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Eccesso di velocità: non esclude la colpa dell’altro

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per omicidio stradale a carico di un camionista che, omettendo di dare la precedenza, ha causato un incidente mortale. Secondo i giudici, il grave eccesso di velocità del motociclista deceduto non è sufficiente a escludere la colpa del camionista, in quanto tale condotta rientra nella normale prevedibilità degli eventi della circolazione stradale e non interrompe il nesso causale.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Eccesso di Velocità della Vittima: Non Sempre Esclude la Colpa

Quando avviene un incidente stradale, la ricerca delle responsabilità può essere complessa, specialmente se anche la vittima ha tenuto una condotta imprudente. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 4339 del 2024, chiarisce un punto fondamentale: un grave eccesso di velocità da parte della vittima non è sufficiente, da solo, a escludere la colpa del conducente che ha violato le norme sulla precedenza. Analizziamo insieme questo importante caso.

I fatti del caso: L’incidente all’incrocio

I fatti riguardano un tragico sinistro stradale. Un conducente di un autoarticolato, impegnando un incrocio con una svolta a sinistra, non ha rispettato l’obbligo di dare la precedenza a un motociclista che proveniva dalla sua destra. L’impatto è stato violento e fatale per il motociclista. Dalle indagini è emerso un dettaglio cruciale: la vittima procedeva a una velocità stimata tra i 130 e i 140 km/h, circa il doppio del limite consentito su quel tratto di strada.

Il conducente dell’autoarticolato è stato condannato in primo e secondo grado per il reato di omicidio stradale. La sua difesa, tuttavia, ha deciso di ricorrere in Cassazione, sostenendo che l’incidente fosse stato causato esclusivamente dalla condotta spericolata e imprevedibile della vittima.

La posizione della difesa: Rischio elettivo e imprevedibilità

La tesi difensiva si basava su due argomenti principali:
1. Violazione dell’art. 145 del Codice della Strada: Secondo la difesa, la norma sulla precedenza non sarebbe stata applicabile perché, al momento dell’inizio della svolta, il motociclo si trovava a una distanza tale (112 metri) da non creare un’interferenza immediata.
2. Imprevedibilità dell’evento: L’altissima velocità del motociclo, definita come un’ipotesi di “rischio elettivo”, avrebbe rappresentato un fattore anomalo ed eccezionale, tale da interrompere il nesso di causalità tra la mancata precedenza e la morte del conducente.

In sostanza, l’imputato sosteneva di non aver potuto prevedere né evitare l’arrivo di un veicolo a una velocità così folle.

L’eccesso di velocità e il dovere di prudenza

La Corte di Cassazione ha respinto integralmente il ricorso, confermando la condanna. I giudici hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza: il conducente che si approssima a un’intersezione ha l’obbligo di usare la massima prudenza per evitare incidenti. Questo dovere non si esaurisce nel semplice controllo dei veicoli immediatamente vicini, ma impone di prevedere anche eventuali comportamenti imprudenti altrui, come appunto l’eccesso di velocità.

La Corte ha chiarito che l’obbligo di dare la precedenza a chi proviene da destra sorge ogni volta che le traiettorie dei veicoli sono destinate a intersecarsi, a prescindere dalla distanza iniziale. La velocità del veicolo che ha la precedenza non fa venir meno questo obbligo.

Le motivazioni

La sentenza spiega in modo chiaro perché l’eccesso di velocità della vittima non possa essere considerato una causa eccezionale e imprevedibile. Nell’ambito della circolazione stradale, il fatto che altri utenti della strada possano non rispettare i limiti di velocità è un’eventualità tutt’altro che rara e rientra, quindi, nella normale prevedibilità. Il conducente che impegna un incrocio deve “prefigurarsi anche l’eccessiva velocità da parte degli altri veicoli che possono sopraggiungere”, proprio per mettersi in condizione di evitare l’incidente.

La condotta della vittima non interrompe il nesso causale, ma può assumere rilevanza sotto un altro profilo: il concorso di colpa. Infatti, l’imprudenza del motociclista è stata considerata come una concausa dell’evento, tanto che all’imputato è stata riconosciuta l’attenuante prevista dall’art. 589-bis, comma 7, del codice penale, che porta a una diminuzione della pena proprio in caso di corresponsabilità della vittima.

Conclusioni

Questa pronuncia rafforza il cosiddetto “principio di affidamento temperato” nella circolazione stradale. Non ci si può fidare ciecamente del fatto che gli altri utenti rispettino le regole. Al contrario, è necessario adottare una condotta di guida che tenga conto delle possibili violazioni altrui, specialmente in situazioni di potenziale pericolo come gli incroci. L’eccesso di velocità della vittima, sebbene grave, degrada a mera concausa dell’evento se la condotta del responsabile principale ha comunque creato la situazione di pericolo violando una regola cautelare fondamentale, come quella sulla precedenza.

L’eccesso di velocità di un altro veicolo può essere considerato un evento imprevedibile tale da escludere la propria colpa in un incidente?
No. Secondo la Corte di Cassazione, nell’ambito della circolazione stradale, l’eccessiva velocità da parte di altri veicoli non costituisce una circostanza imprevedibile, eccezionale e atipica, ma rientra nella normale prevedibilità. Pertanto, non è sufficiente a recidere il legame causale tra la propria condotta colposa (es. mancata precedenza) e l’evento.

La velocità eccessiva della vittima ha qualche rilevanza giuridica?
Sì, ma non esclude la responsabilità di chi ha violato la regola cautelare. La velocità eccessiva della vittima rileva ai fini del riconoscimento di un concorso di colpa e può portare all’applicazione dell’attenuante specifica prevista dall’art. 589-bis, comma 7, c.p., con una conseguente riduzione della pena per l’imputato.

Il dovere di dare la precedenza vale anche se il veicolo che ne ha diritto è molto distante?
Sì. L’obbligo di dare la precedenza, secondo l’art. 145 del Codice della Strada, sorge quando due veicoli stanno per impegnare un’intersezione o quando le loro traiettorie stanno per intersecarsi. La distanza del veicolo avente diritto, nel momento in cui si inizia la manovra, non incide sul dovere di precedenza e sulla cautela imposta al conducente di accertarsi che non provengano altri veicoli da destra.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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