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Doppia Sospensione Pena: No dalla Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11945/2024, ha stabilito che non è ammissibile una ‘doppia sospensione’ dell’ordine di esecuzione. Un condannato che ha già usufruito della sospensione per chiedere una misura alternativa, poi rigettata dal Tribunale di Sorveglianza, non può ottenere una seconda sospensione per richiedere la detenzione domiciliare speciale. La Corte ha chiarito che il procedimento esecutivo, una volta concluso con una decisione negativa, non può regredire a una fase precedente.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Doppia Sospensione della Pena: la Cassazione Dice No

L’esecuzione di una pena detentiva rappresenta un momento cruciale del procedimento penale. La legge offre al condannato, entro certi limiti di pena, la possibilità di chiedere una sospensione dell’ordine di carcerazione per accedere a misure alternative. Ma cosa succede se questa richiesta viene respinta? È possibile ottenere una doppia sospensione per tentare una strada diversa? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 11945 del 2024, ha fornito una risposta chiara e netta, delineando i confini procedurali e negando questa possibilità.

Il Caso in Analisi: un Percorso Esecutivo Complesso

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un condannato a cui era stato notificato un ordine di esecuzione per una pena residua di un anno, nove mesi e ventotto giorni. In conformità con l’art. 656 del codice di procedura penale, l’esecuzione era stata sospesa per permettergli di presentare un’istanza per una misura alternativa alla detenzione.

Tuttavia, il Tribunale di Sorveglianza competente aveva rigettato la sua richiesta. Di conseguenza, la Procura Generale aveva revocato la sospensione e disposto la carcerazione. A questo punto, il condannato, tramite il suo difensore, ha presentato una nuova istanza, questa volta per ottenere una sospensione ai sensi della L. 199/2010, finalizzata alla concessione della detenzione domiciliare. La Corte di Appello, in funzione di giudice dell’esecuzione, ha respinto anche questa seconda richiesta, ritenendo che il condannato avesse già usufruito della sospensione. Contro questa decisione, il condannato ha proposto ricorso in Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Nullità e Diritto a una Nuova Sospensione

Il ricorrente basava le sue doglianze su due argomenti principali:
1. Un vizio di notifica: Sosteneva la nullità della notifica dell’ordine di carcerazione perché, sebbene avesse due difensori, l’atto era stato notificato a uno solo e, anche dopo la correzione, il documento continuava a menzionare un unico legale.
2. L’errata applicazione della legge: Affermava che la richiesta di sospensione ai sensi della L. 199/2010 si fonda su presupposti diversi da quelli delle misure alternative ordinarie e, pertanto, non poteva essere dichiarata inammissibile solo perché ne era già stata concessa una in precedenza.

La Decisione della Cassazione sulla Doppia Sospensione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in ogni suo punto. Per quanto riguarda il presunto vizio di notifica, i giudici hanno osservato che la successiva notifica al secondo difensore aveva sanato qualsiasi irregolarità, poiché l’atto aveva raggiunto il suo scopo informativo. Ma è sul secondo punto che la sentenza assume un’importanza cruciale, stabilendo un principio fondamentale in materia di esecuzione penale e doppia sospensione.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha chiarito che il sistema delineato dall’art. 656 c.p.p. è un procedimento unitario e non frammentabile. Una volta che l’ordine di esecuzione è sospeso e il condannato presenta la sua istanza al Tribunale di Sorveglianza, la fase si conclude con la decisione di quest’ultimo. Se la decisione è negativa, come nel caso di specie, la pronuncia di rigetto diventa esecutiva e la sospensione viene revocata.

Secondo la Corte, ammettere una seconda sospensione, anche se basata su una legge diversa come la L. 199/2010, equivarrebbe a una “regressione” del procedimento a una fase già conclusa e definita. Si creerebbe una preclusione processuale: il Pubblico Ministero non può disporre la sospensione per la stessa condanna “più di una volta”. La giurisprudenza, ormai consolidata, ha coordinato le due discipline (quella dell’art. 656 c.p.p. e quella della L. 199/2010), stabilendo che, in presenza di determinate condizioni, il PM può concedere un’ulteriore sospensione solo se il condannato, dopo la prima, è rimasto inerte. Non è questo il caso di chi si è attivato e ha visto la sua richiesta respinta nel merito dal Tribunale di Sorveglianza per ragioni di pericolosità sociale.

Inoltre, lo stesso Tribunale di Sorveglianza, nel rigettare la prima istanza, avrebbe potuto valutare d’ufficio la possibilità di concedere la detenzione domiciliare prevista dalla L. 199/2010, se ne fossero ricorsi i presupposti. Il sistema prevede già meccanismi interni per gestire queste situazioni, senza la necessità di riattivare da capo il procedimento di sospensione.

Conclusioni

In conclusione, la sentenza afferma un principio di definitività e progressività dell’esecuzione penale. Non c’è spazio per una doppia sospensione dell’ordine di esecuzione. Il percorso è lineare: alla sospensione segue la richiesta di misura alternativa; se questa viene respinta, l’ordine di carcerazione diventa esecutivo. Riaprire i termini per una nuova sospensione minerebbe l’efficacia della decisione del Tribunale di Sorveglianza e creerebbe un’incertezza procedurale non prevista dal legislatore. La decisione della Cassazione, quindi, rafforza la logica del sistema esecutivo, impedendo un uso strumentale e dilatorio degli istituti di sospensione della pena.

È possibile ottenere una seconda sospensione dell’ordine di esecuzione dopo che la prima richiesta di misura alternativa è stata respinta?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, una volta conclusa la fase dinanzi al Tribunale di Sorveglianza con un rigetto, non è ammissibile una ‘doppia sospensione’ per la stessa condanna, poiché ciò costituirebbe una regressione del procedimento a una fase già definita.

Un’irregolarità nella notifica dell’ordine di carcerazione ne causa sempre la nullità?
No. Secondo la Corte, se la notifica, nonostante un’irregolarità formale (come l’indicazione di un solo difensore su due), raggiunge il suo scopo, ovvero portare l’atto a conoscenza del destinatario (in questo caso, l’altro difensore), l’eventuale vizio è sanato e la nullità non sussiste.

Cosa succede dopo che il Tribunale di Sorveglianza rigetta la richiesta di una misura alternativa alla detenzione?
Dopo il rigetto da parte del Tribunale di Sorveglianza, la pronuncia diventa esecutiva. Di conseguenza, la sospensione dell’ordine di esecuzione viene immediatamente revocata e il Pubblico Ministero dispone la carcerazione del condannato per l’espiazione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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