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Divieto di espatrio: chi decide sull’autorizzazione?

Un cittadino condannato a una pena detentiva ha richiesto l’autorizzazione a recarsi all’estero per lavoro, ma il Tribunale ha respinto l’istanza. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che in caso di divieto di espatrio per condanna detentiva, la competenza a decidere non è del Giudice dell’Esecuzione penale, bensì del Tribunale Amministrativo Regionale o del Ministero degli Affari Esteri.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Divieto di Espatrio: A Chi Rivolgersi per l’Autorizzazione a Lavorare all’Estero?

Il diritto al lavoro è costituzionalmente garantito, ma può incontrare dei limiti in presenza di una condanna penale. Un caso recente affrontato dalla Corte di Cassazione ha fatto luce su un aspetto procedurale cruciale: a quale autorità rivolgersi quando, a seguito di una condanna, si riceve un divieto di espatrio ma si presenta un’opportunità di lavoro all’estero? Con l’ordinanza in esame, la Suprema Corte ha delineato con chiarezza i confini di competenza tra giudice penale e giudice amministrativo.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Espatrio per Lavoro

Un cittadino, condannato a una pena detentiva, si era visto rigettare dal Tribunale, in funzione di Giudice dell’Esecuzione, la richiesta di autorizzazione a recarsi in Francia dal lunedì al venerdì per svolgere la propria attività lavorativa presso la sede operativa di una società. L’interessato sosteneva che tale diniego violasse il suo diritto al lavoro e fosse incompatibile con il diritto comunitario. A suo avviso, non sussisteva alcun pericolo di fuga. Pertanto, aveva proposto ricorso per cassazione avverso la decisione del Tribunale.

La Decisione della Cassazione e il divieto di espatrio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo generico e manifestamente infondato. I giudici hanno confermato la correttezza della decisione del Tribunale, che si era dichiarato incompetente a rilasciare autorizzazioni all’espatrio in presenza di un provvedimento del Questore. La sentenza chiarisce un punto fondamentale: la strada per contestare il divieto di espatrio non passa per il Giudice dell’Esecuzione penale quando la condanna è di tipo detentivo.

Le Motivazioni: La Competenza del Giudice dell’Esecuzione

La Suprema Corte ha spiegato in modo dettagliato le ragioni giuridiche della sua decisione. Il Giudice dell’Esecuzione ha una competenza specifica e limitata in materia di passaporti. Può intervenire, ai sensi dell’art. 676 del codice di procedura penale, solo nel caso di persone condannate a una pena esclusivamente pecuniaria (multa o ammenda). In questa circostanza, il suo intervento è necessario per garantire una tutela giurisdizionale a un diritto soggettivo che altrimenti ne sarebbe privo.

Al contrario, per chi è stato condannato a una pena detentiva, la legge (art. 3, lett. d, L. n. 1185/1967) prevede un divieto assoluto di ottenere il passaporto. Di conseguenza, il provvedimento amministrativo che nega o ritira il documento di espatrio è una diretta conseguenza della condanna. L’ordinamento, tuttavia, offre una via di tutela contro tale provvedimento: l’interessato può impugnarlo presentando ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) oppure, in alternativa, al Ministro per gli affari esteri, come previsto dall’art. 10 della stessa legge sui passaporti. Pertanto, il ricorso al Giudice dell’Esecuzione penale è stato un errore procedurale che ha reso l’impugnazione inammissibile.

Conclusioni: Indicazioni Pratiche per il Condannato

Questa ordinanza fornisce un’indicazione pratica di grande importanza. Un soggetto condannato a una pena detentiva che si veda negare la possibilità di espatriare per motivi di lavoro non deve rivolgersi al Giudice dell’Esecuzione penale. La via corretta per contestare il provvedimento di diniego o ritiro del passaporto è quella della giustizia amministrativa. È fondamentale, quindi, affidarsi a un legale esperto che possa individuare correttamente l’autorità competente e avviare il giusto percorso legale, evitando così ricorsi destinati a essere dichiarati inammissibili, con conseguente spreco di tempo e risorse economiche, come dimostra la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

Un condannato a pena detentiva può chiedere al Giudice dell’Esecuzione l’autorizzazione a espatriare per lavoro?
No. Secondo l’ordinanza, il Giudice dell’Esecuzione non ha la competenza per rilasciare autorizzazioni all’espatrio a chi è condannato a una pena detentiva, poiché la condanna stessa comporta un divieto assoluto di ottenere il passaporto.

Qual è il rimedio corretto contro un provvedimento che impedisce l’espatrio, come il ritiro del passaporto?
La legge prevede che contro il ritiro del passaporto si possa presentare ricorso alternativamente al Ministro per gli affari esteri o al tribunale amministrativo regionale (TAR).

In quali casi il Giudice dell’Esecuzione può decidere in materia di passaporto?
Il Giudice dell’Esecuzione è competente a decidere sulla concessione o sul diniego del nulla osta al rilascio del passaporto solo per i soggetti che devono scontare una pena pecuniaria (una multa o un’ammenda), per garantire loro una tutela giurisdizionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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