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Durata sequestro preventivo: limiti e diritti

La Corte di Cassazione analizza un caso di sequestro preventivo durato quasi 13 anni per reati fiscali. La ricorrente, moglie dell’imputato poi assolto, lamenta l’irragionevole durata del vincolo sui beni, sollevando questioni sulla mancanza di limiti temporali per tale misura. La sentenza affronta il delicato equilibrio tra esigenze cautelari e diritti fondamentali, specialmente quando viene a mancare il presupposto del ‘fumus commissi delicti’ a seguito di una sentenza di assoluzione.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Infinito? La Cassazione sui Limiti alla Durata del Sequestro Preventivo

Il sequestro preventivo è uno strumento fondamentale nel nostro ordinamento, ma cosa accade quando un vincolo sui beni si protrae per un tempo indefinito, quasi tredici anni, per poi scontrarsi con una sentenza di assoluzione? Una recente pronuncia della Corte di Cassazione affronta proprio la delicata questione della durata del sequestro preventivo, un tema che tocca l’equilibrio tra le esigenze di giustizia e la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini, come il diritto di proprietà e la presunzione di non colpevolezza.

I Fatti di Causa: un Vincolo Lungo Tredici Anni

La vicenda ha origine nel lontano 2012, quando il Giudice per le Indagini Preliminari dispone il sequestro preventivo di alcuni beni, tra cui una polizza vita e un conto corrente. Tali beni erano di proprietà di un soggetto indagato per reati fiscali, ma la beneficiaria e delegata ad operare era sua moglie, la quale ha dato avvio al ricorso.

Per quasi tredici anni, questi beni sono rimasti bloccati. Nel corso del tempo, la difesa ha presentato diverse istanze di dissequestro, tutte respinte. La motivazione dei giudici di merito si basava sull’assenza di fatti nuovi e sulla preclusione, in sede cautelare, di una valutazione approfondita delle prove, riservata alla fase di giudizio.

Tuttavia, un fatto nuovo e decisivo si è verificato: il Tribunale, con una sentenza di merito, ha assolto l’imputato dai reati fiscali che avevano originato il sequestro, con la formula “perché il fatto non sussiste”. Nonostante ciò, il Tribunale del riesame ha dichiarato inammissibile l’appello della moglie, spingendola a ricorrere per Cassazione.

I Motivi del Ricorso: irragionevole Durata e Incostituzionalità

La difesa ha articolato il ricorso in Cassazione su tre motivi principali, mettendo in discussione la legittimità di una misura cautelare così prolungata.

La violazione della ragionevole durata del sequestro preventivo

Il punto centrale del ricorso è la critica alla durata del sequestro preventivo, ritenuta irragionevole e immotivata. Un vincolo che dura quasi tredici anni, mentre il processo di merito è ancora in corso, si trasforma da misura cautelare a vera e propria sanzione anticipata, in palese contrasto con la sua natura e funzione.

La questione di legittimità costituzionale

La difesa ha sollevato un’importante questione di incostituzionalità dell’art. 321 del codice di procedura penale. Secondo la tesi difensiva, la norma sarebbe incostituzionale nella parte in cui non prevede limiti temporali massimi per la durata della misura cautelare reale. Questa lacuna normativa si scontrerebbe con gli articoli 27 (presunzione di non colpevolezza) e 42 (diritto di proprietà) della Costituzione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione, nell’analizzare il caso, si è soffermata sui principi cardine che regolano le misure cautelari reali. Una misura come il sequestro preventivo si fonda sul presupposto del fumus commissi delicti, ovvero sulla probabilità che un reato sia stato commesso. Quando una sentenza di merito assolve l’imputato con la formula “perché il fatto non sussiste”, questo presupposto viene meno in modo definitivo.

Il vincolo apposto sui beni perde la sua giustificazione legale e non può più essere mantenuto. Proseguire con il sequestro equivarrebbe a negare l’esito del processo di merito e a infliggere una sanzione patrimoniale a un soggetto riconosciuto innocente per quei fatti. La durata eccezionalmente lunga della misura, in questo contesto, aggrava ulteriormente la lesione dei diritti dell’interessato, rendendo palese la sproporzione tra le originarie esigenze cautelari e il sacrificio imposto.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: le misure cautelari non possono avere una durata illimitata e non possono sopravvivere al venir meno dei presupposti che le hanno giustificate. L’assoluzione nel merito dell’imputato per i reati posti a fondamento del sequestro è un fatto giuridico che impone l’immediata cessazione della misura e la restituzione dei beni. Il caso in esame funge da monito sulla necessità di bilanciare sempre le esigenze investigative con la tutela dei diritti costituzionalmente garantiti, evitando che strumenti processuali si trasformino in ingiuste e sproporzionate limitazioni della libertà personale e patrimoniale.

Quanto può durare un sequestro preventivo in Italia?
La legge (art. 321 c.p.p.) non stabilisce un limite di durata massimo esplicito. Tuttavia, il ricorso analizzato solleva una questione di incostituzionalità proprio su questo punto, sostenendo che una durata irragionevole, come quella di quasi 13 anni nel caso di specie, viola i principi costituzionali.

Cosa succede al sequestro preventivo se l’imputato viene assolto?
Se l’imputato viene assolto con la formula “perché il fatto non sussiste”, come avvenuto in questo caso, viene meno il presupposto legale del sequestro (il fumus commissi delicti). Di conseguenza, il vincolo sui beni deve essere revocato e i beni devono essere restituiti al legittimo proprietario.

È possibile chiedere la revoca di un sequestro preventivo prima della fine del processo?
Sì, è possibile presentare un’istanza di dissequestro o di riesame. Tuttavia, come dimostra il caso, le istanze possono essere respinte se non emergono fatti nuovi e significativi. L’assoluzione nel merito costituisce il fatto nuovo per eccellenza che giustifica la revoca della misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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