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Divieto di sosta e incidenti: la responsabilità penale

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di assoluzione nei confronti di un motociclista che, parcheggiando in divieto di sosta, aveva creato un ostacolo. A causa di tale ostacolo, una ciclista era stata costretta a spostarsi, venendo poi urtata da un altro veicolo. La Corte ha stabilito che la violazione del divieto di sosta può integrare una colpa specifica se la norma violata mirava a prevenire proprio il tipo di rischio che ha causato l’incidente, ordinando un nuovo processo per valutare la finalità concreta del divieto in quella strada.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Divieto di Sosta e Incidente: Quando il Parcheggio Illegale Causa Responsabilità Penale

Il parcheggio in divieto di sosta è spesso percepito come una semplice infrazione amministrativa, una seccatura che può costare una multa. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione ci ricorda che le conseguenze possono essere ben più gravi, sfociando persino nella responsabilità penale per lesioni personali. Il caso analizzato chiarisce come la violazione di una norma del Codice della Strada apparentemente banale possa diventare un elemento chiave per determinare la colpa in un sinistro stradale.

I Fatti di Causa

Il 1° giugno 2020, una donna stava percorrendo in bicicletta una via di un comune ligure. La sua marcia veniva ostacolata da uno scooter parcheggiato irregolarmente a bordo strada, in violazione del divieto di sosta. Il motociclo occupava parte della carreggiata, riducendo lo spazio di transito a soli 70-80 centimetri.

Nel tentativo di superare l’ostacolo, la ciclista si spostava verso sinistra ma veniva urtata da un motocarro a tre ruote che sopraggiungeva nella stessa direzione. L’impatto la faceva cadere rovinosamente contro lo scooter parcheggiato, causandole lesioni personali gravi con una prognosi superiore a 40 giorni. Al proprietario dello scooter veniva contestato il reato di lesioni personali stradali gravi.

La Decisione di Primo Grado e l’Appello

Inizialmente, il Tribunale aveva assolto il proprietario dello scooter con la formula “perché il fatto non sussiste”. Secondo il giudice di primo grado, il nesso causale tra il parcheggio illegale e l’incidente non era provato. La motivazione si basava sull’idea che le norme sul divieto di sosta avessero come unico scopo quello di garantire la fluidità della circolazione e non di prevenire incidenti. Inoltre, poiché le perizie avevano stabilito che il passaggio contemporaneo della bicicletta e del motocarro sarebbe stato teoricamente possibile, il giudice aveva escluso che la causa dell’incidente risiedesse nel restringimento della corsia.

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha impugnato tale decisione, sostenendo che il Tribunale avesse commesso un errore di diritto e un vizio di motivazione. Secondo il ricorrente, anche le norme sulla sosta sono poste a presidio della sicurezza stradale e la loro violazione può integrare una colpa specifica. Inoltre, la motivazione sull’assenza del nesso causale era illogica, poiché non considerava adeguatamente il pericolo concreto creato dalla sosta vietata.

Le Motivazioni della Cassazione: la Finalità del Divieto di Sosta

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza di assoluzione e rinviando il caso a un nuovo giudizio. I giudici supremi hanno chiarito un principio fondamentale: per stabilire se la violazione di una regola cautelare (come un divieto di sosta) possa fondare una responsabilità per colpa, è necessario indagare la specifica finalità della norma violata.

Non tutti i divieti di sosta sono uguali. Alcuni possono servire a riservare spazi a categorie protette, altri a garantire la scorrevolezza del traffico. Tuttavia, molti divieti sono apposti proprio per prevenire pericoli, ad esempio in prossimità di incroci, curve, dossi o, come nel caso di specie, in strade strette dove un ostacolo può rendere difficoltosa e pericolosa la circolazione. In questi casi, la norma non tutela solo la fluidità, ma la sicurezza stessa degli utenti della strada.

Il Tribunale ha errato perché ha omesso di accertare la ragione specifica per cui in quella via era stato imposto il divieto. Si è limitato a un’affermazione generica, senza verificare se quel divieto avesse una natura cautelare finalizzata a prevenire sinistri. La Cassazione ha sottolineato che un ostacolo, anche se facilmente evitabile da un utente della strada prudente, può non esserlo in altre circostanze, concretizzando così il rischio che la norma mirava a prevenire.

Conclusioni

La sentenza stabilisce che non si può escludere a priori la responsabilità penale di chi parcheggia in divieto di sosta in caso di incidente. Il giudice di merito ha il dovere di compiere un’indagine approfondita sulla ratio della norma violata. Se il divieto era stato imposto per ragioni di sicurezza, al fine di evitare intralci pericolosi, allora chi lo viola si assume la responsabilità del rischio creato. Inoltre, la Corte ha censurato come illogica la motivazione del Tribunale che, pur a fronte di un restringimento della corsia che lasciava solo 30 cm di spazio libero tra i veicoli in transito (rispetto a un metro in condizioni normali), aveva escluso la rilevanza causale della sosta irregolare. Questa decisione riafferma l’importanza di un’analisi concreta e non astratta del nesso causale e della colpa nella circolazione stradale.

Parcheggiare in divieto di sosta può comportare una responsabilità penale in caso di incidente?
Sì, può comportare responsabilità penale per colpa specifica se si accerta che la norma che istituisce il divieto era finalizzata a prevenire il tipo di rischio che si è concretizzato nell’incidente, come la creazione di un ostacolo pericoloso per la circolazione.

Quale errore ha commesso il giudice di primo grado nell’assolvere il proprietario dello scooter?
Il giudice ha omesso di indagare sulla specifica ragione e natura cautelare del divieto di sosta in quella particolare strada. Inoltre, ha fornito una motivazione illogica escludendo il nesso causale, nonostante il parcheggio irregolare avesse ridotto drasticamente lo spazio di manovra per gli altri veicoli.

È sufficiente che due veicoli possano teoricamente passare per escludere la colpa di chi ha parcheggiato in divieto?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che il giudice deve valutare in concreto come la condotta illecita (il parcheggio vietato) abbia reso la circolazione più difficile e pericolosa, aumentando il rischio di sinistri, anche se il passaggio fosse teoricamente possibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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