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Eccezionali esigenze cautelari: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro il rinnovo della custodia cautelare in carcere. La sentenza chiarisce che le eccezionali esigenze cautelari, necessarie per ripristinare una misura annullata per vizi procedurali, non richiedono fatti nuovi, ma un grado di pericolosità sociale prossimo alla certezza, desumibile anche dagli elementi originari come la spiccata propensione a commettere reati violenti.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Eccezionali Esigenze Cautelari: Quando si Rinnova una Misura Cautelare?

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, offre un importante chiarimento sul concetto di eccezionali esigenze cautelari, un presupposto fondamentale per il rinnovo di una misura restrittiva della libertà personale divenuta inefficace per vizi procedurali. La pronuncia stabilisce che l’eccezionalità non risiede nella novità dei fatti, ma nell’intensità del pericolo, che deve essere talmente elevato da rasentare la certezza. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. In seguito a un ricorso al Tribunale del Riesame, l’ordinanza originale perdeva efficacia a causa di un vizio procedurale. Il Giudice per le Indagini Preliminari, tuttavia, emetteva una nuova ordinanza, ripristinando la misura detentiva.

Il Tribunale di Bari, adito nuovamente in sede di riesame, confermava il provvedimento, ritenendo sussistenti le ‘eccezionali esigenze cautelari’ previste dall’art. 309, comma 10, del codice di procedura penale. Contro questa decisione, la difesa dell’indagato proponeva ricorso in Cassazione.

Il Ricorso e le Eccezionali Esigenze Cautelari

La tesi difensiva si fondava su un unico, cruciale punto: la violazione di legge. Secondo il ricorrente, il Tribunale avrebbe rinnovato la misura cautelare limitandosi a richiamare le stesse esigenze poste a fondamento del provvedimento originario, senza indicare elementi, fatti o circostanze nuove (quid novi) che potessero giustificare la qualifica di ‘eccezionalità’. In pratica, si sosteneva che per riemettere un’ordinanza caducata per vizi formali fosse indispensabile dimostrare un ‘qualcosa in più’ rispetto alla situazione già valutata.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto questa interpretazione, giudicando il ricorso manifestamente infondato. I giudici hanno chiarito che l’attuale formulazione dell’art. 309, comma 10, cod. proc. pen., ha lo scopo di evitare che vizi meramente procedurali creino un’ingiustificata ‘area di impunità cautelare’.

Il fulcro della decisione risiede nella definizione di eccezionali esigenze cautelari. La Corte, richiamando la propria giurisprudenza consolidata, ha precisato che:

* Non è necessario un quid pluris: Le esigenze cautelari ‘eccezionali’ non richiedono necessariamente l’accertamento di elementi nuovi o sopravvenuti rispetto a quelli che fondavano la misura originaria.
* È una questione di grado: L’eccezionalità si distingue dall’ordinarietà per l’intensità del pericolo. Questo deve superare la normale concretezza e attualità richieste dall’art. 274 cod. proc. pen., raggiungendo una soglia di ‘sostanziale certezza’ che l’indagato, se non sottoposto a misura, continuerà a delinquere.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che il Tribunale del Riesame avesse applicato correttamente questo principio. La decisione impugnata aveva infatti evidenziato come il pericolo di recidiva fosse concreto, attuale e ‘prossimo alla certezza’. Tale valutazione era supportata dalle gravi modalità del fatto e dal profilo personologico dell’indagato, caratterizzato da un ‘sistematico coinvolgimento in attività delittuose’ e da una ‘abitualità non comune’ nella perpetrazione di reati con una ‘rilevante componente violenta ed aggressiva’.

L’argomentazione del ricorrente, basata sulla necessità assoluta di un quid novi, è stata quindi liquidata come un richiamo a ‘una esegesi della norma non più attuale e da tempo superata dalla Corte di cassazione’.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio di diritto fondamentale in materia di misure cautelari. La perdita di efficacia di un’ordinanza per vizi di forma non impedisce il suo rinnovo se il profilo di pericolosità dell’indagato è talmente elevato da rendere quasi certa la commissione di futuri reati. L’eccezionalità, dunque, non va cercata in nuovi elementi di prova, ma nella gravità intrinseca e nella quasi certezza del pericolo che l’indagato rappresenta per la collettività. Una lezione importante sulla prevalenza della sostanza sulla forma, quando sono in gioco esigenze di sicurezza di eccezionale rilievo.

Per rinnovare una misura cautelare divenuta inefficace per un vizio di forma, sono necessari fatti nuovi?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è necessario un ‘quid pluris’ o elementi nuovi. È sufficiente che le esigenze cautelari siano ‘eccezionali’, cioè di un grado di pericolo talmente elevato da rasentare la certezza che l’indagato, se libero, commetterà altri reati.

Cosa si intende esattamente per ‘eccezionali esigenze cautelari’?
Si tratta di esigenze che si distinguono da quelle ordinarie per l’intensità del pericolo. Devono superare la soglia della concretezza e attualità, raggiungendo un livello di ‘sostanziale certezza’ del rischio di recidiva. Questo si valuta sulla base di elementi come le gravi modalità del fatto e il profilo personologico dell’indagato.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto manifestamente infondato perché si basava su un’interpretazione della norma non più attuale e superata dalla giurisprudenza. Il ricorrente insisteva sulla necessità di fatti nuovi, mentre la Corte ha confermato che il Tribunale del riesame aveva correttamente applicato il principio vigente, motivando adeguatamente sull’eccezionalità del pericolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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