella precedente?
La sentenza non affronta direttamente questo caso, ma dalla lettura della norma (art. 581, comma 1-ter, c.p.p.), si desume che l’appello sarebbe dichiarato inammissibile, poiché l’adempimento (deposito o, secondo questa interpretazione, richiamo) è richiesto a pena di inammissibilità.

Qual è la finalità della norma che richiede l’indicazione del domicilio nell’atto di appello?
La finalità è quella di agevolare e rendere più spedita la notificazione del decreto di citazione a giudizio per l’udienza di appello, garantendone il buon esito. La Corte ha ritenuto che questa finalità sia comunque raggiunta anche con il semplice richiamo a un domicilio già validamente eletto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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