LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Dolo incendio: Cassazione sulla differenza con il danno

La Cassazione chiarisce la linea di demarcazione tra incendio e danneggiamento seguito da incendio, focalizzandosi sul dolo incendio. Nel caso di specie, l’uso di una notevole quantità di benzina vicino a un’abitazione ha configurato un dolo eventuale, sufficiente per il reato di incendio (art. 423 c.p.), poiché gli autori hanno accettato il rischio di un rogo incontrollabile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Dolo Incendio: La Cassazione e la Differenza con il Danneggiamento

La recente sentenza della Corte di Cassazione Penale ha ribadito un principio fondamentale per distinguere il reato di incendio da quello di danneggiamento seguito da incendio. La chiave di volta risiede nell’elemento psicologico, ovvero nel dolo incendio, che può essere anche solo eventuale. Questo significa che chi appicca un fuoco, pur non volendo direttamente un disastro, ma accettandone il rischio concreto, risponde del reato più grave. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Processo

Due soggetti sono stati condannati in primo e secondo grado per aver appiccato, in concorso con una terza persona, un incendio che ha causato ingenti danni. Nello specifico, dopo essersi introdotti illegalmente in una proprietà privata, hanno cosparso di liquido infiammabile due autovetture, una tettoia e il prospetto dell’abitazione delle persone offese, provocando un vasto rogo.

I condannati hanno presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la loro intenzione fosse unicamente quella di danneggiare una delle auto e non di provocare un incendio di vaste proporzioni. Secondo la difesa, il fatto avrebbe dovuto essere qualificato come danneggiamento seguito da incendio (art. 424 c.p.) e non come incendio doloso (art. 423 c.p.), proprio per la differente configurazione dell’elemento psicologico.

La Questione del Dolo Incendio

Il punto centrale del ricorso riguarda la corretta qualificazione giuridica del fatto, che dipende interamente dall’interpretazione del dolo incendio. La difesa ha sostenuto che la Corte d’Appello non avesse adeguatamente considerato la reale intenzione degli imputati, orientata al solo danneggiamento.

Uno degli imputati ha inoltre lamentato il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche e un calcolo errato dell’aumento di pena per la continuazione tra i reati.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi infondati, confermando la condanna per incendio doloso. I giudici hanno chiarito la distinzione tra le due fattispecie di reato basandosi sull’elemento psicologico:

* Incendio (art. 423 c.p.): Richiede il dolo generico. L’autore vuole cagionare una combustione di proporzioni tali da non poter essere facilmente contenuta e da creare un pericolo per la pubblica incolumità. È sufficiente anche il dolo eventuale, che si configura quando l’agente, pur non avendo come obiettivo primario il vasto incendio, si rappresenta la concreta possibilità che ciò avvenga e agisce accettandone il rischio.

* Danneggiamento seguito da incendio (art. 424 c.p.): Richiede il dolo specifico. L’intenzione dell’agente è limitata al danneggiamento di un bene specifico. L’incendio che ne deriva è un evento che va oltre la sua volontà (preterintenzionale).

Nel caso concreto, la Corte ha stabilito che l’accertamento del dolo, essendo un fenomeno interiore, deve essere ricostruito tramite indicatori fattuali. Le modalità dell’azione, ovvero l’utilizzo di un “rilevante quantitativo di benzina” in un’area critica (sotto una tettoia e vicino a un’abitazione), rendevano la propagazione incontrollabile delle fiamme non solo prevedibile, ma “praticamente certa”.

Agendo in questo modo, gli imputati hanno dimostrato di aver accettato il rischio concreto di causare un pericolo per l’incolumità delle persone che vivevano nell’immobile. Questo è bastato a configurare il dolo eventuale, e quindi a qualificare correttamente il reato come incendio ai sensi dell’art. 423 c.p.

Per quanto riguarda il secondo motivo di ricorso, la Corte ha ritenuto che la decisione di negare le attenuanti generiche fosse ben motivata. Le dichiarazioni ammissive rese da uno degli imputati sono state giudicate prive di effettivo rilievo e non sono emersi altri elementi positivi tali da giustificare una riduzione della pena.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un’importante conferma di come l’intenzione criminale venga desunta non dalle sole dichiarazioni dell’imputato, ma dalle circostanze oggettive dell’azione. L’uso di mezzi particolarmente pericolosi in contesti a rischio (come vicino a un’abitazione) sposta l’ago della bilancia verso il reato più grave di incendio, anche se l’obiettivo dichiarato era più limitato. La decisione sottolinea che chi agisce accettando il rischio di gravi conseguenze ne risponde a titolo di dolo, anche nella sua forma eventuale. È un monito sulla responsabilità legata non solo a ciò che si vuole, ma anche a ciò che si rende probabile con le proprie azioni.

Qual è la differenza fondamentale tra il reato di incendio e quello di danneggiamento seguito da incendio?
La differenza risiede nell’elemento psicologico (dolo). Per il reato di incendio (art. 423 c.p.) è sufficiente il dolo generico, anche in forma eventuale, ovvero la volontà di causare un fuoco di vaste proporzioni o l’accettazione del rischio che ciò accada. Per il danneggiamento seguito da incendio (art. 424 c.p.), invece, è richiesto il dolo specifico di danneggiare un bene, con l’incendio che si verifica come evento non voluto.

Perché la Corte ha confermato la condanna per incendio doloso in questo caso?
La Corte ha ritenuto che le modalità concrete dell’azione (l’uso di una notevole quantità di benzina sotto una tettoia e in prossimità di un’abitazione) rendessero la propagazione di un incendio vasto e incontrollabile non solo prevedibile, ma “praticamente certa”. Pertanto, gli imputati hanno agito accettando come minimo il rischio di tale evento (dolo eventuale), integrando così gli estremi del reato di incendio.

Perché non sono state concesse le circostanze attenuanti generiche a uno dei ricorrenti?
La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito di negare le attenuanti generiche perché non sono stati individuati elementi positivi di valutazione. In particolare, le dichiarazioni ammissive rese dal ricorrente sono state ritenute “prive di effettivo rilievo” e non sufficienti a giustificare una diminuzione della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati